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 2016  giugno 14 Martedì calendario

Mihajlovic è pronto per il Toro


Arrivano con 45’ di ritardo e la sala dell’hotel torinese che ospita la conferenza stampa è strapiena anche perché troppo piccola. Una volta tanto, Cairo ha fatto male i conti: «Mai visti così tanti giornalisti e fotografi per il Toro!». Poi, il presidente si rivolge al protagonista della giornata: «Sono tutti qui per te, Sinisa. Sei una grande attrazione». E Mihajlovic, nel suo primo giorno ufficiale da tecnico granata, non delude le attese. Arriva dalla Serbia, sta per andare in vacanza con la numerosa famiglia, ma nel mezzo infila una full immersion nel mondo che ha scelto di far diventare suo. Un’ora di parole ben studiate e calibrate, perché Sinisa è uno che prepara tutto per bene, mica solo allenamenti e partite. Poi, la visita al Filadelfia che sta per rinascere e a Superga per onorare gli Invincibili. Accompagnato da Cairo, dal dg Comi e dal suo staff, con «Popeye» Lombardo in testa.
Ottava stagione, sesto club
La prossima sarà la sua ottava stagione in A (due sole quelle cominciate e finite), con il sesto club diverso. «Qualche volta mi hanno mandato via, in altre me ne sono andato io. Quando cominci, però, certe cose non le metti in conto. Io do sempre tutto. Qui ho firmato per due anni, ma magari resto per dieci». Intanto, ha cominciato bene. Dicendo le cose che i tifosi adorano sentire: «Il Toro è epica. È cuore, orgoglio, lacrime e sudore. È un grande onore essere qui, avevo voglia di tornare a lavorare in un club che mi somigliasse. Anche perché non ha solo storia, ma anche futuro. C’è una società solida e seria e c’è un progetto che mi ha subito convinto». Il ds Petrachi rivela che una delle prime cose chiestegli dall’ex del Milan sono stati i numeri di cellulare dei giocatori granata: «Non mi era mai capitato. Li ha voluti sentire tutti: cerca solo gente motivata, affamata, decisa a restare per migliorare ancora». Niente Immobile, dunque, che non verrà riscattato. Per il resto, porte aperte a tutti. Almeno fino al raduno del 10 luglio. «Perché a me piace parlare guardandosi negli occhi – chiarisce il primo allenatore straniero dell’era Cairo -. Dovremo essere tutti uniti perché partiremo un po’ svantaggiati rispetto ad altre squadre ma lavorando compatti potremo recuperare quei 6-7 punti che ci permetterebbero di andare in Europa. Faremo di tutto, squadra e società. Perché anche Cairo e Petrachi sono ambiziosi come lo sono io».
Nasce il canale granata
Undici mesi fa, al suo primo giorno al Milan, Mihajlovic si sentì porre da Berlusconi «un imperativo categorico: tornare in Champions». Peccato, poi, che la squadra affidatagli non fosse all’altezza. Ieri, Cairo non ha pubblicizzato obiettivi. Anche perché il Toro è ancora da fare. Cambierà molto, infatti. Non solo perché la difesa passerà da 3 a 4 («Dopo 5 anni sarete contenti anche voi di vedere qualcosa di diverso...»). Miha ha chiesto rinforzi «funzionali» in tutti i reparti. Petrachi spera di annunciare qualcosa in settimana «ma è un mercato di attesa, l’Europeo sta frenando tante cose». Non certo l’entusiasmo del serbo («Non vedo l’ora di cominciare»), che ha già annunciato «più allenamenti aperti ai tifosi perché è giusto così, nel bene e nel male, anche se dovessero contestarci». Saranno tutte filmate, le sedute del Toro. Anche dalla tv ufficiale del club, pronta a debuttare sul bouquet Sky con l’inizio del campionato. Un motivo in più per inaugurare il dopo-Ventura nel modo migliore.