ItaliaOggi, 9 giugno 2016
La rivoluzione di marketing della birra americana è in realtà una rivoluzione politica
Molti non hanno capito l’innovatività della strategia di marketing oggi dominante nel mondo delle bevande. «Bere americano 2016», è una genialata che può avere una connotazione politica (lo vedremo dopo). Il cambio di strategia nel mondo del bere è molto più sociologicamente interessante dell’evoluzione dell’auto verso l’elettrico o verso la guida autonoma. In un caso è visione prospettica, nell’altro sopravvivenza. Budweiser (per gli americani sinonimo di birra, come lo era Kodak per la fotografia, prima che fallisse) per tutta l’estate sostituirà su bottigliette e lattine il suo marchio (sic!) semplicemente con la parola «America».
Una rivoluzione culturale incredibile nel mondo del marketing dei beni di largo consumo, il più sensibile alle tendenze nascoste dei consumatori, il più vicino alla politica e ai miei interessi riferiti ai «segnali deboli» che condizionano i trend. In un’intervista, un suo alto dirigente l’ha spiegato: «visto che sarà l’estate più americana di questa generazione, con la Coppa America del calcio disputata in Usa, con le Olimpiadi a Rio dove gli americani contano di sbancare, con le presidenziali, noi ci saremo con «America».
Lo stesso ha fatto Pepsi Cola, in proposito volevo intervistare Mauro Porcini, suo chief design officer, ma il Corriere («La Lettura») mi ha bruciato. Questi ha ridisegnando l’intera gamma di prodotti con nuovi concetti (Nacked, Tropicana, Gatorade, Lipton, Lays/Doritos), arrivando all’inaugurazione di Kola House (lo troverete fra Google e Chelsea Market) nel mitico Meatpacking District di NY.
Ma per noi vecchi, stupefatti di vivere così a lungo, e ancora più stupefatti di essere più ricchi dei nostri figli e nipoti (qua a NY ho capito il perché: con questo modello i giovani saranno sempre più poveri in termini strutturali, mentre noi la sfangheremo solo mangiandoci i risparmi di una vita), ci ha pensato Nestlè.
Nel dopoguerra, Nestlè l’ho identificata con il latte in scatola, aveva lo stesso sapore del latte materno (ne ho fatto poco uso, visto che la mamma si è prosciugata per 13 mesi per offrirmi il suo, quello sì bio, dandomi così lunga vita). Nestlè ha messo a punto una nuova strategia, grazie ai nostri Big Data, con prodotti innovativi che stanno nella terra di mezzo fra «l’alimentare e il farmaceutico».
Gli esperti mi hanno spiegato che sono cibi e bevande utili per combattere le patologie di noi vecchi (diabete, deficit di attenzione, perdita di memoria), a volte hanno pure un alto contenuto farmacologico. Sono prodotti psicologici, per chi ci crede sono utili, per me apòta sono meno dell’acqua fresca (le mie bevande sono solo due: vino e acqua, quando voglio eccitarmi mi butto su Fizzy, sconosciuta gazzosa ticinese).
In conclusione, la battuta migliore su queste innovazioni di marketing 2016 l’ha fatta, gongolando, il markettaro Trump: «Sanno che con la mia rivoluzione politica rilancerò l’America e hanno deciso di approfittarne, rubandomi il brand America». Fa marketing di secondo livello a costo zero sfruttando idee e investimenti altrui, comunque tecnicamente impossibile se dietro non ci fosse un bisogno di cambiamento profondo. Per quanto mi riguarda questo modello culturale portato avanti dal ceo capitalism e dai suoi servi lo combatto con tutte le mie forze, sono un cittadino, e come tale voglio essere trattato, mentre quelli al potere vogliono trattarmi da consumatore. Io non ci sto!
14. Continua