Corriere della Sera, 14 giugno 2016
L’Italia ha fatto vedere come si gioca a calcio pesando l’uno sull’altro. Il miracolo di Conte nel commento di Mario Sconcerti
Sono successe le cose migliori per noi, ma non sono successe a caso. L’Italia è una squadra vera, sapremo poi di che livello, ma è raro vedere nel calcio qualcosa di così gestito, quasi telecomandato. Non c’è un movimento improvviso, non c’è un istinto, solo cose provate. Il numero dieci che manca è il senso d’insieme della squadra. Siamo senza scoperte, nessuno ha stupito, abbiamo semplicemente fatto vedere come si gioca a calcio pesando l’uno sull’altro. Non so dove ci porterà questa costruzione di grande fatica che trasforma forse per la prima volta uomini normali in una sola macchina. L’abbiamo tentato sempre, ma per paradosso avevamo giocatori troppo importanti per distribuire equamente le responsabilità tecniche. Stavolta è come se tutti avessero rinunciato a qualcosa capendo di non poter dare di più. Sono onestamente sorpreso dall’organizzazione umile vista contro il Belgio. Ricordo poche altre volte in cui un allenatore ha pesato così tanto su una squadra. Nel giro dell’Europeo nemmeno la Germania ha fatto meglio, è stata più leggera e più tecnica, ma molto frivola. L’Italia gioca pensando, un calcio dove si vede quasi soltanto intelligenza, cosa rarissima e sottovalutata nel pallone. Il Belgio ha giocato per un tempo come ci facesse un piacere. Era lento e infastidito dalla prontezza italiana. Poi ha attaccato e si è scoperto. Una partita logica dove però la logica è stata inventata a tavolino. A questo livello di serietà ho visto per ora soltanto la Croazia. Dove si possa arrivare è una domanda giusta ma un po’ di provincia. Abbiamo una squadra, è allenata benissimo, ha dentro quasi undici gregari che sentono odore di maglia rosa. Basta questo. È un calcio nuovo, una semplicità astuta portata alle grandi conseguenze. Bonucci che fa il Pirlo, Giaccherini che sbatte contro gli armadi ma va dovunque, Parolo che si prende un’ombra di Tardelli e molte altre cose ancora. Ma soprattutto il calcio vetusto dell’Italia che si trasforma in tecnologia. Conte ha fatto davvero un po’ di storia, al di là del risultato. Il suo tipo di modernità, da un punto di vista tattico, non ha meno valore di quella di Guardiola. È solo più nascosta.