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 2016  giugno 07 Martedì calendario

Sul voto inutile di Platì

Si è votato anche nella locride, a Platì, un comune di 3800 abitanti già capitale del narcotraffico e dei sequestri e della ’ndrangheta. Un bel posticino: in cento anni ha conosciuto 16 commissariamenti prefettizi e l’ultimo per mafia è stato nel 2006, dopo l’arresto del sindaco. Renzi, un anno fa, strombazzò una candidata che però fu costretta a ritirarsi: chiuse subito anche la nuova sede del Pd, ora al suo posto c’è un negozio di madonnine. Prima delle elezioni nessun partito ha fatto comitati elettorali. Una candidata era Ilaria Mittiga: suo padre è stato sindaco tre volte, ma in due il consiglio comunale fu sciolto per mafia; lei vive a Catanzaro e perciò dicono che i paesani non si sono fidati. Il neo sindaco invece è Rosario Sergi, che ha preso il 63 per cento dei voti ma secondo la Commissione antimafia è in affinità con due cosche; a fine marzo, dopo gli attentati in Belgio, il sottosegretario Marco Minniti disse che “il radicamento del terrorismo a Molenbeek è come quello della ’ndrangheta a Platì": i belgi non protestarono, ma Rosario Sergi portò in piazza cento persone tra le quali varie famiglie di ’ndrangheta. I cognomi sono una quindicina in tutto, e non avere parenti inguaiati è quasi impossibile. Nel 2003, su Micromega, i pm Roberto Scarpinato e Antonio Ingroia ipotizzarono di “sospendere autoritativamente la democrazia elettiva aritmetica al fine di salvare la democrazia sostanziale”. Parlavano della Sicilia, ma forse avevano sbagliato regione.