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 2016  giugno 07 Martedì calendario

Un’altra banca tedesca sull’orlo del fallimento

Le difficoltà di un’altra Landesbank riaccendono i dubbi sul settore bancario tedesco e sulle regole europee sugli aiuti di Stato. Stavolta l’istituto in acque agitate è Bremer Landesbank, controllato al 55% da Nord Lb (un’altra banca regionale tedesca, vigilata dalla Bce, a sua volta controllata al 59% dal Land della Bassa Sassonia), al 41% dallo Stato di Brema e al 4% dalle casse di risparmio della Bassa Sassonia.
La banca deve affrontare lo stesso problema che ha messo in ginocchio Hsh Nordbank: un eccesso di esposizione al settore navale ha comportato ingenti svalutazioni dei crediti quando lo shipping è andato in difficoltà. Perciò ora la banca si trova in deficit di capitale: secondo il settimanale tedesco Focus, che ha interpellato politici dei Lander coinvolti, la Bce avrebbe chiesto per Bremer Landesbank un aumento di capitale di 700 milioni di euro. La banca ha smentito l’indiscrezione, anche se a inizio giugno aveva annunciato svalutazioni inattese per 400 milioni. A fine 2016 le rettifiche si avvicineranno al miliardo e le perdite a 500 milioni.
Chi metterà denaro nella banca in caso di necessità? È una questione centrale, perché qui rientrano in gioco le regole Ue sugli aiuti di Stato, che in Italia hanno reso impossibile l’intervento del Fondo interbancario (Fitd) nelle quattro banche e hanno così imposto perdite anche ai creditori subordinati. Le risorse del Fitd peraltro sono fornite da tutte le banche italiane e quindi sono private. In Germania, invece, i soldi utilizzati sono stati quasi sempre pubblici: una circostanza che potrebbe ripetersi ora, visto l’azionariato di Bremer Landesbank. In teoria, soprattutto dopo l’entrata in vigore del bail-in dal 2016, il finanziamento pubblico dovrebbe essere possibile soltanto dopo il coinvolgimento dei privati nelle perdite: non solo gli azionisti, ma anche gli obbligazionisti e i depositanti oltre 100 mila euro. Ma le autorità tedesche vogliono evitare questo scenario a causa dei rischi sistemici, come quelli che si sono concretizzati in Italia dopo la risoluzione delle quattro banche. Il governo tedesco ha già evitato il bail-in per gli aiuti concessi a Hsh Nordbank, che hanno ricevuto un via libera provvisorio in tempi record dalla Ue a giugno 2013, ovvero pochi giorni prima della stretta alle regole.
Resta da vedere cosa accadrà ora a Bremer Lb, una banca con attivi per 29 miliardi di euro. L’ipotesi più probabile, secondo le indiscrezioni, è che Nord Lb acquisisca l’intero controllo di Bremer. Sarebbe però una sconfitta per lo Stato di Brema che perderebbe influenza sulla banca. Inoltre ricapitalizzazioni pubbliche stavolta si dovrebbero (in teoria) scontrare con i veti Ue. Peraltro anche Nord Lb è stata colpita dalla crisi del settore navale, ma è ora dotata di più capitale, anche perché ha potuto beneficiare di aiuti pubblici nel 2012 in seguito alla bocciatura negli stress test Eba (e non è detto che Berlino non utilizzi proprio questa scappatoia). Sono comunque allo studio soluzioni di altro tipo, come per esempio le cartolarizzazioni dei crediti, ma potrebbero essere non risolutive (come non lo sono state in Italia).
La linea dura tedesca sul bail-in (Berlino si è anche schierata contro la richiesta di regole più morbide sul Tlac formulata da Italia e Francia) finora è andata di pari passo con la volontà di evitarlo a tutti i costi. La vicenda di Bremer Lb potrebbe accentuare il paradosso evidenziato da Roberto Nicastro, presidente delle quattro good bank, che ha ricordato che le regole Ue non consentono di impiegare denaro statale nelle banche, ma permettono al settore tedesco di essere per metà in mani pubbliche. Proprio la Ue ha imposto la vendita delle quattro banche italiane entro settembre, anche a costo di incassare cifre risicate, che obbligherebbero il settore a nuovi contributi. Intanto ieri il vicepresidente della Bundesbank Andreas Dombret ha chiesto che la vigilanza bancaria sia tolta alla Bce e affidata a un nuovo organismo.