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 2016  giugno 12 Domenica calendario

La Pechino-Parigi, la gara tra auto più lunga e più epica

Sono passati 109 anni da quando cinque automobili si sfidarono nella Pechino-Parigi. Un giornale francese, lanciando la gara, voleva dimostrare come «dal momento che l’uomo ha l’automobile, egli può fare qualunque cosa e andare dovunque... qualcuno accetta di mettersi in viaggio?». Tra i temerari che risposero c’era il principe Scipione Borghese, accompagnato dallo chauffeur Ettore Guizzardi e dall’inviato speciale del Corriere della Sera Luigi Barzini: «redattore viaggiante» si diceva allora nella sede di via Solferino 28 a Milano, la stessa di oggi. Borghese con la sua Itala arrivò primo a Parigi il 10 agosto del 1907, il secondo fu staccato di venti giorni.
Oggi dalla Grande Muraglia di Pechino la sfida rivive: 109 equipaggi, 13.695 chilometri attraverso 11 Paesi fino a Parigi. Le strade non sono più quelle del 1907, ma resta la prova più lunga del mondo, con vetture d’epoca. Sette equipaggi sono italiani, cinque su Alfa Giulia degli anni 60 e 70 (due sono ufficiali della Scuderia del Portello).
Nella prima edizione vinta dall’Itala di Borghese la benzina e l’olio furono trasportati a dorso di cammello negli accampamenti allestiti per i rifornimenti. Oggi c’è chi si è messo dietro il sedile quattro taniche di benzina cinese per miscelarla con quella a pochi ottani che si troverà in Mongolia: «Così leggera che la puoi bere», ci ha detto uno dei concorrenti.
Sono dei gentlemen avventurosi anche i nuovi corridori: hanno modificato la coppa dell’olio della Giulia rialzandola perché era troppo bassa per le strade dissestate della Mongolia e del deserto del Gobi, hanno caricato tende per accamparsi, attrezzi e pezzi di ricambio per 300 chili.
Oltre alle Alfa, c’è una Lancia Lambda del 1927, una Aurelia, Bentley, Rolls-Royce anni 30. Cinquanta vetture sono state costruite prima del 1942, e 60 prima del 1977, le statistiche dicono che non più della metà arriveranno a Parigi.
Il «redattore viaggiante» Luigi Barzini mandò dispacci memorabili al Corriere, via telegrafo. Sull’Itala sedeva su un pneumatico Pirelli di scorta che il generoso principe Borghese aveva sgonfiato un po’ per alleviare i sobbalzi.
Gli italiani prima del via sono stati ospiti della nostra ambasciata a Pechino. L’ambasciatore Ettore Sequi ha ricordato che anche lui è stato alfista: nel 1989, quando era console a Teheran, aveva un’Alfa e siccome mancavano i pezzi di ricambio la affidava alle cure di un ingegnoso camionista iraniano.
L’arrivo il 17 luglio sugli Champs Elysées a Parigi. Una tappa italiana il 14 luglio a San Martino di Castrozza.