La Lettura, 12 giugno 2016
What3words, presto avremo nuovi indirizzi, fatti di tre parole, per farci consegnare la merce di Amazon con i droni in un’area di tre metri quadri
Prima dell’introduzione dei servizi postali la maggior parte delle abitazioni non aveva numeri civici. C’erano strade, corti e piazze a fare da riferimento ma una numerazione precisa non esisteva, perché non serviva. Con l’avvento della posta cartacea tutto è cambiato, e una parte del mondo si è munita di codici di avviamento postale interni e tutto il sistema di coordinate che costituiscono i nostri indirizzi.
Oggi però, mentre Amazon sperimenta consegne a domicilio via droni, c’è chi ritiene che i vecchi indirizzi non siano più efficaci. La start up londinese what3words vuole risolvere questo problema e ha suddiviso la superficie del pianeta in 57 trilioni di piccoli quadrati di tre metri quadri ciascuno, una fitta rete di microregioni associate a coordinate Gps. Ogni quadrato è contrassegnato da una sequenza di tre parole casuali: i nuovi indirizzi. Chris Sheldrick, ceo della società, ha lavorato per anni nel settore musicale nella capitale inglese imparando sul campo le enormi conseguenze di un numero civico sbagliato, specie se la consegna è da effettuarsi in una metropoli. Così, con la sua squadra, ha ripensato da zero il concetto di indirizzo. Nel nuovo mondo di what3words – stando alla versione italiana ancora in fase di sperimentazione – la sede del «Corriere della Sera», via Solferino 28, Milano, diventa pareti-fermato-fiorai mentre la Casa Bianca, 1600 Pennsylvania Avenue NW, Washington D.C., si trasforma in illusi-vagoni-deduco.
Sul sito dell’azienda chiunque può inserire l’indirizzo desiderato e tradurlo in una sequenza di tre sostantivi. Per ora l’unica versione definitiva è quella in inglese, quella italiana è, appunto, ancora in fase «beta». Secondo Sheldrick l’invenzione sarà utile soprattutto ai Paesi in via di sviluppo, visto che la metà delle persone su questo pianeta non posseggono un indirizzo, e ne avranno presto bisogno. In un mondo in cui il 75% della popolazione ha indirizzi poco precisi, la brusca riorganizzazione geografica della start up può tornare utile a 4 miliardi di persone. E i risultati cominciano a vedersi: lo scorso maggio il servizio postale nazionale della Mongolia ha scelto what3words per rendersi finalmente efficiente. Per decenni i cittadini mongoli hanno cercato di risolvere il problema scrivendo sulle lettere indicazioni come «vicino al benzinaio» o sono stati costretti a ritirare la posta all’ufficio postale. Ora bastano tre parole per indicare con precisione qualsiasi angolo del Paese asiatico.
In un recente video promozionale what3words ha sottolineato come il nuovo sistema possa risultare prezioso per il recapito di medicine e aiuti umanitari, in zone devastate da disastri naturali, senza più punti di riferimento geografici. E l’Occidente? A qualcuno la missione della start up potrà sembrare bizzarra o velleitaria, eppure ogni giorno pacchi e lettere vengono perduti anche a causa di imprecisioni legate agli indirizzi. Aziende di trasporti e consegne come Allies e Blackbay hanno già stretto accordi con la società e utilizzeranno il loro metodo per garantire un servizio migliore.
Pensate a un futuro in cui Amazon e altre aziende saranno in grado di recapitare merce usando piccoli droni. In molti si chiedono come farà il gigante americano a consegnare la merce in un grattacielo nel mezzo di Manhattan. Secondo i responsabili di what3words, basterà usare l’app per conoscere il codice della propria posizione: tre parole, tre metri quadri dove farsi trovare. Quelle saranno le nostre coordinate: il nostro nuovo indirizzo.