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 2016  giugno 09 Giovedì calendario

Se il Pd dovesse perdere ai ballottaggi Renzi non si dimetterà • Due palestinesi fanno strage a Tel Aviv • Il Paese più antieuropeo è la Francia • Per il pg Cucchi fu «torturato come Giulio Regeni» • Il carabiniere che è stato accoltellato da un migrante e poi l’ha ucciso • Un’altra donna ammazzata dall’ex • Ogni anno in Asia vengono torturati e cucinati 30 milioni di cani • L’ identikit dei pellegrini di Medjugorje

 

Renzi Matteo Renzi, ospite di Otto e mezzo, ha detto che se il Pd perderà il ballottaggio a Roma e Milano il governo non cadrà: «Assolutamente no, abbiamo già detto che l’esito della permanenza al governo è legata al referendum costituzionale». Ma se il Pd dovesse perdere la Capitale «ho l’impressione che saltino le Olimpiadi 2024 e dunque posti di lavoro e riqualificazione delle periferie». Dice di non voler fare campagna per i ballottaggi, «non l’abbiamo mai fatta», ma poi entra nel vivo della contesa di Roma fra Virginia Raggi e Roberto Giachetti: «Raggi ha detto che le Olimpiadi sono una cosa criminale, è una dichiarazione molto impegnativa perché il sindaco deve firmare la lettera per accogliere l’evento» (M.Gal., Cds).

Strage 1 Ieri sera due cugini palestinesi hanno cenato al ristorante Max Brenner in un centro commerciale a Tel Aviv, poi si sono alzati e hanno aperto il fuoco sulla folla. Il fuggi fuggi è stato immediato ma nel giro di un minuto i proiettili esplosi da armi modificate avevano già colpito dieci persone: tre moriranno al loro arrivo in ospedale, un’altra ha perso la vita poco dopo, altre sono in gravi condizioni. Gli sparatori, due ventenni provenienti dal villaggio di Yatta, a sud di Hebron, sono stati catturati dagli agenti: uno, dopo essere stato colpito, è stato trasportato in ospedale (Salom, Cds).

Strage 2 L’attacco è stato festeggiato da Hamas, ma a c’è il timore di infiltrazioni dell’Isis. Nell’assalto è stata impiegata, secondo alcune ricostruzioni, una mitraglietta artigianale (che si è inceppata), nota come «Carlo» e simile a quella usata nell’agguato di Capodanno in Dizengoff Street, sempre a Tel Aviv, dove agì un singolo elemento, forse ispirato dall’ideologia dell’Isis. I killer, per passare inosservati, si sono vestiti con giacca e cravatta: volevano guadagnare tempo, mescolarsi alla folla e quindi aprire il fuoco (Olimpio, Cds).

Sondaggio Secondo uno studio americano, del Pew Research Center di Washington, il popolo che guarda all’Unione europea con più sfavore, dopo i greci rovinati dalla crisi finanziaria, non sono i britannici (che il 23 giugno dovranno scegliere di restare o di lasciare), ma i francesi. Una netta maggioranza, il 68 per cento, ha un’opinione negativa dell’Unione europea. In un anno, il tasso di fiducia nei confronti dell’Unione si è abbassato di 17 punti. E se andiamo più indietro, nel 2004 i francesi a favore della Ue erano il 69%: oggi sono solo il 38%. Come negli altri Paesi presi in esame, i motivi di scontento sono soprattutto la gestione della crisi dei migranti e l’economia, e i più euroscettici sono i cittadini oltre i 50 anni. L’Italia resta il Paese più europeista con il 58% di pareri positivi, dietro a Polonia (72%) e Ungheria (61%) (Montefiori, Cds).

Cucchi 1 «Stefano Cucchi è stato vittima di tortura come Giulio Regeni: pestato, ucciso quando era in mano dello Stato, ucciso dai servitori dello Stato in divisa e col camice. Bisogna evitare che muoia per una terza volta». Lo ha detto il procuratore generale Eugenio Rubolino nell’aula dove si celebra il processo d’appello bis per la morte del giovane geometra, avvenuta all’ospedale Pertini il 22 ottobre 2009, una settimana dopo il suo arresto per droga. Il pg chiede quattro anni di carcere per il primario Aldo Fierro, tre anni e sei mesi per gli altri quattro medici accusati di omicidio colposo per non aver fornito a Cucchi le cure necessarie affinché non morisse. Ilaria Cucchi sorride, commossa dalle parole del magistrato, che racconta suo fratello come un giovane «incensurato, mai arrestato prima, privato della libertà personale e poi ucciso una prima volta da servitori dello Stato in divisa, anche se si tratta solo di stabilirne il colore, e da servitori dello Stato in camice bianco, cioè i medici che lo hanno avuto in cura in quell’ospedale che per lui è stato un lager dove non lo hanno curato. Era un’emergenza cardiovascolare da trattare in terapia intensiva e invece non si è fatta una diagnosi, non si è nemmeno controllato il battito cardiaco: un po’ di antidolorifico e un po’ d’acqua a un moribondo» (Pasolini, Rep).

Cucchi 2 Intanto è ancora in corso la perizia medico- legale nell’ambito dell’inchiesta bis sulla morte di Stefano che vede indagati cinque carabinieri. Il nuovo incidente probatorio ha il compito di stabilire se vi sia o meno una connessione tra le lesioni subite da Stefano durante il pestaggio e la sua morte. Nell’inchiesta bis sono indagati tre militari per lesioni personali aggravate e abuso d’autorità; due per falsa testimonianza. Uno di loro, Nicolardi, risponde anche di false informazioni al pm. Secondo la nuova indagine, Cucchi fu pestato dai carabinieri e ci fu una strategia scientifica per ostacolare la corretta ricostruzione dei fatti. Oggi davanti al gip, è fissata l’udienza nel corso della quale i periti, incaricati di far luce su quella morte avrebbero dovuto raccontare i risultati dei loro accertamenti. Ma già si sa che ancora non sono pronti; hanno chiesto una proroga di 90 giorni (ibidem).

Tendopoli Sekine Traore, 27 anni. Del Mali, ospite nel campo profughi di San Ferdinando (Reggio Calabria), disturbi mentali e un’abitudine alle droghe, l’altra mattina, armato di coltello, provò a ferire altri immigrati. Per calmarlo gli offrirono cibo e sigarette, lui non si placò per niente e anzi cercò di appropriarsi del borsello con 250 euro del commerciante che fornisce il cibo alla comunità di immigrati. I profughi chiamarono i carabinieri, arrivò, con un collega, l’appuntato Antonino Catalano, sposato, un figlio appena nato. Catalano si trovò di fronte Sekine con in mano ancora il coltello, gli andò incontro a mani nude, cercando di immobilizzarlo, e ricevette una prima coltellata al braccio. Provò a tranquillizzarlo parlandogli, ma per tutta risposta si beccò un’altra coltellata, all’occhio destro. Quando Sekine gli si avventò addosso per la terza volta, schivò il fendente, tirò fuori la pistola e sparò senza capire dove, ferendolo mortalmente al torace. Mattina di mercoledì 8 giugno nel campo profughi di San Ferdinando, Reggio Calabria (Macrì, Cds). [Sull’argomento leggi anche il Fatto del Giorno]

Femminicidio Michela Baldo, 29 anni. Di Spilinbergo (Pordenone), cassiera in un supermercato Lidl, « timidissima, tranquilla, riservata, sempre sorridente». Tre anni fa si era fidanzata con Manuel Venier, 37 anni, ex guardia giurata, ex carabiniere ausiliario e fino a martedì dipendente di un supermercato a Codroipo. I due erano andati a vivere assieme nella casetta accanto a quella dei genitori di lei, ma da un anno il rapporto si trascinava tra alti e bassi e così la Baldo, mercoledì 1 giugno, aveva detto basta. Quel giorno Manuel le aveva restituito le chiavi di casa ed era tornato a vivere con sua madre a Codroipo, una ventina di chilometri più in là. Da allora, però, s’era fatto ogni giorno più cupo. La sera di martedì 7 giugno prese la sua Smith & Wesson da guardia giurata, entrò in casa di Michela usando il secondo mazzo di chiavi che lei teneva in una nicchia a lui nota, aspettò la ragazza, e quando la vide entrare le sparò un colpo alle spalle e uno al cuore. Poi, mentre lei agonizzava, creò un gruppo su WhatsApp chiamandolo «Addio» in cui spiegava ad amici e parenti: «Non riesco a vivere senza Michela, Perdonatemi». Infine puntò la Smith & Wesson contro se stesso e fece fuoco, stramazzando sul pavimento della cucina accanto all’ex. Verso le 21.30 di martedì 7 giugno a Spilinbergo (Pordenone) (Pasqualetto, Cds).

Cani Ogni anno in Cina, Corea del Sud, Vietnam e altri paesi asiatici 30 milioni di cani (sette su dieci) finiscono a pezzi sul banco del mercato. I venditori rubano i cani (e anche i gatti, nuova tendenza) dai cortili a padroni ignari. Prima della macellazione vengono eseguite manovre di tortura, i predestinati vengono esposti come trofei appesi ai bastoni. Di qualsiasi razza e grandezza, i cani costituiscono un piatto prelibato per l’80% dei vietnamiti e il 60% dei coreani. La tortura prima della lavorazione è un metodo consigliato per preservare le presunte proprietà energetiche della carne. Michela Vittoria Brambilla, presidente della Lega italiana per la Difesa degli animali e dell’ambiente, ha presentato un’interrogazione in Parlamento: «La barbarie raggiunge il culmine il 21 giugno al festival di Yulin, dove vengono uccisi e cotti diecimila animali. Il fatto che succeda lontano da noi non ci autorizza a chiudere gli occhi. È il momento di agire assieme ad altri governi occidentali, anche in vista dei XXIII giochi olimpici invernali di Pyeongchang». Fa da sostegno all’iniziativa della deputata un video con riprese raccapriccianti dove viene mostrato il calvario dei quadrupedi. Nel video si vedono i cani ammassati e lasciati per giorni nelle gabbie, in attesa del sacrificio. Chi li mangia rischia di prendere la rabbia e infatti la Cina è il secondo Paese al mondo per incidenza della malattia tra gli umani (De Bac, Cds).

Medjugorje Il sociologo dell’Università Cattolica di Milano Luca Pesenti ha tracciato il primo identikit dei pellegrini di Medjugorje. Da 1049 questionari, compilati da pellegrini che Rusconi Viaggi ha portato a Medjugorje tra l’aprile e l’ottobre 2015 in autobus o in aereo, risulta che il 77,4% del campione proviene dalla Lombardia, quasi il 13,3% dal Piemonte. Da Milano arriva poco più del 12% dei lombardi, da Torino poco più dell’11% dei piemontesi. La maggioranza abita dunque in centri di piccole dimensioni, inferiori ai 20 mila abitanti. Sono soprattutto donne (68,8%), con un’età media piuttosto elevata: meno del 28% del campione è infatti composto da «under 50», mentre il 34% è rappresentato da persone con più di 65 anni. Il 44% degli intervistati sono pensionati. Tra quelli che lavorano, 4 su 10 sono imprenditori, dirigenti, liberi professionisti o docenti universitari. A questi si aggiungono poi, in proporzione quasi identica, insegnanti, piccoli professionisti, impiegati e artigiani. Queste le motivazioni che spingono al pellegrinaggio: per il 38% la ricerca di un conforto spirituale, per il 23% la richiesta specifica di grazie per sé o per altri, per l’11,7 % il ringraziamento per grazie ricevute, fino al 17,7% per una necessità di contatto con il sacro o per il 15% a motivo di un invito. I curiosi sono il 5,6% (Tornielli, Sta).

(a cura di Roberta Mercuri)