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 2016  giugno 11 Sabato calendario

Marmo, l’export funziona ma il mercato rallenta

I risultati record raggiunti nel 2015, con le esportazioni che per la prima volta nella storia hanno superato i due miliardi di euro, non sono sufficienti a rassicurare le imprese del settore lapideo, sia marmi sia tecnologie (macchine per la lavorazione del marmo). Tra i numerosi imprenditori riuniti, ieri, in un hotel di Milano per l’assemblea annuale di Confindustria Marmomacchine (che ha visto la riconferma alla presidenza per il prossimo biennio di Stefano Ghirardi) si avverte la sensazione che, a dispetto dei numeri lusinghieri dell’export 2015, non tutto vada per il meglio.
Il rallentamento in atto nel commercio globale, l’incognita Brexit, le difficoltà che sta stanno incontrando i Paesi emergenti, tra i principali mercati di sbocco dei marmi made in Italy e l’emergere di nuove instabilità geo-politiche preoccupano le imprese, che già devono fare i conti con un mercato interno debolissimo. Il settore lapideo vive di esportazioni e scruta con particolare attenzione l’evoluzione dello scenario internazionale. Va sottolineato che questo settore vanta un surplus commerciale di quasi 2,8 miliardi ed è quindi strategico per la bilancia commerciale del Paese. 
Flavio Marabelli, presidente onorario di Confindustria Marmomacchine, è realista: «Effettivamente – dice Marabelli al Sole 24 Ore – siamo molto prudenti sul 2016. L’anno è iniziato con il freno a mano tirato sui principali mercati. L’export di materiali lapidei, nei primi due mesi del 2016, è cresciuto appena dell’1,1% sul 2015, mentre l’export di tecnologie è addirittura crollato del 20% sull’anno precedente. Va detto che il primo bimestre dell’anno è poco significativo, ma conferma le difficoltà del momento. C’è un problema di competitività del Paese che si ripercuote anche sul nostro settore». Quali sono le prospettive dell’export di marmi e tecnologie per l’anno 2016? «Nel 2015 siamo cresciuti tantissimo, raggiungendo livelli record. Quindi – risponde Marabelli – potrebbe già essere un successo registrare a fine anno un risultato positivo, anche modesto».
Passo indietro. Con due miliardi di esportazioni complessive tra materiali lavorati e grezzi, il comparto lapideo italiano ha chiuso il 2015 con il record di vendite all’estero, facendo segnare un brillante +7 per cento. Nello specifico, sono le esportazioni di prodotti lavorati e semilavorati made in Italy, quelli a più alto valore aggiunto che costituiscono circa l’80% del valore del nostro export, a guidare la performance positiva (1,6 miliardi, +7,8%). Tra i mercati di sbocco, si segnala il boom di vendite di marmi italiani negli Stati Uniti (+24,7%, primo mercato di sbocco) e negli Emirati Arabi (+52,9%). Anche per i costruttori di macchine e tecnologie per la lavorazione del marmo il 2015 è stato positivo, con un valore dell’export pari a 1,2 miliardi (+19%). Ora però il quadro è mutato, «con la curva della tanto attesa ripresa che tende ancora all’orizzontalità» commenta il presidente di Confindustria Marmomacchine, Stefano Ghirardi.
Per dare una scossa, Confindustria Marmomacchine lancia due proposte al governo. Mercato interno: per alimentare il consumo nazionale di materiali lapidei, le imprese chiedono un atto di indirizzo governativo che incentivi l’utilizzo di materiali made in Italy nelle realizzazioni di opere pubbliche. Mercati esteri: rimozione delle barriere tariffarie e non tariffarie intervenendo a livello internazionale per ottenere una legittima reciprocità commerciale con Paesi terzi quali Brasile e India.