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 2016  giugno 09 Giovedì calendario

Appendino e Raggi hanno fatto i salti mortali per arrivare dove sono? Ma di che stiamo parlando? Lettera in risposta all’articolo di Concita De Gregorio

Caro direttore,
leggendo l’articolo di martedì di Concita De Gregorio su la Repubblica le due candidate sindache appaiono come ragazze “normali”, come tante ragazze del nostro Paese costrette ai salti mortali per sopravvivere e spesso ad andare all’estero per trovare un lavoro, che “normalmente” e senza alcun aiuto o privilegio sono arrivate alla candidatura a sindaca di Roma e Torino. Ma di cosa stiamo parlando? Di due ragazze che hanno avuto la strada spianata per entrare nel mondo professionale o dell’imprenditoria. Virginia Raggi ha iniziato a 25 anni il praticantato nello studio Previti, a 29 anni è stata presidente del cda di Hgr di Roma. Chiara Appendino, invece, nasce nel mondo della buona borghesia imprenditoriale torinese, famiglia che non ha certo problemi a supportare una figlia alla Bocconi, dove riesce a fare una tesi di marketing sulle strategie di entrata nel mercato cinese, materiale che ha avuto dal padre (braccio destro del presidente di Confindustria Piemonte) e responsabile dello sviluppo internazionale di Prima Industrie in Cina. Per poi, dopo uno stage alla Juventus (anche questa “ordinaria amministrazione” che ogni ragazza a Torino può ottenere…), entrare nell’azienda di famiglia dove, da eletta in Comune, non ha problemi ad avere “permessi retribuiti”, rimborsati dal Comune (circa 23 mila euro l’anno).
Anche dal punto di vista politico le due ragazze la strada l’hanno avuta spianata dai vertici del movimento e sono arrivate a candidarsi in città importanti come Roma e Torino senza passare sotto le forche caudine del voto on line (per l’Appendino era successo anche per la candidatura in consiglio comunale del 2011), disattendendo una regola del Movimento: candidature ratificate dal voto della base.
Non c’è nulla di male a provenire da famiglie agiate e borghesi, un po’ più grave – e parlo ora di Chiara Appendino – saltare a piè pari regole che valgono per tutti gli altri nel M5S. Decisamente più grave la disattenzione ai problemi e ai diritti delle donne, su cui in 5 anni di Consiglio abbiamo più volte tentato di coinvolgerla.
Infine, siamo sicure che queste donne siano così libere dal potere maschile, che siano così indipendenti da quel “direttorio” formato prevelentemente da maschi che decide chi deve o non deve rimanere nel movimento? Il caso di Patrizia Bedori, esclusa dalla candidatura a sindaca di Milano perché “brutta, grassa e casalinga”, è sintomatico. E che le donne del M5S, tra queste Chiara Appendino, non abbiano sentito l’esigenza e avuto la sensibilità di dare solidarietà, è inquietante.
(Laura Onofri è presidente uscente commissione Pari Opportunità di Torino)