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 2016  giugno 15 Mercoledì calendario

Con Brexit riparte la corsa al BitCoin

Dopo il balzo del 21% osservato nel corso del fine settimana, due giorni fa il prezzo del bitcoin ha toccato il massimo da due anni, trattando oltre quota 700 dollari per la prima volta dal 2014. L’impennata ha anticipato di qualche giorno un evento eccezionale detto halving, un adeguamento del protocollo progettato per controllare la creazione di nuove monete.
L’ultima volta che la valuta ha scambiato a questi livelli (secondo CoinDesk il massimo di ieri equivaleva a 719 dollari) era il febbraio 2014, nel corso della discesa dal picco di 1.147 dollari toccato nel dicembre 2013.
Lanciato nel 2009, il bitcoin è una moneta digitale che funziona su una rete decentrata di computer e non è sostenuta o controllata da alcun governo. Il volume di scambi è in crescita ma resta debole rispetto ad altri mercati dei capitali, quindi una modesta attività di trading può innescare ampie oscillazioni dei prezzi. Stando a Coincap, tra domenica e lunedì pomeriggio sono passati di mano circa 400.000 bitcoin, per un valore di circa 279 milioni di dollari.
Al recente incremento possono avere contribuito altri fattori. Quello del bitcoin è un investimento speculativo popolare in Cina. Con una connotazione simile all’oro in quanto riserva di valore, spesso gode di una spinta nel momento in cui gli investitori sono alla ricerca di beni rifugio. Probabilmente il principale elemento chiave a spiegazione del movimento, tuttavia, è un evento raro nel mondo bitcoin che si presenterà nell’arco di un mese: l’halving.
In sintesi, il bitcoin è stato progettato per essere eseguito da una rete di computer che confermano in modo indipendente le transazioni. Per assicurarsi che i soggetti siano disposti a contribuire con la propria potenza di calcolo, è stato pensato un premio per ogni blocco di transazioni confermato: un lotto di bitcoin neocostituiti. Poiché questo processo assomiglia in qualche modo a una miniera fisica, i partecipanti sono soprannominati minatori.
Al rilascio, il sistema prevedeva un tetto: non più di 21 milioni di bitcoin sarebbero mai stati prodotti (finora sono stati estratti circa 15,7 milioni). Per garantire che i bitcoin fossero estratti nel corso di un lungo periodo di tempo (per gran parte del prossimo secolo) sono stati programmati degli speed bump. Uno è costituito da un gap di circa 10 minuti tra i blocchi confermati. L’altro è un reset quadriennale del premio di estrazione, un evento chiamato halving. Quindi il premio è dimezzato ogni quattro anni. Quando i bitcoin sono nati il premio era di 50 bitcoin. Nel 2012 è stato tagliato a 25 e in meno di 30 giorni sarà nuovamente ridotto a 12,5.
Per la precisione mancano circa 26 giorni, ma resta da capire cosa accadrà nel corso di questo dimezzamento. Da un lato, dovrebbe avere un effetto domanda e offerta abbastanza prevedibile: con il taglio dell’offerta, la domanda dovrebbe far salire i prezzi. A quanto pare, questo è quanto sta avvenendo al momento, visto che gli operatori stanno essenzialmente facendo front-running sul dimezzamento.
D’altra parte, la rete è cambiata in questi quattro anni. All’epoca dell’ultimo halving, il 28 novembre 2012, era ancora piccola, per lo più una cosa da hobbisti, e i minatori utilizzavano ancora computer desktop e schede grafiche. Oggi si tratta di operazioni di milioni di dollari e il dimezzamento del premio potrebbe devastare i modelli di business. Un miner, lo svedese KnCMiner, ha già presentato istanza di tutela giudiziaria dai creditori.
Negli ultimi due anni, buona parte del mining e del trading del bitcoin è stato localizzato in Cina. Quattro dei cinque maggiori minatori sono situati nell’ex Celeste Impero. Anche gran parte del trading è legato al Dragone: un buon 85% dei volumi di negoziazione di ieri era nominato in yuan, mentre la quota assimilabile al biglietto verde equivaleva al 12%.
Peraltro, il rialzo ha aiutato un’altra criptovaluta che già stava macinando un buon 2016: Ether, la moneta sottostante a una rete emergente simile al bitcoin, Ethereum. Questa segue il modello bitcoin e sposta il focus dalle transazioni in valuta alle applicazioni di web hosting.
In sella al rally del bitcoin, lunedì scorso il prezzo di Ether è aumentato del 14%, a 17,14 dollari. Quest’anno i prezzi di Ethereum avevano già messo a segno un rialzo di quasi il 1.400%, passando da 95 centesimi nel mese di gennaio a 14,17 dollari fino a venerdì scorso. Grandi corporation del calibro di Microsoft e Deloitte negli ultimi mesi hanno iniziato a utilizzare la piattaforma. E il mese scorso la startup Dao ha raccolto Ether per circa 150 milioni di dollari mediante una campagna di crowdfunding, la maggiore mai registrata in assoluto.