Il Sole 24 Ore, 7 giugno 2016
Un nuovo problema per la Merkel
Il presidente della Repubblica tedesca, Joachim Gauck, ha detto no a un secondo mandato, alla scadenza di quello attuale nel febbraio 2017, creando un potenziale problema per il cancelliere Angela Merkel, già alle prese con un quadro politico complicato e una perdita di consensi della coalizione di governo.
Gauck, che ha 76 anni, in una dichiarazione al palazzo presidenziale di Bellevue, ha parlato di «decisione difficile» e ha affermato di voler rinunciare alla ricandidatura per ragioni di età (avrebbe avuto 82 anni alla fine del secondo mandato quinquennale), nonostante la sua popolarità. Un sondaggio condotto dalla tv pubblica tedesca nel fine settimana, quando già trapelavano indiscrezioni che il capo dello Stato avrebbe potuto lasciare, ha rivelato che il 70% degli interpellati era favore di un suo secondo mandato. Il presidente federale non ha funzioni esecutive ed è un simbolo dell’unità del Paese, ma può essere portatore, come nel caso di Gauck, di una forte autorità morale.
Eletto nel 2012 nonostante non fosse il favorito del cancelliere, che già nel 2010 gli aveva preferito Christian Wolff, poi travolto da uno scandalo finanziario, Gauck, un pastore protestante, è molto rispettato dall’opinione pubblica anche per il suo ruolo di leader della opposizione al regime comunista della Germania est prima della riunificazione.
Lo scorso anno si era schierato, seppure con alcuni distinguo, su posizioni vicine alla linea della signora Merkel su una delle scelte più controverse del Governo, l’apertura ai rifugiati. L’uscita di scena del presidente complica le cose per il cancelliere, soprattutto in quanto la successione rischia di creare nuove tensioni all’interno della grande coalizione di governo, composta dalla Cdu/Csu e dai socialdemocratici della Spd. Non a caso Angela Merkel ha subito commentato che avrebbe preferito che Gauck continuasse nell’incarico, anche se ha detto di rispettarne la decisione.
Secondo l’ala più conservatrice dell’unione democristiana, il candidato naturale sarebbe l’attuale ministro delle Finanze, Wolfgang Schäuble, il decano dei parlamentari tedeschi, con oltre quarant’anni al Bundestag. Il cancelliere ha già stoppato in passato la sua possibile indicazione per il Bellevue, ma stavolta, secondo indiscrezioni, non si opporrebbe se il ministro volesse fortemente la carica. Altri esponenti democristiani ritengono però che Schäuble, che tra l’altro a sua volta ha 73 anni, debba restare al suo posto, in quanto difensore della linea del rigore fiscale. Altri nomi della galassia democristiana sono il presidente del Bundestag, Norbert Lammert, il ministro della Difesa, Ursula von der Leyen, e la deputata bavarese Gerda Hasselfeldt. La scelta di quest’ultima potrebbe servire a Merkel anche a ricucire lo strappo con la Csu, il partito gemello della Baviera, con cui si è scontrata sulla gestione della crisi dei rifugiati.
Per i socialdemocratici, il nome più forte, e che potrebbe raccogliere consensi anche negli altri partiti, è l’attuale ministro degli Esteri, Frank-Walter Steinmeier, anch’egli molto rispettato, e che ha già detto di non volersi presentare alle elezioni politiche del prossimo anno come candidato cancelliere per la Spd. I socialdemocratici potrebbero essere anche tentati di presentare un candidato insieme ai Verdi e alla sinistra della Linke, accentuando le divisioni nella maggioranza di governo, ma proprio per smarcarsi dagli alleati democristiani in vista delle politiche di settembre 2017. Il vice-cancelliere e leader della Spd, Sigmar Gabriel, ha detto che «tutti parleranno con tutti», un’indicazione che vuole tenersi le mani libere.
È sempre possibile poi che spunti una figura al di sopra delle parti, come fu Gauck, che ebbe il voto di tutti i partiti, meno la Linke. Il fatto che il voto spetti a un consesso di 1.260 “gradi elettori”, formato dal Bundestag e a un uguale numero di rappresentanti delle regioni e della società civile, è un incentivo alle larghe intese. Per il cancelliere Merkel, tuttavia, l’imperativo sarà chiudere la vicenda in tempi relativamente brevi, in modo da non attizzare le divisioni interne della coalizione ed evitare ogni ripercussione della scelta del presidente sulla campagna per le politiche. Ieri, la signora Merkel ha cercato di minimizzare l’urgenza, ricordando che nel settembre di quest’anno ci sono ancora due elezioni regionali, che influenzeranno la composizione del collegio che eleggerà il presidente.