L’Arena, 5 giugno 2016
A Roma ci sono meno furti. Evviva!
Evviva! «Roma. Nel 2016 si è registrato un calo dei reati del 17% rispetto al 2015 e sono diminuiti soprattutto i reati predatori che recano maggiore allarme sociale. Lo ha detto il ministro dell’Interno, Angelino Alfano, nel suo intervento alla cerimonia per i 164 anni della Polizia» (Ansa, 25 maggio).
Che quid! Battiam battiam le mani / arriva il direttor / battiam battiam le mani / all’uomo di valor, come cantava il Quartetto Cetra. A parte che alla fine del 2016 mancano sette mesi, è davvero stupefacente questa notizia. Nessuno, nelle province dell’impero, se n’era accorto.
Avrei una spiegazione. Siccome se ti entrano in casa i rumeni o gli albanesi (prime due nazionalità europee per numero di detenuti in Italia, rispettivamente il 16 e il 13% dell’intera popolazione carceraria, fonte Istat), e tu chiami post factum la polizia o i carabinieri, non succede una beata cippa, temo che i cittadini si siano stufati di sporgere denuncia, soprattutto quelli che non hanno una compagnia assicurativa alla quale presentare il conto. Insomma, magari mi sbaglio, però le statistiche ufficiali sono farlocche, secondo me.
La gente in queste faccende è assai pratica. Che senso ha sprecare mezza giornata per rendere dichiarazioni e compilare scartoffie in commissariato o in caserma quando ti aspetta un alloggio devastato da rimettere in ordine? Tanto, si sa già come va a finire: quand’anche i responsabili venissero catturati, evento meno probabile del pellegrinaggio di Matteo Salvini alla Mecca, prima di sera sarebbero di nuovo in libertà e alla ricerca di altre abitazioni da svaligiare. Quanti sono i ladri che stanno scontando in galera una condanna passata in giudicato per un furto in appartamento? Si attendono ragguagli.
Le racconto io, signor ministro, come vanno le cose da queste parti. Ma può anche scoprirlo da solo, facendosi un giro su Facebook o facendolo fare alla sua ombra, l’efficientissima portavoce Danila Subranni, in grado d’istruirla sulla materia, se non altro perché è figlia di un generale dei carabinieri già capo dei Ros. Traggo da «Valpantena più sicura!!!», gruppo di autoaiuto – non saprei come altro definirlo – che conta 3.330 iscritti. Elsa C.: «Ieri sera con suoceri e cognati appartamento sotto sono entrati i ladri a Bardolino. Saliti da un balcone. Allarme suona. Non sono scappati. Il tempo di alzarsi i suoceri e cognati, salire le scale, si sono trovati tre davanti che si sono buttati giù dal balcone. Avevano già preso tutto in un minuto e mezzo. Sconvolgente». Marco R.: «Scusa, in che zona di Bardolino?». Elsa C.: «Via Corbellar, località Modena». Marco R.: «Ok, grazie. Io già tre anni fa, però di notte con tutti in casa!!! Rubata anche l’auto!!!». Sabrina D.: «È una battaglia!». Elsa C.: «Anche lì da mia figlia è la terza volta!!!». Marco R.: «Pazzesco!!!». Massimo C.: «Alla faccia delle rassicurazioni da parte della prefettura!! Qui non c’è nulla di fisiologico. Qui c’è una vera e propria emergenza!». Luciano L.: «Sono talmente spregiudicati e sicuri che la legge non li punirebbe che non si fanno problemi a entrare in casa anche se c’è qualcuno». Passa e chiude Massimo C. alle ore 22.59: «Attenzione: confermati tentativi di intrusione la scorsa notte. Luci accese e telefono a portata di mano, 113 ed eventuale denuncia anche se solo toccano la recinzione!!». A prescindere dai 18 punti esclamativi (segni d’interpunzione ma anche di spasmodica inquietudine), i social network sono diventati surrogati delle questure, con tanto di sale operative virtuali. Se vi pare normale...
Capisco che il rappresentante territoriale del Consiglio dei ministri, cioè il prefetto, abbia una diversa percezione della situazione, blindato com’è dentro il Palazzo del governo e vegliato dai valorosi condottieri a cavallo che custodiscono le spoglie degli Scaligeri. Tuttavia in periferia e nei paesi della provincia this is the life, questa è la vita, per stare al titolo di un film muto girato nel 1917. Anche il cittadino ha ormai perso la voce a forza di gridare, gridare, gridare. E si è convinto che nessuno lo stia a sentire. Non è bello.
Controprova. Più di quattro mesi fa, mi ero permesso di chiedere al governo, o quantomeno al suo delegato locale, di precisare tutte le settimane, con un apposito bollettino dei profughi, quanti richiedenti asilo sono arrivati nella nostra provincia, in quali strutture sono stati alloggiati, da dove provengono, quanto si spende per il loro mantenimento (inclusi gli eventuali contributi incassati dalle associazioni che si occupano di loro). Nessuna risposta. Figuriamoci se mi aspettavo che fossero divulgati su Internet le fatture e il bilancio dell’intera operazione, nonché identità, professioni e denunce dei redditi di chi mette a disposizione gli edifici dove accogliere i migranti.
Non oso reiterare l’impudente richiesta all’indomani della decisione del Viminale, che ha «spalmato» d’autorità altri 70 profughi in ogni provincia italiana per cercare di contenere l’onda d’urto dei 48.000 infelici già sbarcati sulle nostre coste dall’inizio dell’anno (7.200 soltanto nell’ultimo fine settimana), anche perché credo che saremmo tutti pronti a uno scambio alla pari tra africani o mediorientali che scappano sui gommoni dalle guerre e dalla fame e criminali dell’Est ben pasciuti che arrivano qui via terra solo per delinquere. Però non capisco che cosa ci facciano camionette e mezzi blindati, con la scritta «Operazione Strade sicure» dipinta sulle fiancate, in piazza Bra o davanti al Duomo. Sono ben altre le strade insicure da proteggere. Per carità, le jeep dell’Esercito italiano sono molto decorative anche lì, un po’ come i carabinieri a cavallo sul lago di Garda in agosto. Ma, se non altro per il colore mimetico della carrozzeria, le vedrei meglio in campagna che nel centro storico.
Mi spiego. Nel 2008 è stata varata una legge contenente misure urgenti in materia di pubblica sicurezza. Essa ha autorizzato, «per specifiche ed eccezionali esigenze di prevenzione della criminalità, l’impiego di un contingente di personale militare delle Forze Armate». Questi uomini in assetto di guerra sono messi a disposizione dei prefetti «per servizi di vigilanza a siti e obiettivi sensibili nonché di perlustrazione e pattuglia in concorso e congiuntamente alle Forze di Polizia». A ogni soldato è stata attribuita la qualifica di agente di Pubblica sicurezza. Il personale delle Forze Armate è autorizzato a effettuare posti di blocco insieme con le Forze di Polizia.
Magari avrà bisogno di qualche ritocchino, ma la legge esiste. Basta intendersi sui concetti ed eventualmente estenderli: condomìni e villette non saranno «obiettivi sensibili» come i monumenti, ma si dà il caso che siano sensibili, e parecchio, i vecchi, le donne e i bambini che vi abitano; quanto alle «specifiche ed eccezionali esigenze di prevenzione della criminalità», mi pare che ormai ricorrano sull’intero suolo patrio, e soprattutto in Veneto, fatta eccezione (forse) per la Capanna Punta Penia sulla Marmolada. Allora perché, dal tramonto all’alba, non mandano a rotazione le campagnole dell’operazione Strade sicure a presidiare quartieri e paesi? Che cosa ci stanno a fare i militari dentro le caserme se il nemico è già dentro le nostre case e può trafficare i beni rubati andando liberamente avanti e indré dall’Italia al Paese d’origine attraverso frontiere inesistenti? Ritengo che i preziosi dipinti razziati nel Museo di Castelvecchio e finiti in Ucraina diano l’esatta misura dell’interscambio commerciale, chiamiamolo così, in atto da tempo.
Negli ultimi 18 anni ho girato l’Italia in lungo e in largo per lavoro e non ho mai concluso un viaggio in autostrada, dico mai, senza incocciare in uno, due o tre pullman, spesso muniti di capiente carrello per il bagaglio appresso, recanti le insegne di una compagnia che con 200 corriere, 32 società e 45 agenzie collega 24 ore su 24, sette giorni su sette, le più remote località d’Italia, isole comprese, alle più ignote località della Romania: Huedin, Bistrita, Lugoj, Sebes, Falticeni, Avrig, Fagaras, Codlea, Beclean. Possibile che solo quel Paese dell’Unione europea sia interessato così massicciamente alle transumanze umane in torpedone? Pensavo che fosse la Germania la patria del bus, peraltro inventato nel Regno Unito. Qualcuno riesce a spiegare questo via vai dalla Romania?
Faceva una certa impressione, una decina di giorni fa, leggere che in Italia i poliziotti sono sotto organico di 20 mila unità («e anche gli altri Corpi hanno i nostri stessi problemi», chiosava il questore). Ma ancora più sconcertante è stato rilevare il contrasto stridente fra due dati: nella pagina di sinistra si riportava che dal 30 aprile 2015 al 1° maggio 2016 nel Veronese la polizia ha arrestato o sottoposto a fermo 453 persone (1 al giorno); nella pagina di destra si riferiva quanto dichiarato la sera prima a Telearena da Nicolò Ceradini, gestore del gruppo «Furti in Valpolicella» su Facebook (7.651 iscritti), e cioè che da quella sola zona della provincia sono pervenute da aprile «oltre 100 segnalazioni di furti o tentati furti» (2 al giorno). Qualcosa non quadra. Sarà meglio scoprire che cosa.
Certo che se i cittadini di due vallate contermini si sentono più protetti da Mark Zuckerberg che non da poliziotti e carabinieri, non resta che far intervenire l’esercito, mi pare.