ItaliaOggi, 11 giugno 2016
A Mamoiada il sindaco vieta i compiti per le vacanze
Potrebbe essere un buon modo per riavvicinare i giovani alla politica. Di sicuro, gli studenti di Mamoiada, un comune sardo in provincia di Nuoro, saranno entusiasti del provvedimento adottato dal loro sindaco, che ha vietato i compiti delle vacanze estive.
L’iniziativa di Luciano Barone, eletto lo scorso anno con una lista civica, è quanto meno singolare. Anche se ha tutti i crismi dell’ufficialità. Il primo cittadino di Mamoiada, infatti, ha firmato un’ordinanza che decreta le «vacanze obbligatorie per tutti i ragazzi» che frequentano istituti di ogni ordine e grado.
Il sindaco dice di essersi ispirato a una lettera di un professore di liceo, Cesare Catà. Il quale, prima della fine della scuola, ha lasciato una consegna precisa ai suoi studenti: nessun compito, ma l’obbligo di trascorrere il tempo libero con scelte di qualità, come, per esempio, leggere, scrivere, guardare film e fare sport. Barone ha preso spunto e s’è fatto garante dell’iniziativa: all’inizio dell’anno scolastico sarà lui a interrogare gli studenti per capire chi avrà seguito il suo consiglio.
Il motivo per cui Barone ha deciso di adottare un simile provvedimento lo spiega il diretto interessato a ItaliaOggi. «In qualità di primo cittadino», dice, «ho molte responsabilità verso il mio territorio. E non parlo solo di buche stradali e di provvedimenti di routine. Spesso noi amministratori ci dimentichiamo che il nostro compito, prima di tutto, è quello di valorizzare il patrimonio umano, in particolare i giovani. Dalle nostre parti si dice che il sindaco dev’essere il babbo del paese».
Secondo Barone, vietare i compiti delle vacanze per permettere agli studenti di dedicarsi ad altre attività è un metodo formativo. «I nostri ragazzi sono bombardati d’informazioni», spiega il sindaco. «Sia nell’ambiente scolastico, sia in quello extrascolastico. Pensiamo, per esempio, al tempo che trascorrono su Internet. Le nozioni che hanno a disposizione sono tantissime, ma questo va a discapito della parte emotiva e relazionale. Quella che, un domani, li farà diventare adulti».
«I ragazzi, oggi, fanno fatica ad ascoltarsi», aggiunge Barone. «E io voglio incidere su questo aspetto, che è importante al pari di quello didattico». Il sindaco, dopo l’uscita dell’ordinanza, confessa di aver ricevuto sia elogi da docenti e genitori, sia critiche, «in particolare dal mondo accademico. Mi hanno detto che non ho l’autorità per entrare nello specifico della materia scolastica, e di questo potremmo anche discuterne».
«Dall’altra parte, però, in qualità di sindaco vengo contattato quando si verificano criticità a scuola, così come vengo chiamato in causa dalle famiglie che mi chiedono di dedicare la massima attenzione al sistema scolastico. Quindi non sono poi così estraneo al mondo educativo. Soprattutto, non delego le mie responsabilità, ma le affronto di persona».
Chiediamo a Barone se la sua iniziativa, in qualche modo, può avere anche un fine politico. «Se la politica viene intesa nella sua essenza più nobile, perché no». Per nobiltà della politica, il sindaco intende «la partecipazione al tessuto sociale e urbano in cui si vive. Io voglio che i cittadini, ragazzi compresi, siano più sensibili e più attenti alle dinamiche sociali e collettive». Che, per Barone, sono importanti almeno quanto lo studio.