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 2016  giugno 09 Giovedì calendario

Quelli che hanno gioito sul web per la morte di Buonanno. Breve riflessione

Gianluca Buonanno è morto in un incidente stradale e sono fioccate felicitazioni e insulti: dove? Sui «social», naturalmente. Se è ormai ufficiale che gli anonimi dei social network sono mediamente degli stronzi (non serve un sociologo per sentenziarlo) il problema sorge quando ti accorgi che i firmaioli sono stronzi uguale, dunque la morale la traiamo subito, banale quanto vera: i social tirano fuori il peggio, incidono su pietra digitale dei miseri sussulti di stomaco che vengono consegnati all’eterno, flatulenze sparate nello spazio ma che vanno in orbita per sempre. Il dibattito sugli anonimi impazza da almeno venti anni na anche negli Usa (la dicitura obbligatoria è «lanciano il sasso e nascondono la mano») e in fondo basterebbe escludere dai forum chi non si qualifichi o non sia riconoscibile: ma in pratica non lo fa nessuno o quasi, troppi i vigliacchetti che rinuncerebbero perché vogliono restare nel magma mediatico. C’è pure chi sostiene che la grave responsabilità di avere un nome e un cognome danneggerebbe «la libertà del web», roba così. Non addentriamoci.
A proposito di Buonanno, semmai, ci sono due operazioni ipocrite che non vanno fatte: la prima è premettere tipicamente che lo scrivente, in passato, si scontrò con lui (un classico: prenderne le distanze e fare cavalleresca figura nel difenderne la memoria) e la seconda operazione è rifare in questo articolo l’elenco degli stronzetti e dei loro insulti post mortem, con la scusa di deprecarli. L’operazione l’ha già fatta l’Huffington Post, che ha regalato gloria a entità come «Cynical» e «Arsenale K» e «Pirata 21» e ha ripubblicato tutte le loro battute da sfigati. No grazie, abbiamo già dato. Di stomaco. Già lo sapevamo che la massa è brutta, che i linciaggi si fanno così, che presi uno ad uno – parlo per esperienza personale – i leoni anonimi si rivelano amebe balbettanti. Quello che però possiamo fare qui, a proposito di miseria umana, è parlare di chi ha firmato con nome e cognome ma probabilmente non ha capito che una scemenza (sul web) è per sempre. Prendete Vincenzo Romania, che a Padova risulta professore associato di «sociologia dei processi culturali e comunicativi» (e ’sti cazzi) e che alla notizia della morte di Buonanno, su Facebook, ha scritto «Finalmente una buona notizia». Cioè: è comunque morto un rappresentante del popolo, un sindaco, un parlamentare, il padre di due figli, ma ecco che il «sociologo» sente l’esigenza di fornire cotanto esempio ai suoi studenti. Senza contare che il peggio, una volta scoppiato il prevedibile casino, è stato il suo penoso dietrofront: «Non sono felice che Buonanno sia morto, ma solo che sia uscito dalla scena politica», ha tentato di rappezzare il professorino; «non pensavo di suscitare tanto clamore...».
Ecco il punto: rivelarsi incapaci di prendersi delle responsabilità una volta fuori da quelle camerette adolescenziali che i social network vengono spesso creduti. Il professorino ha pure detto: «Il mio post era politico, se ho provocato indignazione me ne scuso». Era politico, bastava dirlo: l’ha fatto anche Luca Paladini, candidato di «Sinistra x Milano», cosiddetto antifascista che su Facebook invitava a mettere un like alla morte di Bonanno: «Muore un uomo noto della politica nazionale e io do un giudizio politico su di lui... Non ho mica detto che era un uomo di merda, avrei potuto dirlo, ma non l’ho detto». Beh, grazie: moderato quasi come il consigliere comunale del Pd Dario de Lucia (Reggio Emilia) che su Facebook ha fatto il seguente epitaffio: «È morto l’europarlamentare leghista xenofobo, razzista e guerrafondaio Gianluca Buonanno... A livello politico lo ricorderemo per le offese ai migranti e ai gay, la pistola in diretta e tanto altro peggio». A livello politico, mi raccomando. E, ancora, c’è stato l’ex assessore all’Istruzione Alfredo Valente, esponente di Rifondazione a Ferrara: «È morto un razzista, uno xenofobo, non sarai più nessuno». Poi il casino e il dietrofront: «Non ho detto che sono contento della sua morte... Mi dispiace per chi si sente offeso nella sua sensibilità. Ma ho la cattiveria addosso di quando abbiamo combattuto il terrorismo. Hanno ammazzato e fatto stragi, uno di questo era il compagno Guido Rossa... Per quelli che seminano odio e terrorismo mediatico, la mia reazione è questa». Lui, invece, semina fiori di Genepì.
Il problema è che Rifondazione comunista probabilmente non ha preso bene la propria scomparsa politica: un’altra loro consigliera di Guspini, in Sardegna, certa Roberta Uccheddu, sempre su Facebook, ha cercato di allargare il discorso: «Sarebbe davvero un Buonanno se anche Silvio seguisse a ruota». Nota: Berlusconi era stato appena ricoverato. In generale, un bel clima. C’è da credere, quinid, che il centrodestra, nella gradevole cornice dei social network, prepari una controffensiva purché sia – beninteso – rigorosamente politica: cioè aspettano che muoia qualcuno di sinistra.