Il Fatto Quotidiano, 10 giugno 2016
Il patto tra la Lega e il M5S? Ecco cosa scrive Travaglio
Quando si prende un buco perché un altro giornale ha lo scoop, non resta che inchinarsi all’altrui bravura. Chapeau a Repubblica, che ieri sparava in prima un notizione coi fiocchi: “Lega e M5S, pronto l’accordo per i ballottaggi”. Wow!, quel diavolo di Grillo deve aver incontrato in gran segreto Salvini dopo averlo sfanculato per anni. Voltiamo voracemente pagina in cerca di particolari. E la cronaca non tradisce le attese: pregna di fatti e testimonianze inoppugnabili, da manuale del provetto giornalista: “Ecco il patto Lega-M5S per i ballottaggi”. Ed ecco le prove.
1) “È la storia di un lungo corteggiamento, quella tra Lega e M5S… fatta di appelli non raccolti (Salvini chiede da tempo un incontro a Grillo) ma nemmeno smentiti”. Ecco, Salvini vuole vedere Grillo, Grillo non vuole vedere Salvini, ma zero smentite (non si sa bene di cosa, ma fa niente).
2) “Piccole intese locali” (dove? quando? boh) e “un lavoro di opposizione comune in Parlamento” allo “stesso nemico: Renzi” (se le opposizioni si oppongono al governo, ci dev’essere sotto qualcosa).
3) “‘Sulle riforme costituzionali abbiamo lavorato benissimo con Lega e Calderoli’, racconta un senatore 5Stelle” (quale non si sa, anche perché Calderoli era relatore del ddl Boschi, mentre i 5Stelle protestavano sui tetti).
4) “Sui Rom la Raggi ha parlato con durezza: ‘I campi vanno superati’” (o forse era Giachetti che il 3 giugno ha detto “I campi rom vanno smantellati”? Anche lui inciucia con Salvini?).
5) “A Bologna Di Maio è andato a dire: ‘Il fenomeno migratorio è una cosa enorme’” (cosa che ripete, in Italia e in Europa, anche il noto leghista Renzi).
6) “In Lombardia Maroni è riuscito a far passare un referendum sull’autonomia grazie ai voti dei 5Stelle, appoggiando una loro proposta” (questa è forte: i 5Stelle votano una loro proposta, che Maroni fa passare).
7) “A Cattolica sono i leghisti a voler appoggiare il grillino” (ecco: a Cattolica).
8)“Anche se Fico dice ‘Non faremo accordi con la Lega’, Di Maio non ha mai usato toni tanto netti: ‘Chi ci vuole votare ci potrà votare’” (invece Giachetti, Sala, Merola e Fassino non fanno che ripetere: “Chi ci vuole votare non ci potrà votare”).
9)“Salvini ha fatto l’endorsement per Appendino e Raggi” e Corrado, a Milano, ha rifiutato di dare indicazioni di voto, ma ha notato che “alcuni dei nostri voteranno Parisi per punire Renzi” (è così in tutti i ballottaggi del mondo: più che pro, si vota contro e le opposizioni si ritrovano contro il governo: per informazioni, chiedere a chi ha scritto l’Italicum).
10) “Sul treno che lo riportava a Roma dai funerali di Casaleggio, Di Battista raccontava: ‘Mi sono sentito dare un pugno sulla spalla e sai chi era? Bossi’”. Ecco dunque gli artefici del “patto”: Bossi e Diba, sul treno, col pugno. Servono altre prove? No. Volta pagina, e in 3 c’è Ilvo Diamanti con numeri definitivi: “Antipolitici e contro il governo: nasce il Carroccio a 5Stelle”. Pensate: “Quasi 3 elettori della Lega su 10 si dicono molto o abbastanza vicini a M5S” (però votano Lega, anche perché M5S vuol depenalizzare il reato di clandestinità e Salvini e Renzi no). E attenzione: “ciò che unisce lepenisti e seguaci di Grillo è l’avversione a Renzi”: e qui si offendono la sinistra Pd e Sel, ma anche Casa Pound che com’è noto è capofila del No. Conclusione: “Per ora si tratta di intese locali (dove? quando? su cosa? boh, ndr), ma è difficile non pensare a esperienze su più vasta scala”. Già, è difficile non pensare. I sinceri democratici prendano buona nota: all’armi, son lepenisti e antipolitici, stringiamoci a coorte, siam pronti al Pd, l’Italia chiamò. Volta pagina, e nella 4 riecco “Le intese Grillo-Salvini” (il primo non vuole incontrare l’altro, dunque è intesa). “Raggi e Appendino: ‘Accettiamo i voti di tutti’” (furbe, loro: mica come i candidati Pd che respingono i voti di tutti). Volta pagina, ed ecco in 35 la pacata analisi di Francesco Merlo (neodirigente Rai, così adesso lo paghiamo noi): “Incappucciato come il mafioso Malpassotu, Grillo blog-scaracchia sugli avversari”. Il putribondo comico, “imitando il suo esegeta Travaglio”, ha osato ricordare che ieri Orfini diceva il contrario di quel che dice oggi. Non sia mai: “oltraggio”, “teppismo politico”, “ritorno ai rutti e ai vaffa” come sui “muri di certe latrine, dove il primo che arriva scrive porcherie”.
Orfini ha risposto educatamente che Grillo “mi fa schifo”, ma lui è scusato: ha solo un po’ “grilleggiato”, mentre rinfacciare a un politico le sue incoerenze “è la tecnica del capocosca”, ergo Grillo è come “quel Malpassotu che, da un buco della campagna siciliana, masticando odio e cicoria, scagliava pizzini per sfregiare i nemici e umiliare gli innocenti”. U Malpassotu, alias Giuseppe Pulvirenti, fu il boss sanguinario della mafia catanese, reo confesso di una faida da 100 morti l’anno. A nessuno sfuggirà la sua straordinaria somiglianza con Grillo: due gocce d’acqua. Ricapitolando: tutti uniti contro i barbari del “patto Lega-M5S”, ora e sempre resistenza contro Beppe U Malpassotu e i suoi scaracchi da latrina, e il sole tornerà a splendere sui colli fatali di Roma. Ci sarebbe pure il titolo di pag.6, virilmente mussoliniano: “Pd, il premier tira dritto”. Sommario: “Avverte la minoranza: ‘Basta guerriglia interna, userò il lanciafiamme’”. È il messaggio pacificatore dello Statista: tira dritto col lanciafiamme perché vuole la pace. Meno male che Merlo non l’ha letto, sennò sai quanti mafiosi gli venivano in mente da paragonare al premier su Repubblica. Anzi, vista la sua fresca promozione in viale Mazzini, a quando una bella serie di Rai1 su Matteo U Tiradrittu che arrostisce vivi i nemici? Forza Merlo, sei tutti noi: ancora un piccolo sforzo e diventi gufo.