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 2016  giugno 14 Martedì calendario

Il genocidio armeno e la mossa patetica della Germania

Qualche sprazzo di luce ma molte più ombre sul voto con il quale il Bundestag, allineandosi alle pronunce di altri parlamenti europei, si è finalmente deciso a bollare come “genocidio” il massacro degli armeni di un secolo fa. In termini di verità storica è senz’altro positivo che la mozione approvata non si limiti a condannare le gravi colpe della Turchia per quello sterminio, ma sottolinei anche le finora inconfessate corresponsabilità del governo tedesco dell’epoca. Anche in termini di attualità politica battente è non meno positivo che da Berlino giunga oggi un segnale in così aperto contrasto con la linea di cinico appoggio verso il sempre più autoritario regime di Ankara fin qui seguita dalla cancelliera Merkel.
Altri aspetti, tuttavia, ridimensionano non poco le speranze suscitate dall’iniziativa del Bundestag. Intanto c’è il dato di fatto che i vertici del governo tedesco – cancelliera, vicecancelliere e ministro degli esteri – hanno deliberatamente scelto di non partecipare alla votazione. Comportandosi così alla stregua di scolari furbetti che marinano la scuola nel giorno di un compito in classe sgradito. Mossa più patetica che machiavellica perché imbelle ad arginare la prevedibile reazione furiosa di Erdogan ma, al tempo stesso, assai eloquente nel denunciare la consapevolezza della grave contraddizione politica implicita nella collaborazione con il ducetto di Ankara.
Ciò che più lascia sconcertati in questa vicenda – e qui il discorso non riguarda solo la Germania ma l’Europa intera – è che per ricalibrare i rapporti con la Turchia attuale si stia disputando attorno a fatti, certo gravissimi e sanguinosi, accaduti cent’anni fa. È onesto rendere almeno giustizia storica allo sventurato popolo armeno. Ma quel che sta succedendo oggi in Turchia alla non piccola minoranza curda non è altrettanto orribile? È ormai chiaro e documentato che quella di Erdogan contro l’etnia curda è una vera e propria persecuzione pianificata. Si può restare inerti e silenti dinanzi a questa tragedia annunciata che, giorno dopo giorno, si sta consumando sotto i nostri occhi? Va ricordato che la questione curda nasce anch’essa cent’anni fa e proprio a causa di insensate scelte europee nella spartizione dell’ex-impero ottomano.
Va bene che l’astuto despota di Ankara ha avuto la prontezza di offrirsi come gestore di lager a pagamento per alleggerire la pressione dei migranti sui confini dell’Europa. Ma attenzione ai termini dello squallido baratto in corso. Dalla sua parte della bilancia, l’Europa sta mettendo la propria identità più preziosa: quella di patria della democrazia e dei diritti di libertà. E non si pensi di poter rimediare votando condanne severissime fra altri cent’anni: un’Europa siffatta non arriva al 2116.
Il mito racconta che Zeus, trasformandosi in un toro dolce e mansueto per rapire la bellissima Europa, aveva in animo di fecondarla per dare origine a quella che fu la memorabile civiltà cretese. La realtà di oggi dice che l’Europa è pur sempre bellissima, ma i suoi sedicenti spasimanti appaiono sempre meno bramosi di volontà procreativa. Fatti e misfatti del nuovo minaccioso ratto, ma stavolta a fini abortivi, saranno oggetto di questa rubrica.