la Repubblica, 16 giugno 2016
La paranza dei bambini esiste. A Napoli 43 condanne e solo 10 assoluzioni
Aula bunker del carcere di Poggioreale, le 13.30 del pomeriggio. Folla all’esterno delle mura di cinta, silenzio nelle gabbie. Il giudice Nicola Quatrano legge il dispositivo di sentenza sul clan della “paranza dei bimbi”, il gruppo di giovani criminali che voleva prendersi il cuore di Napoli. Alla fine, si contano 43 condanne e solo 10 assoluzioni. Pene comprese fra i 2 e i vent’anni di reclusione. Quando il giudice ha concluso, dalle gabbie parte qualche applauso di scherno all’indirizzo dei magistrati.
Ma finita l’udienza, resta il verdetto: «Esiste la paranza dei bimbi, non è un delirio o un’invenzione, ma una sentenza del tribunale di Napoli», twitta Roberto Saviano. Che più tardi, su Facebook, aggiunge: «E adesso chi negava la sua esistenza dovrà ricredersi». Un anno dopo gli arresti, l’impianto accusatorio predisposto dai pm Henry John Woodcock e Francesco De Falco, che con il procuratore aggiunto Filippo Beatrice hanno coordinato le indagini della squadra mobile, trova dunque un primo, importante, riconoscimento processuale. Le condanne hanno colpito tutti gli esponenti di primo piano del gruppo Sibillo-Amirante- Brunetti-Giuliano, che secondo gli inquirenti aveva preso il sopravvento nella zona di Forcella e del Centro storico di Napoli.
Ragazzi tutti molto giovani, fra i quali anche esponenti della terza e addirittura della quarta generazione della storica famiglia malavitosa dei Giuliano. La pena di 20 anni di reclusione è stata inflitta fra gli altri a Manuel Brunetti, Salvatore Cedola, Giovanni Cerbone, Vincenzo Costagliola (che rispondeva anche di omicidio) Giuseppe Giuliano e Ciro Vigorito. Sedici anni sono stati inflitti a Pasquale Sibillo (arrestato a Terni dopo un breve periodo di latitanza mentre il fratello, Emanuele, fu ucciso a soli 19 anni) Antonio Giuliano e Guglielmo Giuliano (del 1991 per distinguerlo da un cugino omonimo), 14 ciascuno a Luigi Giuliano junior e Manuel Giuliano. Dieci imputati sono stati assolti da tutte le accuse. Fra questi, Nunzio Nardo (difeso dall’avvocato Mario Fortunato) Ciro Giuliano, Antonietta Giuliano e Luigi Giuliano del 1958, detto “Zecchetella”, unico esponente della “vecchia generazione” della famiglia, difeso dall’avvocato Claudio Botti. Agli atti, le intercettazioni ambientali realizzate nell’abitazione dei giovani Giuliano, dove questi ragazzi parlano di armi da fuoco come se fossero giocattoli e sembrano non avere altri argomenti se non quelli del delitto e della violenza. Il processo si è celebrato con rito abbreviato. La risposta all’emergenza criminale che ha attraversato il centro di Napoli, sottolineano i magistrati, «è stata forte e immediata». Prima di lasciare l’aula bunker, il pm Woodcock rivolge un pensiero anche alle madri degli imputati: «Spesso sono costrette ad augurarsi che i propri figli finiscano in galera per toglierli dalla strada. Ma adesso tocca anche a loro: quando vanno a trovarli in carcere, non portino né soldi né messaggi provenienti dalla camorra».