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 2016  giugno 16 Giovedì calendario

Farra di Soligo, un intero paese pignorato

Condannato, pignorato e ora costretto a tagliare anche servizi primari. Così 18 anni di cause hanno ridotto il Comune di Farra di Soligo, nel Trevigiano, tenuto per volere del Tribunale di Treviso a risarcire con 11,5 milioni di euro i proprietari di alcuni terreni espropriati per fare largo alla zona industriale. Correva l’anno 1999 quando l’allora sindaco di Farra, Francesco Arman, espropriò una quarantina di lotti appartenenti ad altrettanti cittadini con l’idea far nascere, nella prima periferia del paese, il comparto produttivo. Gli espropriati, ritenendo di non essere stati indennizzati in misura equa, aprirono da subito un contenzioso con l’ente pubblico, che però tra cause e ricorsi si è chiuso solo ora. I ricorrenti chiedevano che il tribunale ricalcolasse le indennità dovute, gli anni trascorsi e la trasformazione del comparto, che ora ospita una cinquantina di aziende. Ciò ha fatto lievitare le somme oltre l’immaginabile per le casse di un piccolo Comune di appena novemila abitanti. E poiché si tratta di somme immediatamente esigibili e già stabilite con diverse sentenze tra il 2014 e il 2015, qualche giorno fa in municipio si è presentato l’ufficiale giudiziario, confermando il pignoramento per gran parte dei beni e congelando tutti i conti correnti, compresi quelli utilizzati per la spesa ordinaria. E così, di punto in bianco, a Farra tutto bloccato sino a data da destinarsi, vista l’entità della somma richiesta pari quasi al doppio del bilancio annuale dell’ente. Stop a tutti i cantieri, chiuso su due piedi il centro per la raccolta differenziata e porte sbarrate pure alla biblioteca comunale. Per non parlare degli stipendi dei dipendenti municipali, al momento tutti sospesi. Ma c’è di peggio: le economie da austerity pesano anche sui servizi primari tanto che l’assistenza agli anziani insieme al trasporto casa-scuola per i bambini rischiano di saltare e persino i lampioni, di questo passo, potrebbero spegnersi da un momento all’altro. Dai paesi vicini e dalla politica bipartisan (esclusi i Cinque stelle) al primo cittadino, che ha definito la situazione «drammatica», arrivano messaggi di solidarietà e Nardi ha avviato le pratiche per il ricorso in Cassazione. Una prima risposta potrebbe arrivare ad ottobre, nel frattempo però il problema rimane gravissimo e tutto il paese aspetta con ansia il prossimo lunedì, giorno in cui il sindaco dovrà recarsi in tribunale per conoscere quale parte delle somme in capo al Comune potranno essere utilizzate per far fronte, almeno, alle spese correnti più urgenti. Sulla vicenda si erano mobilitati nel 2014 i senatori veneti di centrodestra e centrosinistra che interrogando i ministri dell’Economia e dello Sviluppo economico avevano fatto notare come a suo tempo gli ex proprietari avessero citato in giudizio il Comune chiedendo la rideterminazione del valore d’esproprio, rideterminazione che poi è stata fatta in virtù di una legge entrata in vigore nel 2007, cioè otto anni dopo. Da qui gli undici milioni e mezzo di rimborsi.