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 2016  giugno 10 Venerdì calendario

Berlusconi sarà operato al cuore

Simona Ravizza per il Corriere della Sera
Il pericolo di vita e la necessità di correre subito ai ripari. Con un’operazione a cuore aperto di quattro ore. Il medico di fiducia, Alberto Zangrillo, non usa giri di parole: «Silvio Berlusconi ha rischiato di morire. L’unico modo per risolvere il problema, un malfunzionamento della valvola aortica cardiaca, è l’intervento chirurgico. Altrimenti il Cavaliere correrebbe un rischio del 10% di morire nel giro di un anno».
Alle cinque del pomeriggio si alza il velo di silenzio che fin qui ha accompagnato il ricovero al San Raffaele del leader di Forza Italia, 79 anni, in ospedale da martedì mattina, dopo i primi esami svolti nei due giorni precedenti. Il segnale che qualcosa non andava è arrivato nella notte tra sabato e domenica da un grave episodio di scompenso cardiaco. Un problema che ha messo in pericolo la vita del Cavaliere. Il suo cuore fatica a pompare il sangue e ora i medici sanno il perché: «I controlli ci hanno consentito di identificare in modo esatto una patologia della valvola aortica – spiega Zangrillo —. Berlusconi ha un’insufficienza aortica grave e severa». L’intervento a cui dovrà sottoporsi il leader di FI, come anticipato l’altroieri dal Corriere.it, sarà fissato verosimilmente tra martedì e mercoledì. Lo eseguirà Ottavio Alfieri, primario di Cardiochirurgia al San Raffaele, considerato uno dei migliori in Italia.
La sostituzione della valvola aortica non sarà una passeggiata: e Berlusconi lo sa, così com’era consapevole della gravità della situazione quand’è arrivato in ospedale domenica. I rischi dell’intervento chirurgico ovviamente ci sono, a maggior ragione visto che è necessaria l’apertura della gabbia toracica, ma sono stimati in una percentuale del 2-3%. I principali: polmonite, emorragia e ictus. Ci saranno poi i giorni di ricovero in Terapia intensiva (almeno due), un’altra settimana di degenza in ospedale e un mese di riabilitazione per riattivare le funzioni vitali. «Prima di ricoverarsi, il Cavaliere ha voluto esercitare il diritto-dovere del voto per le elezioni amministrative di Roma, correndo seri rischi – sottolinea Zangrillo, primario di Anestesia e Rianimazione —. Il futuro in politica? Tra un mese potrà tornare a fare ciò che vuole, ma io gli sconsiglio da tempo di fare il leader».
Al sesto piano dell’edificio Diamante, dove ci sono le camere-suite a pagamento dell’ospedale, è ricoverato un Berlusconi affaticato ma combattente, con tutta la famiglia e gli amici più cari stretti intorno a lui: «La notizia dell’operazione al cuore l’ha presa inizialmente non volendoci credere – ammette Zangrillo —. Poi ha mostrato grande coraggio e determinazione. Esaurita la comprensibile fase di metabolizzazione del problema, non ha avuto il minimo dubbio e si è affidato completamente ai medici».
A Berlusconi stanno arrivando messaggi di auguri bipartisan da tutto il mondo politico, sportivo e culturale. Il vicesegretario del Partito democratico Lorenzo Guerini: «Sono certo che affronterà questa nuova prova con la stessa forza di sempre». L’allenatore del Milan Cristian Brocchi: «Auguri di guarigione. Quando c’è di mezzo la salute il resto passa in secondo piano». Il nobel Dario Fo: «Ce la farà benissimo a superare il momento, ha una forza d’animo e fisica straordinaria». Ma adesso è il tempo per il Cavaliere di concentrarsi sull’intervento: più il tempo passa, più i rischi aumentano.

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Francesco Verderami per il Corriere della Sera
La sua forza di volontà continua a tener testa alle sue forze fisiche, «perciò dovete far sapere fuori che il mio spirito non si fiacca, che io sicuramente torno». Ancora una volta i desideri di Berlusconi sono stati esauditi, siccome voleva che tutti «fuori» lo sapessero: non c’è alcun vuoto da riempire. Ma viene il momento in cui bisogna porre un freno alla rappresentazione, e c’è solo una persona che disinteressatamente può far capire al Cavaliere qual è il suo interesse: «Silvio è forte e si riprenderà, ora però deve iniziare a pensare a se stesso». Così Confalonieri si pone come scudo per proteggere l’amico e anche i figli dell’amico, che vogliono restituito il padre alla famiglia e vogliono i mercanti fuori dal tempio.
Davanti alla stanza di un paziente è doveroso non disturbare, invece ieri davanti alla stanza dov’è ricoverato il fondatore del centrodestra sono accaduti spettacoli grotteschi, irrispettosi verso Berlusconi, verso le sue condizioni e verso la sua storia: la lite tra chi gestisce la sua corte oggi e chi — come Verdini — gestiva la sua corte ieri e non è stato fatto entrare, con tanto di sceneggiata illustrata da comunicati stampa; lo speech del medico personale, che nel descrivere le condizioni dell’assistito è parso fin troppo teatrale agli uomini d’azienda e soprattutto ai figli, impegnati a difendere la privacy del genitore e a garantirgli un po’ di serenità.
Non è dato sapere se Berlusconi abbia sentito gli schiamazzi filtrare dalla porta, è certo che quando a un certo punto la porta si è chiusa, con lui sono rimasti solo Confalonieri e Gianni Letta. Il calcio e la politica sono due dossier che pongono problemi da risolvere, di qui l’arrivo pure di Galliani: il Milan crea affanni sotto il profilo finanziario e anche di immagine; Forza Italia rischia di soffocare come un secco rampicante un’azienda mediatica che vive di mercato e deve garantire il pluralismo democratico ai suoi clienti. Sono nodi che tocca al capo sciogliere, insieme ai consanguinei per dna e per storia.
Gli altri fuori. Compreso chi ha abusato della confidenza di Berlusconi e della sua potenza, compreso chi vanta deleghe e funzioni di firma, compreso chi ha gestito fino all’altro ieri persino le telefonate. Marina, la primogenita, che da tempo vuole «impacchettarle tutte», e che è furiosa per il modo in cui il corpo del padre sofferente è stato trascinato per inutili comizi di periferia, non riesce a trattenersi davanti allo scempio simoniaco, e addita il loro personale conflitto di interessi.
È vero che il Cavaliere non appartiene solo al Cavaliere, perché c’è un partito che vive della sua vita e constata con trepidazione come i dati della cartella clinica del leader coincidano con lo stato di salute del movimento. Ed è vero che (quasi) tutti avevano iniziato a immaginare il futuro senza Berlusconi. Ma oggi (quasi) tutti si rendono conto che senza Berlusconi è come dire stare all’addiaccio, senza Forza Italia. A testimonianza che, a prescindere dal suo ritorno in campo, l’uomo che ha incarnato un ventennio continuerà comunque a influenzare i destini della politica. Dentro e fuori il suo schieramento.
Lo smarrimento collettivo a Roma — tranne qualche improvvida esternazione di chi già dichiara di aver scelto il proprio successore — è la prova che il Cavaliere non è sostituibile. Se non c’è traccia di documento o di confidenza in cui abbia designato chi prenderà il suo posto, è perché Berlusconi non ha mai immaginato un passaggio di consegne: solo il pensiero innesca in lui la stessa reazione di un piatto all’aglio. E dunque c’è anche qualcosa di filiale in quel «sicuramente torno» che voleva trasmettere fuori dalla sua stanza, oltre all’affermazione del primato.
Ma ora «Silvio deve iniziare a pensare a se stesso». L’altro ieri l’hanno visto depresso e spaventato mentre stava per essere inghiottito dai macchinari ospedalieri, che hanno confermato la necessità dell’intervento al cuore. Ieri invece si è mostrato un po’ più sollevato, consapevole del «passaggio ineludibile» sotto i ferri. Lui, che considera la morte «un avvenimento lontanissimo dato che vivrò centoventi anni», ha scandito con le solite battute certi ragionamenti proiettati verso il futuro: «Faremo questo e quello».