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 2016  giugno 14 Martedì calendario

Pistorius ha paura di tornare in carcere


Fragile, pallido, più instabile del solito su quelle protesi che lo hanno reso grande. Oscar Pistorius a quasi due anni di distanza dalla fine del processo di primo grado è l’ombra di se stesso. La lunga saga giudiziaria che lo vede protagonista dal febbraio 2013 quando uccise con quattro colpi di pistola la fidanzata Reeva Steenkamp è alle strette finali. Il verdetto è già scritto, omicidio doloso, così ha deciso la Suprema corte d’Appello e il verdetto non è più appellabile, dato che in Sudafrica non esiste la Cassazione. Resta però da sapere quello che tutti si chiedono: quanti anni il grande «Blade Runner» trascorrerà in carcere?
A deciderlo sarà ancora lei, il giudice Thokozile Masipa, l’orgoglio black power della magistratura sudafricana che, in primo grado, aveva graziato il campione paralimpico. La stella nera di Soweto aveva creduto alla versione di Pistorius, che ha sempre affermato di aver sparato pensando che in casa si nascondesse un ladro, deludendo così un’ampia pletora di penalisti e trasformando il concetto di dolus eventualis in dibattito nazionale. Per venerdì 17 è attesa la sentenza, anche se le sorprese sono dietro l’angolo, grazie alla perspicacia di due principi del foro: Barry Roux, il legale di Pistorius e il pm Gerrie Nel, mai domi finché non sarà scritta la parola fine. In questi giorni la difesa proverà a mitigare la pena prevista per omicidio doloso in Sudafrica: 15 anni. La speranza è ridurla ad 8, il colpo grosso convincere il giudice a ricoverare il campione paralimpico in un ospedale psichiatrico.
Così sul banco dei testimoni, chiamato dalla difesa, è salito lo psicologo Joseph Scholtz che ha descritto Pistorius come un «uomo distrutto». «Ha perso tutto, usa massicce dosi di psicofarmaci, non ha più voglia di vivere – ha affermato l’analista sudafricano – durante i 10 mesi trascorsi in carcere viveva segregato 18 ore al giorno in una cella minuscola e usciva di rado per paura di subire violenze dopo aver sentito le urla di persone stuprate». «Altri anni in carcere metterebbe a serio rischio la sua salute mentale, va ricoverato in una struttura psichiatrica e dopo un accurato trattamento reinserito nella società attraverso opere sociali di supporto ai disabili». Questa la tesi scientifica dello psicologo.
Secondo quanto emerso da un report letto in aula dalla difesa, Pistorius avrebbe avuto diversi scontri con i secondini in carcere anche perché sarebbe stato vittima di visite frequenti durante la notte per controllare se il campione paralimpico nascondesse oggetti vietati in carcere. Durante una perquisizione, secondo l’accusa, ci sarebbe stato anche un principio di rissa tra Pistorius e le guardie carcerarie per la presenza di uno psicofarmaco consegnatogli da un medico personale durante una visita. Il sanguigno pm Gerrie Nel dopo aver perso in primo grado vuole spedire l’ex corridore sudafricano in cella per almeno 15 anni, così ha accusato lo psicologo di essere «fazioso», ma soprattutto ha tirato fuori dal cilindro quello che molti già considerano l’ultimo grande errore di Oscar, ossia un’intervista esclusiva rilasciata all’emittente inglese Itv che sarà trasmessa il 24 giugno. «Solo in tribunale o in carcere è un uomo distrutto, non davanti alle telecamere – ha argomentato il pm – tipico di chi non si vuole assumere le responsabilità e vendere la sua versione dei fatti senza contraddittorio». Ad aggiungere ulteriore pathos a quella che è stata definita una tragedia di dimensioni shakespiriane, domani a testimoniare ci sarà Barry Steenkamp, il padre di Reeva, che dopo la sua morte ha avuto numerosi problemi cardiaci.