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 2016  giugno 15 Mercoledì calendario

Nessuno vuole andare alla festa dell’Imu di Renzi. Neanche lui

La grande festa per l’abolizione della Tasi sulla prima casa è organizzata per domani e doveva servire a tirare la volata al Pd al ballottaggio. Ma Matteo Renzi non ha ancora deciso se partecipare (anzi, propende per il no). E da parte dei candidati sindaco l’entusiasmo è pari a zero e l’adesione incerta. Per non parlare del giorno dopo il voto: il segretario-premier sta pensando di volare proprio lunedì a New York, per caldeggiare la candidatura italiana per il seggio non permanente nel Consiglio di Sicurezza Onu (votazione fissata a fine mese). Insomma, sul secondo turno dei ballottaggi tira una brutta aria e così Renzi ha deciso di sparire: venerdì sarà al Forum economico di San Pietroburgo (dove incontrerà Putin), lunedì negli States (come l’anno scorso: la mattina dopo le Regionali andò in Afghanistan).
Gli ultimi sondaggi che girano tra Nazareno e Palazzo Chigi vedono Beppe Sala a Milano ormai sfavorito rispetto a Stefano Parisi (pure se il risultato è sul filo), Piero Fassino a Torino appaiato con Chiara Appendino, Roberto Giachetti già sconfitto da Virginia Raggi a Roma. Mentre Virginio Merola a Bologna è ancora favorito (ma nel suo staff non sono troppo tranquilli).
“Ho chiesto ai parlamentari del mio partito, agli amministratori territoriali e ai militanti che possono dedicare mezza giornata a questo impegno di scendere in piazza e di andare incontro alle persone”. Con queste parole Renzi “chiama” il Pd alla mobilitazione. Stavolta, l’occasione è “la festa” dell’abolizione della Tasi sulla prima casa. Banchetti in tutta Italia organizzati per domani, per un’iniziativa lanciata in pompa magna il 30 maggio. Nelle intenzioni del segretario-premier doveva essere la “seconda puntata” dei banchetti per il sì al referendum. Il motivo ufficiale che mette in dubbio la partecipazione di Renzi è la partenza per la Russia, ma in realtà si teme l’effetto-boomerang: infatti, pure se ieri è stata varata la proroga di venti giorni della scadenza per i versamenti della dichiarazione dei redditi dei contribuenti sottoposti agli studi di settore, il 16 giugno resta la data in cui ci sono diverse tasse da pagare. Peraltro, in questi giorni che hanno visto l’allontanamento progressivo di Renzi dai ballottaggi, i candidati non hanno troppa voglia di impiegare una delle ultime giornate di campagna elettorale per promuovere un’iniziativa del governo. Anche perché in questo momento una parte del voto è un voto contro Renzi.
I banchetti dovrebbero esserci in tutte le province, a quanto dicono dai vertici Pd. Verranno distribuiti i materiali che spiegano i provvedimenti. Ma né Giachetti, né Sala hanno deciso se partecipare: le agende sono pienissime, spiegano dai loro staff. Per lo stesso motivo, Merola è più propenso al no: oggi comunque i bolognesi riceveranno a casa un volantino con la sua proposta sulle tasse, nel quale ci sarà anche la spiegazione di quanto fatto dal governo. Fassino invece dovrebbe andare.
Non ci sarà invece la minoranza del partito, che non ha risposto all’accorato appello firmato dai due vice segretari dem, Lorenzo Guerini e Deborah Serracchiani, e dai capigruppo Rosato e Zanda (e non dal segretario): “Il fatto che questa iniziativa targata Pd si svolga a qualche ora da ballottaggi – si legge nella lettera – è un’occasione da non sprecare”, perché “il ballottaggio si gioca soprattutto sulla capacità di riportare le persone a votare” e bisogna “chiamare uno per uno i possibili elettori”.
Ieri, a parte la Enews, Renzi non ha fatto apparizioni pubbliche. Stamattina, invece, dovrebbe partecipare a un’iniziativa con i sindacati. E soprattutto, oggi pomeriggio ci sarà il Consiglio dei ministri: tra le misure che il governo dovrebbe varare – anche in chiave elettorale – le misure per licenziare i cosiddetti “furbetti del cartellino” e il decreto per sanare le sanzioni alle città metropolitane e alle vecchie province che hanno sforato il patto di stabilità interno. Per adesso, non sono in agenda del segretario-premier né appuntamenti televisivi, né dirette Facebook. Un segnale già indicativo, anche se Renzi può sempre cambiare idea.