la Repubblica, 16 giugno 2016
Buffon è "colui che combatte come un lupo", Darmian un fabbro e Candreva viene da una località in Arcadia. I cognomi degli azzurri
In Italia ci sono 205 famiglie Buffon, 1.589 De Rossi, un centinaio di Giaccherini e 62 Pellè, ma soltanto uno per ciascuna tribù è arrivato all’Europeo. I cognomi degli azzurri raccontano un pezzo di storia del Paese, intrecciano leggende, soprannomi, antichi mestieri. Buffon è “colui che combatte come un lupo”: deriva da Bulfon, versione storpiata del nome proprio Wolfgang. L’altra versione, Buffon come giullare, è decisamente sconveniente, anche se spesso i portieri sono geneticamente pazzerelli. Enzo Caffarelli, direttore della Rivista italiana di onomastica e autore del libro “L’onomastica nel pallone”, ha ricostruito le origini di questa Nazionale a partire dal ct Antonio Conte, e spiega: «Conte è il 37° cognome più diffuso in Italia, nel Medioevo divenne un nome di battesimo. Non necessariamente si riferisce al blasone: spesso, chi lavorava al servizio di un nobile o si atteggiava in un modo particolare veniva soprannominato appunto conte, marchese, vescovo, e da lì il cognome. I nomi dicono più di quel che pensiamo, Messi e Ronaldo sarebbero fortissimi comunque, ma uno ha origini marchigiane e deriva dal latino Messio e l’altro dal cavaliere Rolando, che vuol dire ‘glorioso nella sua terra’».
Barzagli nello spogliatoio lo chiamano Barzo, per brevità: “aglio” indica proprio il discendente di tale Barzo o Barzilo. Bonucci è un “bonus”, in contrasto con i lineamenti da cattivo. Chiellini è detto Chiello, anche sui social, ma il suo cognome è proprio un diminutivo, probabilmente di rustico, rustichiello. Non un panino dell’autogrill, ma un contadino o, peggio, un villano. Un difensore ruvido, scontroso. I grandi assenti, Marchisio e Verratti, richiamano marchesi e maiali, ma il loro talento è parimenti rimpianto. A volte i nomi raccontano di viaggi lontani, impensabili. Il nome Candreva viene dal greco Kandrébas, una località in Arcadia. Per i poeti, da Virgilio a Keats, la terra ideale dell’armonia. De Sciglio è milanese, ma Sciglio è una minuscola località nel Messinese. Motta ha un cognome veneto molto diffuso, che indica un rialzo del terreno. Altre volte, nel destino c’è un mestiere tradito: Darmian in armeno vuol dire fabbro, Sturaro in ligure è il mercante o fabbricante di stuoie, e fino a un anno fa nella Juve giocava con il “collega” Storari. Parolo invece deriva dal paiolo: forse sarebbe stato un ottimo cuoco. Ci sono poi i nomi legati a caratteristiche fisiche, da De Rossi (del filone Rossi e Russo, le due famiglie più numerose d’Italia) a Zaza, che rimpiange la perduta zazzera da cui deriva il suo cognome.
Éder, con l’accento sulla prima vocale, è un nome di persona, suo papà volle omaggiare la stella del Brasile anni ’80: non immaginava che il figlio poi avrebbe scelto l’Italia di Pablito. Vuol dire gregge, in ebraico, e bellissimo, in basco. Curiosamente, Pellè, cognome d’etimo incerto (forse greco), si chiama Graziano perché suo papà apprezzava Ciccio Graziani. Ogbonna in nigeriano è “tutto suo padre”. In Egitto più del cognome usano aggiungere il nome del padre e del nonno, ma El Shaarawy è omonimo di un famoso giurista egiziano.
Altre volte il cognome è creato per scrivere storie nuove. Altisonanti quelli di Insigne e Immobile, si diffusero quando la legge vietò di usare cognomi come Esposito o Esposto per i trovatelli. Florenzi deriva da Fiorenzo, Giaccherini dal biblico Gioacchino, Bernardeschi da Bernardo, Marchetti da Marco (l’azzurro con più parenti in Italia: 8245), Sirigu da Quirico o Ciriaco, anche se la parola sarda potrebbe anche avere a che fare con il baco da seta. Avvertenza: è solo un gioco. Ma il mitico portiere Pizzaballa (“prendi la palla”, letteralmente) in fondo seguì solo una strada segnata.