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 2016  giugno 14 Martedì calendario

Il caso Vegas, ecco cosa è successo

Giuseppe Vegas s’insedia alla presidenza della Consob il 2 gennaio del 2011. E da subito è chiaro che la sua presidenza segnerà una forte discontinuità rispetto al passato dell’Autorità di controllo dei mercati finanziari. A differenza dei suoi predecessori, parla. A volte anche troppo, come quando qualche giorno fa ha detto in Tv di aspettarsi dei rilanci da parte dei due gruppi (Bonomi-Mediobanca e Cairo) che si stanno sfidando per il controllo di Rcs. Non proprio elegante, visto il ruolo che ricopre. Come poco elegante (eufemismo) era stato leggendo la relazione Consob per il 2014, quando aveva fatto implicito riferimento al caso di Matteo Arpe e di Banca Profilo indicando di aver «accertato gli illeciti amministrativi» quando il procedimento sanzionatorio era ancora in corso. La faccenda finirà lo scorso anno con la «assoluzione» di Arpe dopo una dura battaglia legale. Da ultimo, la polemica di questi giorni sugli scenari probabilistici con il riferimento ad un divieto europeo che non c’è. 

Il fatto è che lo stile e l’approccio di Vegas sono completamente diversi rispetto al magistrato della Corte dei Conti Lamberto Cardia o all’economista Luigi Spaventa, che hanno guidato la commissione nel decennio precedente al suo arrivo. Uno stile meno austero, diciamo, che risente probabilmente della sua esperienza precedente di sottosegretario all’Economia, attento «portatore» in parlamento delle misure dell’allora ministro Giulio Tremonti. Tra suoi primi atti c’è quello di portare i suoi uomini alla Commissione e di pagarli profumatamente. È il caso del direttore generale Gaetano Caputi (300 mila euro lordi all’anno) o di Francesca Amaturo (111 mila euro lordi), chiamata a capo dell’ufficio di presidenza. Per le assunzioni facili viene indagato dalla procura di Roma e archiviato nel mese scorso. Ma il Consiglio di Stato ha negato la stabilizzazione contrattuale della Amaturo. Nei primi 3 anni di mandato, ricorda un’interrogazione parlamentare, effettua «5 riordini organizzativi che hanno moltiplicato le strutture, avviato uno spoils system con cui sono stati “eliminati” i dirigenti scomodi, e fatto entrare nella Consob una serie di soggetti esterni in posizioni apicali». 
Ma è sulla tutela del mercato, ovvero la missione della Consob, che il suo «stile», per così dire, ha fatto più discutere. Nel gennaio del 2012 incontra l’ad di Mediobanca, Alberto Nagel, per discutere dell’esenzione dell’Opa per Unipol su Fondiaria-Sai. Forse lo incontra nel suo ufficio alla Consob, o forse negli uffici di Mediobanca. Lo stesso Vegas darà due versioni diverse, comunque non si fa. 
Proprio per la vicenda Fonsai, che porterà il gruppo assicurativo della famiglia Ligresti nella pancia di Unipol con la regia di Mediobanca, sarà il pretesto per uno scontro senza precedenti per gli austeri uffici dell’autorità. Il commissario Michele Pezzinga e il dirigente Marcello Minenna, interrogati dal pm di Milano Giuseppe Orsi, riferiranno i dubbi sui conti di Unipol e daranno una versione dei fatti che non piace affatto a Vegas. Minenna verrà invitato a dimettersi, mentre sui giornali qualche tempo dopo appariranno gli estratti conto di Pezzinga, che faceva trading online violando il codice etico della Consob.
Dalla fine del 2013 per mesi la Consob resta un organo monocratico. La Commissione risulta composta dal solo Vegas. Lui si era trovato benissimo, il mercato un po’ meno.