Corriere della Sera, 11 giugno 2016
In Italia ci sono sempre meno italiani
Ci sono sempre meno italiani residenti sul nostro territorio, ed è da novant’anni che non accadeva una cosa simile. È l’Istat a fornire il dato, che allarma anche il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Cei: «Non bastano i soldi – dice – ci vuole la speranza che manca. Se un Paese non fa figli o ha pochi figli, vuol dire che sta male dal punto di vista economico, dell’occupazione, delle politiche familiari e quindi c’è paura a mettere al mondo figli».Nel corso del 2015, rileva l’Istat, si è registrato un forte calo demografico, 130 mila e 61 residenti in meno. Ma se andiamo a guardare le cifre che si riferiscono agli italiani soltanto, senza cioè i 5 milioni e 26 mila stranieri residenti sul nostro territorio, il dato diventa ancora più pesante: sono 141 mila e 777 i residenti in meno. Inoltre 70 mila italiani hanno lasciato il Paese.
Il saldo negativo sul complesso della popolazione iscritta all’anagrafe, quindi, riguarda solo gli italiani: se il dato complessivo si attesta attorno ai 130 mila è perché gli stranieri, al contrario, crescono, sono sempre cresciuti in questi anni. Nel 2015 erano 11 mila 716 in più rispetto all’anno precedente, non molti in verità, eppure sono stati loro a contenere la perdita di cittadini residenti.
L’Istat ha condotto la ricerca demografica in questo modo: al censimento generale del 2011 ha sommato il bilancio anagrafico del periodo tra il 9 ottobre e il 31 dicembre 2011 e poi dei quattro anni successivi, fino a quello scorso. Tra flussi in entrata, nascite ed immigrazione, e quelli in uscita, decessi ed emigrazione, la popolazione italiana alla fine del 2015 è di 60 milioni 665 mila: di questi l’8,3% sono stranieri, media nazionale che sale al 10,6% per gli stranieri residenti nel Centro Nord.
La causa della decrescita della cittadinanza italiana iscritta all’anagrafe è dovuta alla dinamica naturale, con un «effetto rimbalzo» dovuto ai decessi di quanti erano nati durante il baby boom : sempre più anziani e sempre meno nascite. Eppure, il numero di decessi è più alto del dato «fisiologico». Tra le cause, l’aumento delle morti per influenza, molti over 75 non si sono vaccinati, è diminuita la spesa sanitaria, si tende a fare meno prevenzione e ad acquistare meno medicinali perché costano troppo per chi vive di pensione. C’è stato anche un importante fenomeno climatico, la scorsa torrida estate che ha provocato morti tra le persone molto avanti negli anni.
Nel 2015 si è anche verificata una diminuzione di italiani residenti molto più consistente per le donne che per gli uomini, 84 mila 792 donne in meno contro i 45 mila 269 uomini. In parallelo, l’Istat ha rilevato una nuova diminuzione dei ragazzi con meno di 5 anni (13,7 per cento) e una nuova crescita degli over 65.
Continua poi il fenomeno delle «culle vuote»: 90 mila neonati in meno negli ultimi sette anni. Nel 2015 sono nati quasi mezzo milione di bambini, ma le nascite sono state 16 mila 816 in meno rispetto all’anno prima. Si fanno meno figli al Nord e anche al Centro, che si avvicina al Settentrione, con famiglie senza figli o con un solo figlio. In calo anche il numero dei nati vivi al Sud e nelle Isole.
Molte le cause della sempre più bassa natalità delle italiane: è evidente un cambiamento di cultura, le donne fanno meno figli perché lavorano e sono più istruite, così aspettano fino ai quarant’anni e oltre. Tuttavia ci sono quelle che aspettano perché il lavoro non ce l’hanno ancora.