Corriere della Sera, 9 giugno 2016
«Ora entrerò nel Pd col lanciafiamme» ha detto Renzi
Se il Pd perderà il ballottaggio a Roma e Milano cadrà il governo? «Assolutamente no, abbiamo già detto che l’esito della permanenza al governo è legata al referendum costituzionale». Ma se il Pd dovesse perdere la Capitale «ho l’impressione che saltino le Olimpiadi 2024 e dunque posti di lavoro e riqualificazione delle periferie».
Dice di non voler fare campagna per i ballottaggi, «non l’abbiamo mai fatta», ma poi entra nel vivo della contesa di Roma fra Virginia Raggi e Roberto Giachetti: «Raggi ha detto che le Olimpiadi sono una cosa criminale, è una dichiarazione molto impegnativa perché il sindaco deve firmare la lettera per accogliere l’evento».
Matteo Renzi è ospite di Otto e mezzo e come suo costume si muove a tutto campo. Smentisce di essere sul punto di fare un annuncio di riduzione fiscale («secondo lei io vengo qua e a sei mesi dalla legge di Stabilità dico i numeri? Io prendo atto che la situazione migliora piano piano»), promette che dopo i ballottaggi, dove necessario, nel partito, «entreremo con i lanciafiamme», anche perché le correnti «fanno arrabbiare i nostri: su questo dobbiamo cambiare». Un linguaggio colorito, che richiama l’annuncio di commissariamento del Pd a Napoli e che ha bisogno di una precisazione rassicurante: «Macché espulsioni, quelle le fanno gli altri».
Sull’alleanza con Verdini, che non ha pagato, «è un tema che non è mai esistito ma riempie i talk. L’Italicum prevede il premio alla lista e non alla coalizione e io sono stanco delle alleanze con i partitini», mentre sulle metafore di Bersani (ha detto che nel «corridoio» del Pd «c’è una mucca», ovvero un problema enorme) commenta: «Confesso di essere ammirato. Quella del tacchino sul tetto non l’ho ancora capita, quella della mucca magari me la faccio spiegare dalla fonte originale...».
Un contrasto che si rinnova con la difesa del Partito democratico attuale, che resta «il primo d’Italia», pur ribadendo che «ha problemi», che «bisogna cambiare qualcosa». Forse non poco, visto che in serata arriva la notizia di perquisizioni dei carabinieri nei confronti di due candidati dem alle amministrative di Napoli. Pesante l’ipotesi di reato: associazione a delinquere finalizzata alla corruzione elettorale. Un nuovo colpo al Pd partenopeo.
Argomento più leggero: «Il Pd finora ha vinto più della Nazionale ma spero che la Nazionale vinca gli Europei». E comunque, «non andrò all’esordio della Nazionale in Francia, nel 2014 siamo andati con Delrio a vedere la partita con il Costa Rica e abbiamo perso».
«La novità è che non c’è solo la minoranza del Partito democratico che si vergogna di me, ora anche la maggioranza, per molte delle cose che facciamo, persino per la riforma della Costituzione».
Matteo Renzi e gli ultimi dieci giorni di campagna elettorale sono, per sua s tessa ammissione, ieri al termine della trasmissione negli studi di La7, anche un filo di amarezza. E non è usuale che il premier la manifesti.
Del resto di motivi per essere amareggiato ne ha. Forse più d’uno. Sembra che Piero Fassino abbia fatto gentilmente sapere che preferisce farsi campagna elettorale da solo. A Bologna l’altro candidato del Pd, Virginio Merola, il concetto lo ha esternato in chiaro, e ieri ha addirittura dovuto correggersi («non mi vergogno di Renzi»). E persino Roberto Giachetti ha detto a chiare lettere che non vede motivi per avere accanto a sé «Matteo».
Nel ruolo di indesiderato (Massimo Zedda a Cagliari lo ha ringraziato «per non essere venuto») Renzi non ci si era mai trovato. E forse anche in questo modo si spiega la sensazione di calma inedita che ieri si respirava nel palazzo del governo. Alcuni funzionari, alle cinque del pomeriggio, commentavano così la giornata: «Non squilla un telefono, c’è un clima irreale».
Di colpo, anche se in modo gentile, sussurrato, espresso con giri di parole, Renzi è diventato personaggio da tenere lontano dal ring elettorale. È andato quattro volte a Napoli negli ultimi mesi e il Pd ha preso il suo peggiore risultato degli ultimi anni. È andato in tv per la chiusura della campagna elettorale e poi si è scoperto che Berlusconi ha fatto uno share migliore.
Il risultato, mentre i telefoni di Palazzo Chigi non squillano, è ciò che viene confermato dallo staff: per i prossimi giorni «non vi aspettate comizi», non ci saranno, l’agenda del capo del governo ha diversi appuntamenti, ma tutti istituzionali.
Per una coincidenza del destino il giorno della chiusura della campagna vedrà Renzi accanto a Putin, a San Pietroburgo: il premier è l’ospite d’onore, con il gotha dell’industria italiana, del Forum economico della città fondata da Pietro il Grande; e si annunciano anche ricchi contratti economici in dirittura d’arrivo, oltre al desiderio di Renzi di spingere sulla rimozione delle sanzioni economiche e discutere con Putin dello scenario libico.
Piccola ma delicata domanda che sta circolando in queste ore a Palazzo Chigi: quanto conviene questo viaggio, che pure non è rinviabile? Quanto valgono le immagini di Renzi accanto a quello che per tanti italiani è un dittatore? Proprio l’ultimo venerdì di campagna elettorale.
Nei prossimi giorni gli appuntamenti del premier non mancano, stamane potrebbe essere a Confcommercio, poi sarà alla nuova sede della federazione italiana pallavolo, domani a Lucca ad un convegno sul Terzo settore e poi a Santa Margherita Ligure ad un appuntamento dei giovani confindustriali, sabato ad un centro di eccellenza medico ematologico a Reggio Emilia nel primo pomeriggio e poi a colloquio con Eugenio Scalfari alla festa del quotidiano La Repubblica.
Qualche ora prima di volare in Russia poi si prevede un appuntamento che i suoi deputati hanno caricato di attese: il tax day, centinaia di banchetti in giro per l’Italia, per dire quello che il governo ha fatto sul fronte fiscale. Ma anche, qualcuno spera, per annunciare un possibile colpo di scena fiscale, cosa che però Renzi ieri ha negato in modo sdegnato. Avrebbe assonanze con gli annunci berlusconiani.
Insomma la strada del premier non è in discesa, la strategia attuale, prevalente, sembra un wait and see.