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 2016  giugno 14 Martedì calendario

Domande e risposte per capire meglio cosa succederà il 23 giugno a Londra

Scommessa rischiosa
Perché la Gran Bretagna ha optato per un referendum sulla Ue?
Il premier David Cameron aveva promesso di indire un referendum per «dare al popolo una voce» su una questione che da decenni divide il partito conservatore e che più di recente ha portato al successo di Ukip, il partito anti-Ue e anti-immigrazione. Dando ai cittadini britannici la possibilità di esprimere la loro opinione sulla Ue per la prima volta dal 1975, quando avevano votato a favore dell’allora Comunità europea, Cameron sperava di placare gli euroscettici nel suo partito. Invece le divisioni si sono accentuate anche all’interno del Governo, con ministri schierati su fronti opposti.
Come si terrà il referendum?
Le urne saranno aperte dalle 7 alle 22 di giovedi 23 giugno, il voto postale è già avvenuto. Gli elettori dovranno rispondere alla domanda: «La Gran Bretagna dovrebbe restare membro dell’Unione Europea o lasciare l’Unione Europea?» e mettere una croce sulla casella prescelta. Non c’è un’affluenza minima, e vincerà la parte che ottiene anche un solo voto più dell’altra.
Favorevoli e contrari
Chi è a favore di restare?
Il premier David Cameron, il cancelliere dello Scacchiere George Osborne e il ministro dell’Interno Theresa May, e circa metà dei deputati conservatori. La grandissima maggioranza dei deputati laburisti, l’intero partito liberaldemocratico e i Verdi. Il partito gallese Plaid Cymru e lo Scottish Nationalist Party. La Cbi, la Confindustria britannica, le multinazionali e la maggioranza delle grandi imprese vogliono restare.
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Chi è a favore di Brexit?
Ukip e i quattro milioni di persone che hanno votato per il partito di Farage alle elezioni 2015. Circa metà dei deputati conservatori, tra i quali l’ex sindaco di Londra Boris Johnson, il ministro della Giustizia Michael Gove e altri quattro ministri; una decina di deputati laburisti e il Democratic Unionist Party dell’Irlanda del Nord. Molte Pmi sono a favore di Brexit, così come gli hedge fund.
Gli scenari
Cosa succede in caso di vittoria del fronte Brexit?
In base all’articolo 50 del Trattato sull’Unione Europea, che contempla il ritiro volontario di un Paese membro dalla Ue, iniziano i negoziati tra Bruxelles e Gran Bretagna e il periodo di transizione durerà due anni. La Gran Bretagna deve continuare a rispettare le regole Ue ma non avrà più una voce in capitolo. Tutto quindi resta “congelato” fino alla conclusione delle trattative, che però si prevede dureranno ben oltre il 2018.
Cosa succederà a un turista o lavoratore italiano dopo Brexit?
Nell’immediato nulla, fino a quando durerà il periodo di transizione e verranno stabilite le nuove regole. Chi ha già la residenza in Gran Bretagna non avrà problemi. Nella peggiore delle ipotesi se vincerà la linea di Ukip e verranno imposte restrizioni alla circolazione dei cittadini Ue, i non residenti dovranno ottenere un visto per vivere e lavorare in Gran Bretagna. L’ipotesi è però improbabile, perchè avrebbe contraccolpi negativi anche per i due milioni di cittadini britannici che vivono in altri Paesi europei.
Quali saranno le nuove regole sull’immigrazione in Gran Bretagna?
Impossibile prevederlo, perchè dipende da che tipo di accordo verrà stabilito. Lo schieramento pro-Brexit ha promesso di limitare l’immigrazione dalla Ue, omologando i cittadini Ue ai cittadini extra-Ue che devono richiedere il visto, e introducendo un sistema a punti come quello in vigore in Australia. Se però Londra vorrà restare parte del libero mercato e vuole la libera circolazione dei beni allora dovrà accettare anche la libera circolazione delle persone, come ad esempio ha dovuto fare la Svizzera pur non essendo parte della Ue.
L’impatto
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Quale sarà l’impatto di Brexit sul Regno Unito?
La Scozia, fortemente filo-europea, chiederà un secondo referendum che questa volta potrebbe portare all’indipendenza. Però non è una prospettiva immediata, dato che l’Snp al Governo ha perso la maggioranza assoluta e che il crollo del prezzo del petrolio ha indebolito l’economia scozzese. La situazione si prospetta più grave per l’Irlanda del Nord, dato che i trattati di pace tra protestanti e cattolici prevedono la libera circolazione delle persone all’interno dell’isola. Il fronte pro-Brexit si è impegnato a mantenere la libera circolazione interna, ma questo costringerebbe a controlli all’immigrazione all’uscita dall’Irlanda che sarebbero complessi e politicamente delicati.
Quale sarà l’impatto di Brexit sulla Ue?
Gli esperti prevedono un impatto negativo per l’economia europea, che nella peggiore delle ipotesi potrebbe scivolare di nuovo verso la recessione. Il contraccolpo sarà grave soprattutto per l’economia irlandese, che è strettamente connessa a quella britannica. Il rischio maggiore è però politico. Brexit darebbe la carica ai partiti anti-Ue in altri Paesi europei che potrebbero volere seguire le orme di Londra anche se realisticamente solo Svezia e Danimarca potrebbero uscire. L’uscita di un Paese dell’eurozona sarebbe infatti troppo complessa e destabilizzante.
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