la Repubblica, 11 giugno 2016
Sascha Lewandowski si è suicidato dopo aver fatto sesso con un dodicenne
Una squallida vicenda di abusi sessuali su un minore, il senso di colpa, il suicidio. Il triste percorso finale di Sascha Lewandowski, l’ex allenatore di Bayer Leverkusen e Union Berlino ritrovato senza vita nel bagno di casa, a Bochum, ha preso l’avvio in un’orrenda nottata in un parco a nord di Dortmund. Lì, venerdì scorso, il tecnico tedesco, solo omonimo dell’attaccante polacco del Bayern Monaco, sarebbe stato – è il racconto della Bild – sorpreso con un dodicenne di origini rumene. La polizia, che stava effettuando un controllo di routine, avrebbe trovato il 44enne Lewandowski positivo all’alcol test (0,88 per mille). Sia il tecnico che il ragazzo sarebbero stati sottoposti a visita medica, con le forze dell’ordine che avrebbero sequestrato fazzoletti e vestiti come possibili prove di abusi sessuali. L’allenatore era poi stato rilasciato dopo una notte in cella. Il parco, a due passi dalla stazione di Dortmund, è un luogo assai poco raccomandabile, tra spaccio, prostituzione e contraddistinto da un alto tasso di immigrazione, con una forte presenza di comunità Rom provenienti da Bulgaria e Romania. Impossibile capitarci per caso.Immaginabili le ultime ore di Lewandowski: il litigio con la compagna sabato mattina, la decisione di trascorrere la notte in albergo, il senso di colpa crescente. Domenica mattina il ritorno a casa. Lewandowski avrebbe anche scritto una lettera d’addio e lo stesso giorno, probabilmente, si sarebbe tolto la vita. Alcuni amici l’avrebbero cercato fino a mercoledì sera, quando hanno poi allertato la polizia. Il corpo dell’allenatore giaceva in bagno, sulla porta l’avvertimento, scritto a mano su un biglietto, “Pericolo di morte, monossido di carbonio”. L’uomo aveva lasciato per depressione nel marzo scorso la sua ultima panchina, quella dell’Union Berlino, in Zweite Bundesliga. Intorno a questo dettaglio si erano affollate le prime voci e rapidamente la vicenda era stata accostata alla fine di Robert Enke, il portiere morto suicida per depressione nel 2009. La realtà, se la storia verrà confermata dall’esito delle indagini ancora in corso, era invece assai più torbida.