ItaliaOggi, 10 giugno 2016
Il primo e catastrofico errore di Susanne Klatten si chiama Carbon. Così la donna più ricca della Germania ha fatto flop
Susanne Klatten è la signora più ricca di Germania, e lo resta nonostante un colossale errore nei suoi investimenti. Ed è anche coraggiosa. Si conquistò una fama internazionale, di cui avrebbe fatto a meno, nel 2008, quando denunciò il ricatto del gigolò svizzero Herg Sgarbi, chi avrebbe mai detto che ci fossero gigolò elvetici? Aveva pagato cinque milioni di euro, ma l’amante ne pretese altri sette.
Lei li incassa in una settimana, ma andò alla polizia: «Per me, e per tutte le donne, dobbiamo difenderci». Una donna nota come lei non avrebbe potuto concedersi una normale avventura galante senza dare scandalo, quindi era ricorsa a un professionista.
Sgarbi ha scontato sei anni e mezzo nel carcere di Ladnberg, lo stesso dove fu rinchiuso Hitler nel 1923, neanche un giorno di sconto perché non ha rivelato dove erano finiti i milioni già incassati. In Germania c’è la certezza della pena. La stampa scandalistica ha lasciato in pace Frau Susanne. Se la distrazione non interessava il marito Jan Klatten, perché doveva scandalizzare i tedeschi? Perfino la Bild Zeitung si era limitata a pubblicare solo le iniziali della vittima, e avrebbe continuato a farlo se non fosse stata la stampa italiana a rivelarne l’identità.
Oggi, Frau Susanne, 54 anni, appare in copertina sul numero di giugno del mensile Manager Magazin, ma per questioni finanziarie: Milliardengrab, è il titolo, una tomba di miliardi.
Ha puntato sulla Carbon, sicura di riportare in attivo un’azienda pericolante, come sempre le era riuscito in passato, ma il valore azionario è precipitato, da due miliardi e 669 milioni di euro nel 2011, a 875 milioni. E la discesa continua. Il primo, ma catastrofico errore di Frau Klatten, della famiglia Quandt, maggiore azionista della Bmw, come dire gli Agnelli di Monaco. In precedenza, gli altri investimenti si erano rivelati altrettanti successi: aveva acquistato al cento per cento la Altana (chimica), e in pochi anni il valore della società è cresciuto di due miliardi e 600 milioni. Nel 2015, ha venduto agli spagnoli la Nordex (energia eolica) con un guadagno netto di 165 milioni. E l’anno scorso il suo pacchetto azionario della Bmw (il 21 per cento) le ha fruttato 440 milioni di interessi.
Non ha di che preoccuparsi. Ma i piccoli azionisti della Carbon, che produce fibre in carbonio, hanno visto polverizzarsi il loro capitale. Negli ultimi 15 anni, avevano ricevuto solo in due occasioni 20 cent per azione, e speravano nel tocco magico di Frau Susanne, come al casinò quando si puntano i gettoni imitando il giocatore più fortunato o abile alla roulette. Susanne Klatten aveva comprato il 28 per cento della Carbon, per quasi mezzo miliardo di euro, e la sua Bmw è azionista con un altro 18. La signora decise di dirigere il consiglio di sorveglianza. La prima volta per un membro della famiglia Quandt: di solito preferiscono partecipare senza esporsi in prima persona. La Carbon (fino al 1992 apparteneva al gruppo Hoechst) produce fibre che vengono impiegate nel riciclaggio dell’acciaio, ma il settore è in crisi a causa della Cina che produce il 49 per cento dell’acciaio mondiale: il metallo di seconda mano, diciamo così, di Frau Susanne finisce per costare di più dell’acciaio Made in China. «Non è detta l’ultima parola», dichiara. Lei non è abituata alla resa, e alle sconfitte.