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 2016  giugno 11 Sabato calendario

«Caro amico mio, ma chi te lo fa fare?». Il dottor Zangrillo parla del cuore di Silvio Berlusconi

Il medico lo vorrebbe in pensione da tempo, l’amico è consapevole che non può fare diventare Silvio Berlusconi un leone in gabbia: «Può essere controproducente. Lui è un uomo del popolo». Alberto Zangrillo, 58 anni, è una delle persone più vicine in questo momento difficile al Cavaliere, anche se continua a dargli del lei. L’unica raccomandazione che fa al Corriere prima di rilasciare l’intervista è: «Scrivete per favore che gli voglio bene».
Berlusconi ha rischiato di morire. Perché nessuno, lei in primis visto che è il suo medico di fiducia, l’ha fermato prima?
«Ho dovuto impormi e lottare per obbligarlo a non fare la chiusura della campagna elettorale praticamente in contemporanea, cioè solo a tre ore di distanza, sulla piazza di Milano e di Roma in occasione delle elezioni amministrative. Sono riuscito a convincerlo solo perché lui già si sentiva affaticato. Ed era consapevole che non si trattava della solita stanchezza di chi dorme tre ore a notte. Così si è deciso di puntare tutto sulla sua presenza a Roma, anche perché si poteva coniugare con la sua volontà di andare a votare».
Ma nel 2006 il Cavaliere aveva già avuto problemi di cuore. Gli era stato impiantato un pacemaker per combattere l’aritmia.
«È sempre stato il cuore il centro del problema. Un cuore sano che, però, ha dovuto lavorare il doppio, talvolta il triplo di quello di una persona normale. La patologia della valvola aortica, che ha provocato l’episodio di scompenso cardiaco, ha sicuramente avuto un impulso negativo nella progressione per il comportamento di Berlusconi e il suo non volersi risparmiare mai».
Che cosa lo muove?
«Ripeto: lui è un uomo del popolo. Uno degli episodi che più mi ha colpito in questi anni è la sua reazione in piazza Duomo quando è stato colpito con una statuetta sul volto. Un individuo normale quando viene colpito da un oggetto contundente che provoca dolore non vede l’ora di mettersi al riparo. Lui ha preteso di uscire subito dalla macchina per dimostrare che era vivo. Non l’ha fatto solo per i figli: era per la sua folla».
I rischi per la salute?
«La gente cerca sempre il contatto fisico. La cosa che più mi ha spaventato negli anni è il suo sforzo fisico durante i comizi. Viene considerato quasi una rockstar. Finito il discorso c’è il bagno di folla. Estremamente faticoso per uno che non si sottrae mai. Così si corrono rischi per la salute, anche importanti. Ma lui non vuole deludere».
Non gli ha mai consigliato dei momenti di pausa?
«Forse questo è stato un errore, anche mio. Alberto Zangrillo medico di Mario Rossi, gli avrebbe consigliato da tempo di andare in pensione. Ma come medico di Silvio Berlusconi so che non è possibile farlo. E, probabilmente, non è neanche giusto. Lo farei diventare un leone in gabbia».
Come medico allora che cosa ha cercato di fare?
«L’obiettivo è tentare di limitare il tempo di durata delle esposizioni pubbliche. E di verificare che la situazione ambientale non sia troppo sfavorevole».
Ogni tanto, però, cede alla tentazione di dirgli di fermarsi.
«Più che altro mi viene da dirgli: caro amico mio, ma chi te lo fa fare?».