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 2016  giugno 11 Sabato calendario

I funerali di Sara

Tina parla alla sua bambina, uccisa da un uomo che diceva di amarla, ennesima vittima di quello che sempre più assomiglia a un genocidio. «Una strage di innocenti», come l’ha definita questa signora che nel giorno più buio e lungo ha raccolto tutta la sua forza.
«Ora giustizia» 
«Cara Sara, eccomi, oggi sono qui. Guarda quante persone sono qui per te. Eri, sei, una ragazza speciale, esuberante, allegra, solare, tenera, affettuosa, piena di voglia di fare, di interessi, testarda fino all’estremo, amante dello studio, della musica, del ballo, spiritosa, caustica all’occorrenza, determinata, disposta a qualunque sacrificio. Così ti voglio ricordare, col tuo bel sorriso. Un gesto crudele ha spento quel sorriso, ma mai potrà cancellare la tua presenza. Voglio giustizia, combatterò con tutte le mie forze, con la tua tenacia, per ottenerla». 
Sono tante le persone arrivate a dare l’ultimo saluto a questa ragazza che è diventata un simbolo. Ascoltano in silenzio, pregano, si asciugano le lacrime. Ci sono tanti amici, parenti, ma anche persone che non conoscevano l’angelo dai capelli biondi e dal sorriso dolce che fissa chi entra.
Nella parrocchia del suo quartiere molti i giovani arrivati per accompagnarla nel suo ultimo viaggio. Ed è a loro che mamma Tina si rivolge incitandoli a seguire sempre i loro sogni. Come faceva sua figlia. 
Il prete dice la sua omelia e legge le parole del vescovo che non è venuto. Sono in tanti a notarlo. «Ho seguito con apprensione e sofferenza la vicenda» scrive il vescovo. «Giorno dopo giorno quello che sembrava amore è diventato odio» e dal «rispetto» si è passati alla «prevaricazione». Ci sono i compagni di classe del liceo Cannizzaro, ma anche dell’Università Roma Tre e le amiche con cui ballava alla scuola di danza «Scarpette rosse». C’è anche Alessandro il suo nuovo amore, che ha in mano un girasole per lei. Tante volte si è rimproverato di non averla riaccompagnata a casa quella maledetta sera. Ma oggi nulla ha più senso, è il tempo dell’addio. 
«Poteva capitare a una delle nostre figlie». Paura e sconcerto passano tra i banchi di questa chiesetta gremita. Sulla bara bianca, alla fine, mamma Tina posa le scarpette da ballo, la grande passione della figlia il suo sogno, la sua felicità. le sue ali. Tutto spazzato via da un uomo infelice incapace di accettare che Sara avesse deciso di volare senza di lui.