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 2016  giugno 10 Venerdì calendario

Autoritratto di Stefano Parisi

Dal grembiule dei gesuiti al baffo anni ’70 che ricorda alla lontana qualche figurina Panini di Roberto Pruzzo (calciatore giallorosso come la sua fede). Dal primo abbraccio con Gabriele Albertini – conosciuto davanti a un aperitivo al Camparino – al sorriso di Anita, la moglie al suo fianco dal 1982 nonché principale consigliere dell’aspirante sindaco.
L’opuscolo con cui Stefano Parisi entrerà nelle caselle postali dei milanesi prima del ballottaggio è un volumetto di 12 pagine: molto più sottile, per intenderci, dei mitologici dossier che il Cavaliere aveva stampato in milioni di copie prima delle elezioni del 2001 e 2006. Quella era «Una storia italiana» già alla ribalta, questo è l’incipit di una storia ancora da scrivere dal 19 giugno in poi. Nei prossimi giorni i volontari lo porteranno nei palazzi della città per raggiungere anche astenuti e indecisi. Il titolo? «Milano si merita di meglio», con in copertina la foto del candidato del centrodestra fotografato in cima a uno dei nuovi grattacieli milanesi.
All’interno c’è un racconto a cura di Andrea Orsini e Lucia Scajola che mescola aneddoti privati e curriculum pubblico, il cane Mirò e le scrivanie di Palazzo Chigi (dove Parisi è stato capo del Dipartimento economico). Lo staff ha prodotto alcune bozze, l’ultima verrà consegnata nelle case prima del voto. ll tutto corredato dalle idee per la Milano dei prossimi 5 anni e le sue parole d’ordine: sviluppo, innovazione, sicurezza, decoro. Ma in queste pagine c’è anche qualche pennellata del Parisi privato. Come quel baffone nero con i riccioli: «Il ’68 lascia tracce, se non nelle idee, almeno nel look», recita la didascalia della foto.
Il primo incontro con Anita Friedman, figlia di un medico ebreo americano, avviene a Roma durante la manifestazione di solidarietà dopo l’attentato alla Sinagoga di Roma del 1982. Lei, cresciuta in Africa e a Gerusalemme, ha appena raggiunto il padre in Italia. Si sposeranno due anni dopo e avranno due figlie: Sarah e Camilla. A fine degli ’80 Parisi entra a far parte della segreteria dell’ex ministro Gianni De Michelis. Quando cade il muro di Berlino, Parisi e De Michelis sono a Bonn e seguono dalla Germania il disfacimento del comunismo europeo.
Nel 1994 ecco l’incontro con Berlusconi, con Parisi «immediatamente colpito dall’atteggiamento di quest’uomo: uno dei più grandi imprenditori italiani che avrà l’umiltà di prendere lezioni da uno dei migliori funzionari dello Stato». Non a caso il Cavaliere conferma Parisi a Palazzo Chigi, dove il candidato sindaco resta anche con Dini e Prodi. Quest’ultimo gli regalò un sigaro Avana, dono di Fidel Castro.
L’arrivo a Milano è scandito dai luoghi dei primi incontri con Gabriele Albertini, fino ai quartieri trasformati dal suo lavoro in Comune da city manager: Porta Nuova e CityLife. Poi l’esperienza in Confindustria e l’avventura di Fastweb, terminata dal clamoroso errore giudiziario – un avviso di garanzia per truffa nel 2010 con l’archiviazione nel 2014 – che decapitò i vertici dell’azienda. Di Parisi si scopre anche l’amore per la campagna maremmana, dove ha comprato una casa vicino al mare e un gozzo, con il quale esce a pescare. Proprio in campagna ha trovato «un cucciolo abbandonato che chiama Mirò, dal quale diventa inseparabile».
In fondo al libretto c’è anche il racconto delle prime avances del centrodestra per convincerlo a scendere in campo per Milano. Il suo nome esce per la prima volta in autunno in un vertice tra Armando Siri, assistente economico di Salvini, e Deborah Bergamini, capo della comunicazione di Forza Italia. Il primo incontro con il Cavaliere, ad Arcore, finisce con un nulla di fatto. «Ho un’azienda che sta crescendo, non posso abbandonarla proprio ora» dice Mr Chili a Berlusconi. «Hai ragione» replica il leader azzurro allargando le braccia. Ma la voglia di fare qualcosa per Milano è tanta. La moglia Anita all’inizio lo gela: «Tu sei matto!». Le figlie «sono più possibiliste ma non lo incoraggiano». Ma il papà si è già convinto, e in quattro mesi ricompatta il centrodestra fino a portarlo a un soffio dall’avversario che tutti davano già vincente.