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 2016  giugno 10 Venerdì calendario

Parigi è sommersa dai rifiuti. L’alluvione ma soprattutto lo sciopero dei netturbini l’hanno messa in ginocchio


È l’ultima offesa alla città dopo l’alluvione, il quasi straripamento della Senna, la chiusura di alcune linee della Rer, la ferrovia metropolitana che collega il centro con le periferie.
Parigi è sommersa dalla spazzatura, causa sciopero degli spazzini (éboueurs), degli addetti alle fogne (égoutiers) e del personale che gestisce i centri di raccolta e i quattro inceneritori, nella banlieue a sud della capitale.
Da giorni nessuno svuota i cassonetti dei condomini, i camion della raccolta della spazzatura restano bloccati nei garage e quando, mercoledì scorso, il sindaco, Anna Hidalgo, ha chiamato la polizia per far sgombrare i picchetti e le barricate (perché, qui in Francia, gli scioperi si fanno così, sono una mezza guerriglia urbana) del grande garage di Ivry sur-Seine, anche gli autisti si sono messi in sciopero.
Per solidarietà, visto che l’obiettivo comune è il ritiro della legge sul lavoro, quello straccio di Jobs Act alla francese che il 14 giugno prossimo arriva in senato per la seconda lettura.
Lo spettacolo delle strade, delle piazze, dei quai sul Lungosenna dove cominciano ad affiorare i detriti della grande piena, annuncio di un prossimo allarme sanitario (perché è arrivato il caldo umido dell’estate parigina che somiglia a quella milanese), è desolante. E fa inviperire tutti, cittadini e turisti.
Alla vigilia degli Europei di calcio (il fischio di avvio il 10 giugno, domani per chi legge) la situation est préoccupante, ammettono la Hidalgo e il suo direttore (Patrick Furé) dell’agenzia pubblica Syctom, che si occupa dello smaltimento dei rifiuti in tutta la regione dell’Ile-de-France (84 comuni).
Per giorni, dal 30 maggio, quando è cominciato lo sciopero dei netturbini (con relativi blocchi a sorpresa dei camion e degli inceneritori, tre su quattro al servizio della capitale), la Marie e la Syctom hanno provato a gestire l’emergenza spostando il flusso della raccolta verso altri inceneritori a nord di Parigi (quello di Romainville e di Paris-Issy) e confidando su quella percentuale di raccolta appaltata ai privati, i grandi gruppi Veolia, Derichenbourg e Pizzorno, che coprono una decina di arrondissement.
Alla fine, però, hanno dovuto arrendersi di fronte al ricatto della Cgt, la Cgil francese, che ha minacciato, per bocca del suo segretario generale della funzione pubblica, Baptiste Talbot, di endurcir la grève des poubelles, di rendere ancora più duro lo sciopero della spazzatura con altri blocchi, altre barricate e non s’illudessero i sindaci, non solo la Hidalgo perché lo sciopero dei netturbini interessa tutta la Francia, di poter fare come il sindaco di Colombes, un piccolo comune della cintura parigina, che ha chiamato uno smaltitore privato e ha fatto scortare i camion della spazzatura dai vigili urbani.
La situazione è complicata dal fatto che i dipendenti delle società private (si tratta, come si diceva prima, di colossi dello smaltimento con miliardi di euro di fatturato e decine di migliaia di dipendenti, come Veolia, Derichenbourg e Pizzorno) stanno cominciando, anche loro, a incrociare le braccia perché è arrivato il loro turno di Nao, che vuol dire Négociation annuelle obligatoire, insomma le trattative per il rinnovo del contratto di lavoro.
La coincidenza con lo sciopero dei netturbini pubblici, che qui si chiamano pomposamente agents municipaux, dipendenti comunali, rappresenta un vero allarme. Anche perché non si vedono margini di trattativa. La Cgt-services public sta lottando, infatti, jusq’au retrait de la loi du travail (come si legge nell’home page del suo sito web), per il ritiro della legge sul lavoro, cioè per un obiettivo impossibile.
Difficile immaginare anche un ricorso massiccio alla precettazione. A Saint-Etienne, per dire, il prefetto ha ordinato di rimuovere i blocchi ai due inceneritori di Ariège: la risposta è stata un endurciment dello sciopero. Senza una copertura politica (che non si è vista neanche per lo sciopero dei ferrovieri che ancora continua a singhiozzo, mentre il premier Manuel Valls sta cercando una via d’uscita) non si può certo sperare nella determinazione di qualche prefetto.
Almeno che la grève des poubelles a oltranza non crei, soprattutto a Parigi, problemi sanitari tali da costringere gli spazzini a tornare al lavoro, bongré, malgré. Togliendo così un alibi anche alla Cgt che forse, al di là dei proclami, sta cercando una strada per tornare indietro. E anche questo è un paradoxe français.