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 2016  giugno 11 Sabato calendario

I siriani che fumano come turchi sono un problema

 La vita e la salute dei siriani sono in grave pericolo, e l’Onu ha così deciso di fare un importante appello su un tema così decisivo, che anche Bashar Assad e l’Isis una volta tanto sono d’accordo con il contenuto di questa campagna. Ma neanche il consenso di Nazioni Unite, governo siriano e Stato Islamico assieme potranno bastare, se i siriani non decideranno di fare loro la cosa più importante. No: non stiamo parlando di un’esortazione a porre fine alla guerra civile che in 5 anni, 2 mesi, 3 settimane e 5 giorni ha fatto mezzo milione di morti, 4 milioni di profughi e 7,6 milioni di sfollati interni su una popolazione totale di 17 milioni di persone, arrivando nei suoi contraccolpi a travolgere la stessa Europa con un’ondata di fuggiaschi che rischia di far saltare Schengen e perfino l’integrazione europea. L’Organizzazione Mondiale della Sanità, agenzia dell’Onu incaricata appunto di occuparsi della salute dell’umanità, avverte infatti i siriani che devono smettere di fumare. E non pensino di scantonare con la scusa che la guerra pone loro di fronte a ben altre urgenze. «Senza dimenticare la crisi in corso nel Paese», la signora Elizabeth Hoff, rappresentante della Oms in Siria, ha sottolineato l’urgenza del controllare il consumo di tabacco e shisha (o narghilè) tra la popolazione – specialmente tra i giovani, le donne e gli studenti adolescenti. Non sia mai che un ragazzino arruolato a forza in una milizia prima di finire sotto un bombardamento di gas possa rovinarsi i polmoni col fumo.
Non sia mai che una donna ridotta a schiava sessuale dei jihadisti possa mai disgustare i suoi padroni per via dei denti ingialliti dalla nicotina. Risalente al primo giugno, il comunicato dell’Oms riferisce che la norvegese Hoff ha parlato a un evento per il World No Tobacco Day 2016, e che se l’è presa in particolare con i narghilè. «Molti giovani, donne e adolescenti in età scolastica in Siria si sono dati a fumare la shisha nell’idea che è più alla moda e meno dannosa delle sigarette». Sicuramente è meno dannosa di bombe e decapitazioni, ma con rigore vichingo la responsabile dell’Oms in Siria avverte: «la verità è che fumare la shisha è 20 volte più pericoloso che fumare le sigarette, e i fumatori di shisha sono a rischio per alcune delle stesse malattie che colpiscono i fumatori di sigarette come cancro orale, cancro al polmone e allo stomaco, cancro alla gola e riduzione delle capacità riproduttive». La Hoff ha dunque esortato le autorità siriane «a tutti i livelli» a collaborare con l’Oms per quella politica del «plain packaging approach» che consiste nel ridurre il fascino dei pacchetti in cui viene servito un prodotto che in tutto il mondo «uccide sei milioni di persone all’anno». È infatti ampiamente noto che il governo siriano controlla il territorio del Paese, che in questo momento non ha altre urgenze più impellenti del mettere le sigarette in pacchetti che spaventino i consumatori, e che se non fumassero i siriani di oggi avrebbero aspettative di vita lunga e felice...
Avvertiamo che sulla prima e terza asserzione stiamo facendo dell’amara ironia, ma sulla seconda no. All’evento era infatti presente anche il dottor Ahmed Khlefawy, viceministro della Sanità del regime di Bashar Assad. E nel ricordare come la Siria sia stata uno dei primi Paesi al mondo a firmare la Convenzione Quadro dell’Oms sul Controllo del Tabacco ed a vietare il fumo nei luoghi pubblici ha evidenziato come effettivamente il suo governo consideri la lotta al fumo una delle principali emergenze nazionali. Per lo meno, è questa l’immagine che vuol far passare. Comunque, è stato proprio il dottor Ahmed Khlefawy a ricordare con energia che «la crisi attuale non può essere una scusa per i siriani per mettere in pericolo le proprie vite», nel mentre premiava le scolaresche tra chi aveva realizzato il miglior poema, tema o disegno sui pericoli del fumo.
Il bello è che anche lo Stato Islamico sembra convergere sulla campagna di Oms e governo di Bashar Assad contro il fumo. L’unica differenza, è nei metodi utilizzati. Come si è ricordato, Oms e Bashar vorrebbero infatti emulare quel sistema che si è ampiamente diffuso in Occidente, e che consiste nel mettere le sigarette in confezioni dai colori funebri e con sopra avvertimenti ancora più funebri. L’Isis, invece, prende direttamente i fumatori a frustate. Quale dei due metodi avrà più successo?