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 2016  giugno 10 Venerdì calendario

I dieci giorni migliori nella vita di Hillary Clinton

Immaginate una flotta e immaginate la portaerei in testa, il movimento lento, la misura delle distanze, il posizionamento e poi il fuoco. Questa descrizione è quanto di più simile abbiamo per spiegare la macchina elettorale di Hillary, lenta, riflessiva, ma di una potenza di fuoco senza pari quando si mette in azione. La flotta politica di Hillary l’abbiamo vista in azione negli ultimi dieci giorni con una serie di azioni coordinate che hanno colpito nel momento giusto. È un po’ come succede nei film, con il fuciliere con il dito sul grilletto in attesa di colpire il nemico che avanza con irruenza, determinazione e forte aggressività. E mentre aspetta ci si domanda come mai non ha ancora sparato.
La campagna Clinton ha fatto un po’ lo stesso. Grazie al disegno strategico di John Podesta ha aspettato fino all’ultimo, a prima delle primarie in California per far partire un attacco coordinato che ha spiazzato Trump e lo ha messo chiaramente in difficoltà. Tutto è cominciato con il discorso di Barack Obama alla Rutgers University, un attacco frontale all’inesperienza, alla superficialità alla negazione del valori di fondo americani impliciti nella candidatura di Trump. Subito dopo Hillary ha annunciato che avrebbe nominato suo marito, Bill Clinton, come zar dell’economia. Dietro questa nomina però si celava l’obiettivo di presentare Bill come l’anti Trump per la classe di colletti blu e più in generale di famiglie bianche che si sentono abbandondate da tutti. Subito dopo la conta dei voti prima dell’ultimo Supermartedì, poi la vittoria in California e in altri tre stati, seguita dalla rivendicazione della nomination di Hillary, con un forte messaggio per la mobilitazione del voto femminile. Ieri infine l’incontro alla Casa Bianca tra Obama e Sanders per favorire l’unità e l’appoggio formale di Obama a Hillary, in anticipo sulla fine delle primarie, martedì a Washington D.C. Quando arriverà anche l’appoggio di Sanders.
Una coreografia elettorale e di comunicazione di altissimo livello, di una flotta ad alto coordinamento che ha spiazzato le piccole fregate di Trump che avanzano in ordine sparso, senza una macchia politica alle spalle e senza una potenza di fuoco in grado di controllare l’esplosione per poi colpire con incredibile precisione l’avversario.