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 2016  giugno 09 Giovedì calendario

La storia delle Ferrari fasulle a 20mila euro

Il rombo non è certo quello del Cavallino. E magari nei dettagli qualche sbavatura si nota. Ma a vederla da lontano – e a motore spento – sembra proprio lei: una Ferrari. E può costare persino meno di 20mila euro. Basta recuperare una vecchia Toyota, acquistare on line il kit per il taroccamento e mettersi all’opera con un po’ di pazienza, magari con l’aiuto dell’amico carrozziere. Tra pezzi a incastro, allungamenti e bombature, in poche ore e in qualunque garage, da un catorcio può nascere una F35 fai da te, nuova fiammante, da sfoggiare con gli amici (inesperti) e le ragazze. Chi invece non ha tempo da perdere tra bulloni e cacciaviti, spendendo qualche migliaio di euro in più la Ferrari taroccata la può acquistare già fatta e finita, sempre on-line, con tanto di spedizione a domicilio. Se poi si è disposti a volare a Bangkok, lì le Rosse te le creano su misura, riproducendo qualunque modello a partire da qualsiasi catorcio. Costo? Dai 40 ai 90mila euro, per i pezzi meglio rifiniti.
Lo smercio delle Ferrari contraffatte, che fino a qualche anno fa era un fenomeno di nicchia per irriducibili appassionati un po’ tamarri, si sta trasformando in un mercato sommerso di grandi proporzioni. A Chiasso, solo tre giorni fa, l’ultimo episodio: la Guardia di Finanza ha beccato una Ferrari F360 contraffatta diretta in Macedonia. Era stata assemblata proporio con un kit, partendo da una semplice Toyota, ed era probabilmente destinata a fare da modello per altre contraffazioni in serie. A Modena invece, lo scorso maggio, un uomo era stato pizzicato mentre tentava di immatricolare una Toyota MR2 spacciandola per una Ferrari F430. Per camuffarla anch’egli aveva usato un kit di trasformazione, acquistandolo all’estero e spendendo meno di 20mila euro, compresa la vernice in perfetto stile rosso Cavallino. La segnalazione è partita dalla stradale di Modena e la casa madre ha denunciato il taroccatore per «falsificazione e commercio di beni realizzati usurpando i titoli di proprietà industriale».
Nel 2013 a Ravenna un altro “appassionato” era stato beccato con una Ford Cougar travestita da Ferrari 430 Scuderia, quasi perfetta nei dettagli, compreso il motore che deve intravedersi dal cofano posteriore (trasparente in quella autentica) e che però era stato ricostruito con un modellino in legno posizionato all’altezza giusta: poi il vero motore era davanti. Il veicolo, immatricolato con targa spagnola, era diretto a Bucarest, dove sarebbe stato esposto in un car show. Pochi mesi dopo, in Spagna, la polizia di Valencia chiuse un’officina illegale arrestando otto persone per contraffazione, e sequestrò una ventina di finte auto di lusso (in quel caso anche Aston Martin) tutte ricostruite sulla base di vecchie Toyota. L’officina commercializzava via web vendendo ogni pezzo tra i 40 e i 45mila euro ad acquirenti ben consapevoli (ma contenti) di acquistare dei falsi.
Ancor più sofisticata la contraffazione proveniente dalla Thailandia. A Bangkok, grazie al lassismo dei controlli e delle leggi thailandesi, lavora da alcuni anni in “piena luce” Chris Pongpitaya, un ex dipendente della Porsche che ha deciso di mettersi in proprio. Utilizzando di base vecchie Toyota o Opel Carrera, il creativo carrozziere ricrea nel suo laboratorio qualsiasi modello di auto di lusso applicando sopra al vecchio telaio i nuovi pezzi sagomati. Ferrari, Lamborghini, Aston Martin che vengono rivendute, senza problemi, in tutto il mondo. In Medio Oriente Chris è conosciutissimo, tanto che la sua attività è promossa da un sito e da una pagina Facebook, e a sentir lui si tratta di una attività del tutto legale, visto chele supercar che escono dal suo laboratorio non hanno stemmi, né marchi.
Il commercio dei falsi Cavallini, comunque, gira quasi tutto su internet, e basta una veloce occhiata in rete per farsi un’idea di quanto il mercato sia florido: si va dai siti che propongono il kit per la trasformazione fai da te, a quelli che illustrano con tanto di video il semplice assemblaggio, fino a quelli di annunci, dove non è raro trovare privati che vendono le “repliche” usate a cifre irrisorie.
E la legge? Che cosa dice? Nonostante sulla carta le norme italiane ed europee tutelino nomi, marchi e stemmi della casa di Maranello, così come anche la stessa linea della carrozzeria, in realtà chi traffica in questo settore non rischia troppo, soprattutto all’estero. La costruzione e la vendita di oggetti contraffatti è sì considerata reato, ma spesso la tutela del made in Italy non è questione così sentita. Per chi la Rossa taroccata invece se la fa in casa, i rischi sono ancora meno: il possesso di un mezzo contraffatto, infatti, è un reato non perseguibile d’ufficio, ma solo a seguito di denuncia.