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 2016  giugno 16 Giovedì calendario

Strega, identikit del romanzo ideale

a grandezza del Premio Strega è dimostrata anche dalla sua longevità. Ma anche dalla sua capacità di aprirsi ad ragionamento più ampio, anche critico, sul modo in cui ha interpretato una idea di romanzo lungo i suoi 70 anni di vita. È quello che si proponeva il Convegno che si è svolto al Goethe Institut di Roma. Tullio De Mauro, presidente della Fondazione Bellonci applica allo Strega il detto di Churchill sulla democrazia: lo si può criticare, ma non abbiamo ancora inventato un sistema migliore. Raffaele Manica mette in luce come la storia letteraria del Premio non sia solo quella narrata dai vincitori, ma come questa si intrecci con la grande vicenda del romanzo italiano integrando anche i grandi esclusi – Gadda, Pasolini, Calvino – ovvero i perdenti di successo di cui si è occupato Gabriele Pedullà.
I CANONI
L’identikit del romanzo ideale ha come caratteristiche la pacatezza formale e l’assenza di sperimentazione. Ma, se Gadda non è stato premiato, anche perché non ha partecipato con il Pasticiaccio o la Cognizione, se non lo sono stati Arbasino e Malerba, ci sono riusciti invece Volponi, Bufalino, Consolo che hanno lavorato creativamente sulle forme e sul linguaggio. Anche in casa dei tradizionalisti ci sono grandi assenti come Bilenchi e Sciascia.
Il giallo invece, a parte il caso speciale del Nome della Rosa di Eco, è escluso radicalmente dal canone dello Strega. Giuseppe Antonelli analizza i casi di interferenza del parlato e di deviazione dalle norme grammaticali. Valeria Della Valle mostra come negli ultimi vincitori sia all’opera una lingua che non rinuncia al proprio patrimonio grammaticale ma vi fa continuo ricorso.
I LINGUAGGI
La lingua risente anche dello sviluppo di nuovi linguaggi come quello del cinema. Francesco Piccolo mostra come il cinema esprime emozioni che sfuggono alla scrittura. Si può pensare che il cinema sia decisivo per la consacrazione di un romanzo. Si pensi al Gattopardo che vince nel 1959. Ma Riccardo Tozzi ha ricordato come spesso le riduzioni del cinema polverizzino le trame e scontentino gli scrittori. O come nel caso de La dismissione di Ermanno Rea prendano l’opera solo come un pretesto per creare un sequel.
Stefano Petrocchi ha ricordato la frase di Roberto Alajmo secondo cui per uno scrittore partecipare alla traduzione cinematografica di un proprio libro equivale al trauma di una suocera che segua gli sposi nella loro luna di miele. Nonostante questa dialettica il romanzo si afferma. Teresa Cremisi ricorda che il Premio Strega allunga la vita dei romanzi e l’economista Scappa che aumenta di quattro volte il potenziale di vendita. Le polemiche poi alimentano la vita del premio creando una mitologia, un immaginario cui i lettori fanno riferimento.