la Repubblica, 10 giugno 2016
Diego Armando Maradona parla di Pelé («Per noi è come Ali»), fa pronostici sugli Europei («Vincerà l’Inghilterra»), dell’Italia («Siete rognosi da affrontare ma state vivendo una crisi di talento enorme») e di Ibra («Vale la felicità di chi lo guarda»)
Pelé si appoggia a Maradona e a un bastone, Maradona abbraccia e bacia Pelé come un padre e dice: «Per tutti noi che abbiamo giocato a calcio, quest’uomo è come Muhammad Ali». Si sono stretti la mano per la prima volta in vita loro proprio ieri, riuniti dallo sponsor Hublot al Palais Royal, e dove sennò, per fare gli allenatori di due squadre di vecchie glorie neanche tanto vecchie (Ciro Ferrara, Bebeto, Seedorf, Crespo, Peruzzi, Rio Ferdinand, Hierro, Trezeguet, Dida, Materazzi). È finita 8-8 ed è finita anche l’antica guerra tra le due leggende del calcio. Dieguito ha pure giocato e segnato una doppietta, guardando la palla come un bimbo a cui l’abbiano appena regalata. «Ringraziamo Dio che Pelé sta meglio, questo è un giorno di pace e gioia per uno sport che soffre e io sono felice».
Diego, l’Europeo chi lo vince?
«Dico Inghilterra. Mi piace, ha un sacco di giocatori forti e Rooney mi ha sempre esaltato».
Gli inglesi, e poi?
«Poi il Belgio, perché gioca benissimo e il calcio è questo: giocare meglio degli altri col pallone. Il resto è chiacchiera e mercato».
Le storiche favorite? Niente?
«Okay, è persino banale: Francia perché è forte e gioca in casa, Spagna e Germania perché sì, ma io vedo la sorpresa grossa».
Non l’Italia, eh?
«No, direi di no. Ho seguito l’ultima amichevole in tivù. Siete sempre rognosi da affrontare, ma state vivendo una crisi di talento enorme. Una crisi globale, devastante. Non solo italiana».
Mondiale?
«Planetaria, storica. Anche Brasile e Argentina non sono più quelle di un tempo. Una volta potevano esportare cinquanta ottimi calciatori a stagione, adesso è già tanto se ce ne sono una decina e neanche poi così bravi, semmai normali».
Dicevamo della nazionale azzurra: dove può arrivare?
«Impossibile prevederlo, però non credo molto lontano. Passerà il primo turno, poi non so. Prevedo un grosso rischio, si chiama Conte».
E perché mai?
«Perché ha già firmato per il Chelsea e i giocatori sono gente un po’ particolare. Se Conte va da loro e gli spiega cosa devono fare, qualcuno potrebbe anche rispondere: mister, lei pensi al Chelsea che all’Europeo ci pensiamo noi».
Addirittura. Ma Conte non è un grande motivatore?
«Conte è già da un’altra parte, con la testa almeno. Gli azzurri devono dare il massimo per la bandiera, per i tifosi che li seguono e li amano ma non per il loro allenatore».
Diego, perché oggi si gioca peggio a pallone?
«Si è livellato tutto, le piccole nazioni sono cresciute, nessuno ha più segreti per nessuno. E i bambini giocano meno: in Europa possono farlo solo nelle scuole calcio a pagamento, in Sudamerica va meglio perché siamo più poveri e si gioca ancora in strada, ma non tanto meglio. Ho paura che la gente non ami più la palla, non le creda più».
E perché?
«Perché la scandalosa Fifa è stata uno tsunami, ha travolto tutto. Il pubblico non ha più fiducia e i genitori portano i loro bambini a fare altri sport, il basket, il nuoto, il tennis, non si gioca come una volta e il calcio non è mica eterno. Esiste una crisi di valori che non riguarda solo lo sport, ma la società intera».
Come si fa a tornare indietro?
«Riconquistando le famiglie. Il futuro è un papà che porta il figlio allo stadio, altrimenti muore tutto».
L’Europeo comincia tra mille paure: non sembra davvero uno spot per il calcio.
«È un momento decisivo, abbiamo tutti bisogno di pace, tranquillità e amicizia. Spero di vedere solo gioia e belle partite, campioni e amicizia tra le nazioni. Ma non possiamo più sbagliare».
Quali saranno i campioni di Euro2016?
«Il più grande è Cristiano Ronaldo, anche perché qui non ci sono Neymar e Messi, che però è carente di personalità per essere un leader. Higuain? Dopo tutti i suoi gol De Laurentiis deve mettere mano al portafoglio. Cristiano può portare in finale il Portogallo da solo: è un marchio registrato, un fuoriclasse incredibile, lo farei giocare anche di notte perché lui non si nasconde mai, non chiede di restare fuori se ha un doloretto alla caviglia. E che carisma! Va in campo come se andasse al bagno, con la stessa naturalezza. All’Europeo, quasi come lui c’è solo Ibra. Poi Rooney, Iniesta e Pogba».
Lo juventino sarà la stella di Francia?
«Non lo so, ma so che oggi nel mondo nessun giovane con meno di 23 anni è più forte di lui».
Vale 100 milioni di euro?
«Vale la felicità di chi lo guarda, dunque molto di più».