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 2016  giugno 09 Giovedì calendario

L’unico record di Inter e Milan negli ultimi anni: un rosso in bilancio da 1,4 miliardi di euro

Ricche di trionfi sportivi (passati) e dal blasone ora assai sfiorito, ma sempre vivo anche fuori d’Italia, le due consorelle milanesi del calcio sono a livello contabile dei giganteschi buchi neri senza fondo. Assieme Inter e Milan hanno collezionato negli ultimi 10 anni come aziende sportive la cifra record delle perdite di bilancio. Un record di passivo di oltre 1,4 miliardi di euro bruciati.
Novecento milioni sono stati immolati dal 2006 sull’altare dell’Inter di Moratti, oltre 500 milioni è il passivo del Milan di Berlusconi. Un livello di distruzione di valore che ha pochi eguali.
Confrontabile solo con carrozzoni pubblici disastrati come la vecchia Alitalia o la Atac di Roma che hanno prodotto in un decennio perdite paragonabili alle due squadre di calcio di Milano.
Che il football in Italia non sia un business (con sporadiche eccezioni) dove si guadagna è noto.
Basti pensare che l’ultimo rapporto sui bilanci del calcio di Arel e PwC dice che per la sola Serie A a fronte di ricavi per 2,2 miliardi ci sono perdite per 380 milioni.
Ogni 100 euro incassati dai grandi club 17 finiscono persi. Se questa è la media, per l’Inter e il Milano siamo all’apoteosi dei risultati negativi. E non da ieri.
L’ultima annata del 2015 ha visto l’Inter perdere 74 milioni su soli 146 milioni di ricavi, mentre la squadra rossonera ha bissato per il secondo anno il rosso da 90 milioni su poco più di 200 milioni di ricavi.
Continua pagina 31 Fabio Pavesi Continua da pagina 29 Riuscire a fare risultati negativi pari alla metà o poco meno del fatturato in un solo anno, la dice lunga sulla fragilità economica delle due ex stelle del calcio italiano ed europeo. Il problema è che per Milan e Inter, e per il calcio in genere, non sono frutto di annate particolarmente sfortunate. Il trend di risutati pessimi di bilancio è strutturale e insito nelle due aziende del football. La storia degli ultimi 2 lustri dell’Inter di Moratti ha visto un solo anno con un utile, la stagione del 2013-2014. L’utile per 33 milioni si è realizzato solo grazie a partite straordinarie per 138 milioni. Per il resto è una lunga serie di autogol con passivi record per oltre mezzo miliardo nelle stagioni 2007-2009 e poi un lungo filotto di perdite medie sui 70 milioni l’anno. Con ricavi via via decrescenti. La squadra di Moratti è salita da 215 milioni di fatturato nel 2006 al picco di 323 milioni a fine stagione 2009. Ma l’allungo dei ricavi è stato sorpassato dallo sprint dei costi saliti assai di più, tanto da produrre le perdite più gravi proprio nelle stagioni in cui il giro d’affari prosperava. Poi il declino con un fatturato tracollato da 323 milioni del giugno 2010 ai 146 milioni dell’ultima stagione. Per il Milan la striscia dei passivi è costantemente negativa. Ed è andata accelerando nelle ultime due stagioni che hanno visto andare in fumo quasi 190 milioni. Anche per la squadra rossonera il fatturato è sceso del 30% solo nelle ultime tre stagioni. Il film delle due sorelle del calcio milanese è analogo. Già il saldo tra entrate da biglietti, diritti tv e ogni altra voce di ricavo e i costi operativi si presenta costantemente negativo. I lauti stipendi di calciatori e allenatori sono ovviamente la voce di costo più elevata. Sta di fatto che la gestione chiamiamola industriale è fortemente deficitaria. Costo del lavoro, spese generali e ammortamenti si mangiano buona parte dei ricavi. Poi bisogna solo sperare che la compravendita di giocatori faccia la differenza con plusvalenze finanziarie che leniscano le perdite. Ma non è stato così. L’altra possibilità di tenere su i conti è nella cessione infragruppo di marchi e brand che aiutano a fare plusvalenze che spesso hanno solo valore contabile. Ovvio che in questa situazione i due club abbiano storicamente problemi di debiti elevati e di patrimoni che vengono erosi dalle perdite e che vanno ricostituiti. Sia la Fininvest che Massimo Moratti negli anni hanno dovuto provvedere a ricapitalizzare. Si stima che lo sforzo richiesto a Moratti nei 19 anni in cui ha retto il club sia stato di oltre un miliardo. Molto più dell’incasso da oltre 800 milioni dalla vendita dei suoi titoli Saras quando la società petrolifera di famiglia sbarcò in Borsa giusto 10 anni fa. E anche Fininvest ha dovuto sorreggere il club. In anni buoni non era gravoso dato che il Milan nell’attivo complessivo della galassia Berlusconi era poco più che un divertissement. Con la crisi e le difficoltà di Mediaset e Mondadori il calcio in perdita cronica è diventato un fardello. Il passaggio di mano per entrambi era solo questione di tempo.