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 2016  giugno 11 Sabato calendario

Roberta Lombardi e quella storia ipocrita dell’«uno vale uno»

Una parlamentare ha scritto su carta intestata della Camera al preside della scuola di suo figlio per chiedere una bonifica ambientale e la riparazione del sistema d’allarme. Il cuore di mamma che batte in ogni italiano, persino in quelli che genitori non sono, è portato a minimizzare l’episodio. Però viviamo nell’era dei lumi a Cinquestelle, sotto l’egemonia culturale dello scontrino e perennemente in trincea nella guerra al privilegio. Secondo le prescrizioni del galateo pentastellato, un parlamentare può benissimo ostentare la propria carica per denunciare lo stato fatiscente delle scuole. Ma se si azzarda a farlo con quella frequentata dal figlio, retrocede dal ruolo di parlamentare a quello di genitore semplice. Ed è come tale che dovrebbe rivolgersi al preside. Senza carta intestata. Altrimenti la sua diventa una forma di intimidazione. 

Qualche berluscones superstite o riconvertito al verbo democratico attingerà a un’interpretazione più elastica: se la deputata non ha chiesto nulla di specifico per la sua creatura, che male ha fatto? Ma l’oracolo pentastellato gli risponderà che è stata proprio la presenza del pupo a indurla a occuparsi delle magagne di quell’istituto. E questa è una discriminazione bella e buona, dato che l’onorevole rappresenta tutti gli italiani, non solo quelli che hanno la fortuna di mandare i figli nella scuola frequentata dal suo. Si può dunque immaginare come si sentiranno i grillini della prima ondata nell’apprendere che la deputata in questione è Roberta Lombardi, già portavoce e ora alta dirigente del movimento. Loro, a quella storia ipocrita dell’«uno vale uno», ci avevano creduto davvero.