Libero, 16 giugno 2016
I mestieri che nessuno vuol fare
Il Fornaretto non abita più a Venezia. I fornai, i panettieri non si trovano quasi più, nessun ragazzo sembra provare interesse per questo mestiere un tempo molto praticato tra calli e campielli. Malinconica fine di uno dei simboli più antichi della già Serenissima, il povero Piero Fasiol che, secondo la tradizione, nel 1507 fu decapitato innocente per un omicidio mai commesso. Ma al di là della triste vicenda, il «fornaretto», figura-simbolo della città, sembra condannato all’estinzione. E non solo. Questo è il tempo dei mestieri destinati a scomparire. Lo testimonia l’annuncio dell’azienda Randstad pubblicato in questi giorni, che non riesce a trovare qualcuno (di esperto) che voglia fare il panettiere. «Le aziende li cercano, ma trovare qualcuno disposto a farlo è sempre più difficile», dichiara in una nota Ranstad, il secondo operatore mondiale nei servizi per le risorse umane, avrebbe ricevuto una richiesta specifica da un grosso marchio della ristorazione. La ricerca di panettieri a Venezia si è rivelata più ostica del previsto. «Stiamo cercando persone con esperienza e conoscenza delle farine e dei lievitati», si sottolinea nella nota, diffusa dalla stampa locale. Finora le ricerche sono risultate vane.
La questione presenta un duplice aspetto: da una parte, diminuiscono a vista d’occhio i giovani – o anche non giovani – interessati a professioni di lunga tradizione, artigianali, creative, ma con guadagni ne’ abbondanti ne’ facili. D’altra parte ci sono professioni sempre meno richieste che tra qualche anno spariranno del tutto, schiacciate dalla crisi e dalla pressione fiscale. Secondo i dati elaborati dalla Cgia di Mestre sul tema, tra coloro che rischiano di non avere più lavoro ci sono i pellicciai, i corniciai o gli impagliatori, i fotografi e i barbieri. Più nello specifico i professionisti in crisi sono piccoli armatori (-35,5%), i magliai (-33,1), i riparatori audio/video (-29,4), i lustrini di mobili (-28,6), i produttori di poltrone e divani (-28,4), i pellicciai (-26), i corniciai (-25,7), gli impagliatori (-25,2), i produttori di sedie (-25,1), i camionisti (-23,7) e i falegnami (-23,2). Di fronte a mestieri che sono sempre meno richiesti, ce ne sono altri in crescita: parrucchieri ed estetiste (+2.180), gelaterie, rosticcerie, venditori ambulanti di cibo da strada (+3.290) e imprese di pulizia e di giardinaggio (+11.370). Facendo una comparizione tra i diversi settori le imprese che hanno fatto registrare il crollo maggiore sono quelle artigiane: dal 2009 il crollo è stato di 116 mila unità (-7,9%). In sofferenza anche l’edilizia (-65.455 imprese) e il comparto trasporti (-16.699). A livello mondiale, crisi economica e tecnologia sono letali per tutta una serie di attività, che solo qualche decennio fa erano al top dei desideri. Secondo uno studio di CareerCast pubblicato dal sito Business Insider, vacillano, tra le altre, le figure del postino, del giornalisti, che entro il 2022 saranno a meno 13 %. E poi dell’agente di viaggio, delle hostess, dei tipografo.
Esistono però fenomeni in controtendenza. Stanno aumentati i giovani che scelgono di fare i pastori. E sta riprendendo vita l’antichissima arte del merletto. Dopo il progetto di candidatura del merletto italiano a Patrimonio immateriale dell’Umanità dell’Unesco, proprio a Venezia dal 4 al 13 giugno 2016 si è svolta una Biennale dedicata a questo mestiere raro e privilegiato. Intanto, arriva anche un’altra buona notizia. Nel decreto legislativo approvato ieri dal Consiglio dei Ministri e che sarà trasmesso al Parlamento è stata introdotta una norma attesa da anni che permetterà ai sindaci di tutelare le botteghe storiche.