la Repubblica, 9 giugno 2016
«Stefano Cucchi è stato vittima di tortura come Giulio Regeni». Cronache dal processo
«Stefano Cucchi è stato vittima di tortura come Giulio Regeni: pestato, ucciso quando era in mano dello Stato, ucciso dai servitori dello Stato in divisa e col camice. Bisogna evitare che muoia per una terza volta». È ferma la voce del procuratore generale Eugenio Rubolino nell’aula dove si celebra il processo d’appello bis per la morte del giovane geometra, avvenuta all’ospedale Pertini il 22 ottobre 2009, una settimana dopo il suo arresto per droga. Chiede quattro anni di carcere per il primario Aldo Fierro, tre anni e sei mesi per gli altri quattro medici accusati di omicidio colposo per non aver fornito a Cucchi le cure necessarie affinché non morisse.
Ilaria Cucchi sorride, commossa dalle parole del magistrato, che racconta suo fratello come un giovane «incensurato, mai arrestato prima, privato della libertà personale e poi ucciso una prima volta da servitori dello Stato in divisa, anche se si tratta solo di stabilirne il colore, e da servitori dello Stato in camice bianco, cioè i medici che lo hanno avuto in cura in quell’ospedale che per lui è stato un lager dove non lo hanno curato. Era un’emergenza cardiovascolare da trattare in terapia intensiva e invece non si è fatta una diagnosi, non si è nemmeno controllato il battito cardiaco: un po’ di antidolorifico e un po’ d’acqua a un moribondo». Parole nette, quelle di Rubolino. E dopo 7 anni di tribunali,udienze, assoluzioni, le sue frasi, per Ilaria Cucchi, provano che qualcosa è finalmente cambiato: «Una sensazione nuova, non ci sentiamo più soli, anche se c’è ancora il processo ai carabinieri».
È infatti ancora in corso la perizia medico- legale nell’ambito dell’inchiesta bis sulla morte di Stefano che vede indagati cinque militari. Il nuovo incidente probatorio ha il compito di stabilire se vi sia o meno una connessione tra le lesioni subite da Stefano durante il pestaggio e la sua morte. Nell’inchiesta bis sono indagati tre carabinieri per lesioni personali aggravate e abuso d’autorità; due per falsa testimonianza. Uno di loro, Nicolardi, risponde anche di false informazioni al pm. Secondo la nuova indagine, Cucchi fu pestato dai carabinieri e ci fu una strategia scientifica per ostacolare la corretta ricostruzione dei fatti.Oggi davanti al gip, è fissata l’udienza nel corso della quale i periti, incaricati di far luce su quella morte avrebbero dovuto raccontare i risultati dei loro accertamenti. Ma già si sa che ancora non sono pronti; hanno chiesto una proroga di 90 giorni. «Tirano in lungo – spiega Fabio Anselmo, legale della famiglia Cucchi – parlano di radiografie di Stefano trovate sul web. Un assurdo. È evidente che se Stefano non fosse stato pestato non si sarebbe ridotto in quelle condizioni per poi morirne. Come è evidente, a dispetto degli affanni dei periti medici legali, che gli specialisti nominati dal giudice hanno riconosciuto il nesso tra morte e pestaggio. Non siamo più solo noi a dirlo».
La requisitoria di Rubolino arriva dopo l’annullamento dell’assoluzione deciso a dicembre dalla Cassazione, che ha disposto un nuovo giudizio d’appello. Nella stessa occasione, i giudici assolsero definitivamente tre agenti della penitenziaria, tre infermieri e un medico. E se il pg parla di tortura, in molti ricordano che in Italia il reato ancora non esiste. «Dopo essere stato approvato alla Camera ad aprile, il testo della legge è tornato al Senato dove si è arenato, fino ad essere tolto dall’ordine del giorno», sottolinea Patrizio Gonnella, presidente dell’associazione Antigone che chiede a Renzi di intervenire.