Libero, 12 giugno 2016
La storia dell’insegnante padre di due figlie che deve pagare 300 euro in più di quanto guadagna ogni mese per passare gli alimenti all’ex moglie magistrato
La separazione gli ha tolto tutto. Le due figlie, affidate formalmente agli assistenti sociali ma di fatto alla madre. Lo stipendio, tutto devoluto alla moglie per il mantenimento. La carta d’identità e il passaporto, per timore che possa abbandonare il Paese e sottrarsi agli obblighi proprio di mantenimento familiare. Perfino il diritto di voto – e però no, il perché di questo provvedimento non lo abbiamo capito neppure noi.
Giorgio – nome di fantasia – è un professore universitario alla Statale di Milano, e da tre anni vive in un incubo giuridico che non riesce a comprendere, nonostante sia un docente di diritto privato. O meglio, una spiegazione l’ha trovata, anche se poco tecnica: «Mia moglie è un magistrato in vista». Questo, secondo lui, avrebbe portato i colleghi della ex moglie a un accanimento nei suoi confronti operato con precisione chirurgica, utilizzando gli strumenti affilatissimi della legge. E così Giorgio, come raccontato in diverse puntate dal quotidiano Avvenire a distanza di mesi, al termine della separazione si è trovato una busta paga di soli 37 euro. Cifra che poi, paradosso, è addirittura scesa sotto zero, arrivando a -300. Il calcolo si spiega così: «Siccome mi è già stato pignorato un quinto dello stipendio e io ho dovuto cedere un altro quinto per poter pagare il mutuo sulla casa coniugale dove vivono mia moglie e le bimbe, lo stipendio è sceso a 1.087 euro – ha raccontato il professore -. Dopo di che, nel giugno 2015, è intervenuto nuovamente il giudice, che ha disposto la distrazione dello stipendio di altri 1.050 euro». Successivamente la quota è stata abbassata a mille euro ma sono rimasti i debiti pregressi, e poiché il suo stipendio è di 1.900 euro ecco, il risultato è proprio -300. Come dire: una vita in rosso, sempre. Come se non bastasse, la moglie ha presentato istanza affinché gli venisse ritirato il passaporto in virtù di un presunto rischio di fuga all’estero – cosa piuttosto difficile per chi va avanti solo grazie all’aiuto dei genitori e della famiglia – ottenendo completa soddisfazione. Una limitazione importante, che gli impedisce di poter partecipare a concorsi pubblici. Quando Giorgio ha fatto richiesta al Tar, non solo ha incassato la sconfitta ma si è visto privare anche del diritto di voto che, come prevede l’articolo 48 della Costituzione, può essere limitato solo in tre casi: per sopravvenuta incapacità civile, per effetto di una sentenza penale irrevocabile, negli specifici casi di indegnità morale indicati dalla legge.
La storia è iniziata tre anni fa, quando il matrimonio è naufragato (pare) per l’arrivo nella vita della donna di un altro uomo. Cose che succedono. Sembrava potesse risolversi con un accordo tra le parti, ma alla seconda udienza l’armistizio si è trasformato in guerra piena. Dopo tre anni gli assistenti sociali a cui sono state affidate le sue bambine di 6 e 12 anni hanno deciso, andando contro la decisione del tribunale, che le figlie trascorrano l’estate al mare proprio a casa del nuovo partner della ex moglie. «In questo modo sponsorizzano di fatto l’alienazione genitoriale nei miei confronti», ha commentato il professore ad Avvenire. Di contro, gli assistenti sociali hanno motivato così la loro decisione: «Considerato che le bambine conoscono da anni il signor X e che hanno un buon rapporto con lui, e che la relazione tra la madre e il signor X è stabile e duratura, non si rilevano elementi di pregiudizio per le minori date dalla coabitazione con il compagno della madre». Gli stessi assistenti sociali che nel novembre scorso gli hanno anche impedito di battezzare le figlie. «Sembra incredibile, ne sono consapevole – ha raccontato il 43enne – ma mi hanno fatto capire di non insistere troppo perché potrebbero anche decidere l’affidamento delle mie figlie a una casa-famiglia. E a quel punto non le vedrei più. Ma come padre e come credente, l’impossibilità di impartire alla mia figlia più piccola il sacramento dell’iniziazione cristiana mi pesa sul cuore come un macigno. Non c’è nessuno che possa aiutarmi?». riproduzione riservata 1000 Secondo i dati Istat relativi al 2015, in Italia per ogni mille matrimoni si registrano 311 separazioni e 174 divorzi. 610.000 È il numero degli ex mariti che, dopo la sep’arazione o divorzio, continuano a pagare la rata del mutuo dell’abitazione nella quale non possono più mettere piede. 85% È la percentuale in cui il giudice, al termine della separazione, decide di affidare il figlio-a o i figli alla madre. 43% È la percentuale di ex mariti che denuncia un peggioramento della situazione economica dopo la separazione.