ItaliaOggi, 10 giugno 2016
Il Cardinale Pell è stato rinconfermato ministro delle Finanze del Vaticano. Anche se si era dimesso
Ancora sei mesi, avanti almeno fino a dicembre. Poi, aliter provideatur, si provvederà altrimenti. Stiamo parlando di George Pell, il potente prefetto della Segreteria per l’Economia, il ministero delle Finanze papali, che l’8 giugno ha presentato le sue dimissioni al compimento dei 75 anni. Dimissioni che Papa Francesco non ha accettato, avviando così il regime di prorogatio, quel donec aliter provideatur del levigato latino curiale. Perché, dicono a ItaliaOggi da Oltretevere, che ci sarà un successore è chiaro. E che il periodo ormai rimasto da percorrere all’uomo incaricato di vegliare sulle finanze della Chiesa potrebbe essere dunque relativamente breve (sei mesi, appunto: ma qualcuno parla di un anno intero). Poi ci sarà una pensione senza troppi scossoni, magari qui a Roma. Del resto, lo stesso Pell ha ammesso di avere dei senior moments, dei momenti di defaillance della memoria. Lo ha detto quando, nel marzo scorso, è stato sentito dalla Royal Commission australiana che indaga sugli abusi dei preti pedofili (ma lui non è indagato).
Lui il cui entourage ha fatto delle spese non proprio in linea con la carità evangelica (fonte: Avarizia di Emiliano Fittipaldi), tipo un sottolavello da 4.500, lui che non avrebbe avuto potere di firma del contratto da 3 mln $ per tre anni con Price Waterhouse Coopers, chiamata a compiere l’audit interno al Vaticano, contratto sospeso attualmente per intervento della Segreteria di Stato guidata dal cardinale Pietro Parolin. Insomma, le premesse per un periodo di prorogatio ci sono tutte: e una volta chiarita la questione contratto, chissà che non arrivi la pensione.
Se il cardinale australiano entra in una sorta di cono d’ombra, divenendo una sorta di «anatra zoppa», è anche vero che all’Istituto per le Opere di Religione le cose hanno bisogno di essere riviste. Non è un mistero che il board dello Ior abbia avuto la simpatia di Pell, il quale ha da poco perso (nel mese di maggio) un uomo di altissimo valore come Carlo Salvatori, dimessosi insieme a Clemens Boersig. E non è altrettanto un mistero – come ItaliaOggi ha scritto – che Jorge Mario Bergoglio gradirebbe un cambio di passo. I bookmakers vaticani iniziano quindi ad accettare scommesse su un rimpasto del board Ior in tempi ragionevoli, nella misura in cui la macchina vaticana e il modo cauto di procedere da parte del Papa permetteranno.
Chiamato nel 2014 ad occuparsi delle finanze papali, il mandato di Pell dovrebbe terminare nel 2019. Il cardinale ha precisato nell’aprile scorso – dopo una visita di Bergoglio negli uffici della Segreteria – di avere la piena fiducia del Papa e che resterà al suo posto fino alla naturale scadenza del suo mandato, quando avrà 78 anni. A chi gli chiedeva – dopo la sua testimonianza davanti alla Royal Commission sugli abusi del clero australiano – se si sarebbe dimesso, ha risposto di no, perché le sue dimissioni sarebbero state lette come un’ammissione di colpa. E che lo avrebbe fatto solo se richiestogli dal Papa.