15 giugno 2016
Chi è Larossi Abballa
• Larossi Abballa, 25 anni, nato a Mantes-la-Jolie, nella banlieue parigina, la notte di lunedì a Magnanville ha ammazzato a coltellate Jean-Baptiste Salvaing, comandante di polizia di Mureaux, 42 anni, e la sua compagna Jessica Schneider, di 36 anni, funzionaria dello stesso commissariato, sotto gli occhi del loro bambino di tre anni, prima di essere a sua volta ucciso dalle teste di cuoio.
• Stefano Montefiori: «Secondo la ricostruzione Larossi Abballa ha atteso il ritorno a casa del poliziotto e lo ha aggredito davanti alla porta di ingresso, colpendolo con 9 coltellate allo stomaco. Poi è salito in casa della vittima e ha preso in ostaggio la sua compagna e il figlio. Immediatamente sono arrivate le auto della polizia, in particolare le forze speciali del Raid. È cominciata una trattativa, durante le quale l’uomo ha detto di essere un soldato dello Stato islamico». Poi avrebbe ucciso la donna infilandole un coltello in gola, risparmiando il piccolo [Stefano Montefiori, Cds.it 14/6/2016].
• In uno dei filmati trasmessi in diretta su Facebook si vedeva il figlio della coppia uccisa, unico superstite dell’attacco, seduto dietro di lui, sul divano. Davanti al piccolo, il terrorista dice: «non so ancora che farò di lui» [Pagina Fb di David Thompson14/6/2010].
• Poco prima di morire, proprio mentre compiva il suo folle gesto, Abballa ha lasciato un lungo messaggio di rivendicazione su Facebook – poi rimosso dagli amministratori del social network – in cui invita a uccidere poliziotti, secondini, giornalisti e rapper. E in cui dichiara che «l’Euro 2016 sarà un cimitero» [Paolo Levi, Sta.it 14/6/2010].
• Alcuni minuti dopo l’uccisione del killer l’agenzia media dello Stato islamico, «A’maq», ha diffuso il comunicato di rivendicazione: «Un combattente dello Stato islamico uccide all’arma bianca un vice-capo della polizia di Mureaux e la sua donna funzionaria nella città di Magnanville vicino a Parigi» [Montefiore, Cds 14/6/2016].
• Solo tre settimane fa aveva giurato fedeltà ad Al-Baghdadi e, subito ha voluto rispondere all’appello del califfo che invitava i lupi solitaria ad agire. La sua radicalizzazione sarebbe avvenuta su Internet ed era nota alla sicurezza francese.
• Nella sua auto sono stati ritrovati una copia del Corano, una djellaba (la tradizionale tunica da uomo maghrebina) e due libri sulla religione islamica (Fede autentica e Spiegazione dei fondamenti). Nel suo computer è stata trovata una lista con 6 possibili bersagli [avvenire.it].
• Dal 2011 era seguito dalla polizia per furto e collegamenti con il terrorismo jihadista. Nel 2013 era stato condannato a tre anni di carcere dal tribunale correzionale di Parigi per partecipazione a una filiera jihadista fra la Francia e il Pakistan. «Avevo bisogno di riconoscimento, non lavoravo e mi avevano appena bocciato al Cap. Mi hanno cominciato a parlare di religione e mi ha confortato» disse a Le Monde [Lemonde.fr 14/6/2016].
• Secondo il suo avvocato Hervé Denis era un ragazzo di «scarsa levatura e intelligenza media» [Leparisien.fr 14/6/2016].
• «Era un tizio come se ne vedono tanti nei dossier sugli islamisti, era imprevedibile, dissimulatore, voleva fare il jihadista, questo è certo. Si era allenato in Francia, non militarmente, ma fisicamente. Tuttavia all’epoca, a parte le cattive frequentazioni e lo jogging per tenersi in forma, non vi era molto contro di lui sul piano penale» (così Marc Trevidic, il giudice che lo interrogò nel 2013) [lefigaro.fr 14/6/2016].
• Aveva il telefono sotto controllo
• Celibe, capelli lunghi, barba incolta, proprietario di un ristorante, il Dr Food 78, una sorta di fastfood specializzato nella consegna a domicilio tra le 22 e le 5 del mattino di panini halal. Sulla sua pagina Facebook c’era la pubblicità della sua impresa, fondata nel gennaio 2015, con tanto di video anche su Snapchat. Ma il 20 aprile, la foto del suo profilo è stata sostituita da uno schermo nero. Ormai postava solo video complottisti e antisemiti [leparisien.fr 14/6/2016].
«Era un fattorino, consegnava sandwich halal fino a tardi la sera, una persona super gentile. Non l’ho mai visto in moschea» ha detto un suo vicino di Mantes-la-Jolie, lì dove Abballa abitava al terzo e ultimo piano di una palazzina residenziale nel quartiere di Val-Fourré [france24.com 14/6/2016].
• Nel 2011 in un’intercetazione telefonica disse: «J’ai soif de sang. Allah m’en est témoin» (Ho sete di sangue. Allah mi è testimone) [france24.com 14/6/2016].