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 2016  giugno 15 Mercoledì calendario

Roman Neustaedter, il tedesco diventato russo da 15 giorni

Non è un sosia e non è omonimia. Quel ragazzone con la maglia numero cinque piantato nel centrocampo della Russia è lo stesso Roman Neustaedter che si trovava negli Usa in tour con la Germania nella primavera del 2013, un anno prima che diventasse campione del mondo in Brasile. Loew ne fece un titolare per un’ora in amichevole contro l’Ecuador, dopo avergli concesso uno spezzone da tre minuti per il debutto con l’Olanda un anno prima. Roman trovò il tempo di servire un assist a Bender prima di uscire. Poi una panchina e nulla più. In Brasile non c’era, addio sogno Mondiale, e con la Germania non c’è mai più stato.
Avendo davanti Schweinsteiger, Khedira, Gundogan e Kroos, Roman ha sentito all’improvviso il richiamo delle radici familiari. I Neustaedter erano tedeschi del Volga. Quando Hitler invase l’Urss, la repubblica autonoma fu sciolta. Temendo sostegno al Führer, Stalin mandò quel popolo disperso fra Siberia e Kazakistan. È infatti kazako Peter, papà di Roman oggi cinquantenne, ai suoi tempi dignitoso difensore per una quindicina d’anni in Bundesliga, ma ancora al Dnipro nel 1988 quando nasceva suo figlio. Attenzione alla data: l’Ucraina ai tempi non è uno stato. Dnipro in quei giorni è Urss. Una bella matassa. Perciò calcisticamente Roman poteva essere tedesco, kazako, ucraino e russo. Mentre Peter si costruiva un carriera da allenatore, lavorando anche come secondo di Klopp al Mainz, Roman si faceva un nome di ritorno in Germania, fra Borussia Moenchengladbach e Schalke 04. Nello scorso gennaio, il ministero dello sport s’è fatto avanti e gli ha prospettato di cambiare nazionalità. Tutto possibile: quelle con la Germania erano solo amichevoli. La Russia ha sempre qualcosa da offrire. In questo caso un Mondiale sicuro. Hanno già un posto da padroni di casa. Le pratiche sono state firmate in fretta, se n’è occupato Putin in persona, in base all’articolo 89 A della costituzione. A Roman hanno consegnato il passaporto in ritiro, il 30 maggio, dodici giorni prima dell’esordio con gli inglesi. Neustaedter ha dovuto rinunciare a quello tedesco. Speriamo non rinunci pure alle sue campagne sui social contro il razzismo e l’omofobia. Nessun calcolo, lo ripete e lo ripete. «Mia madre è russa, mia nonna vive ancora lì come molti miei amici e la maggior parte della mia famiglia. Parlo bene il russo, so leggerlo e so scriverlo. Cosa c’è di male?». Niente. Figurarsi a due anni dal Mondiale.