il Fatto Quotidiano, 7 giugno 2016
Vado Ligure dice addio al carbone. Ci sono voluti 440 morti ma alla fine la Tirreno Power s’è convinta a convertire la centrale
"Decisa la chiusura dei gruppi a carbone di Vado Ligure”. Con una riga del comunicato stampa di Tirreno Power si conclude una battaglia durata decenni. È la vittoria dei comitati savonesi, di decine di migliaia di persone che dagli anni 90 si sono battuti contro la centrale che, secondo la Procura di Savona, ha causato 440 morti. “Una battaglia in perfetta solitudine. Ma è la prova che la gente ce la può fare”, raccontano i ragazzi dei comitati. Che oggi hanno i capelli bianchi.Sono le 16:21 di ieri quando il comunicato di Tirreno Power viene diffuso. E nel giro di pochi minuti a decine si ritrovano in corso Italia, nella libreria diventata ritrovo dei “carbonari” anti-carbone. La stanza scoppia. Si passano di mano in mano il comunicato: “Il cda di Tirreno Power ha concluso l’esame della complessa situazione dei gruppi a carbone sotto sequestro dal marzo 2014, ritenendo che non vi siano le condizioni per la rimessa in servizio”. Eh sì, non sembrano esserci dubbi. Era cominciato con due medici ambientalisti del Moda.
Virginio Fadda e Agostino Torcello che lavorando a Vado, la cittadina ai piedi delle ciminiere, avevano notato decine di casi di tumore e di malattie cardiovascolari sospetti. Poi erano arrivati i comitati. Migliaia di firme. Ma nessuno sembrava ascoltarli. Non la politica (con l’eccezione di M5S, Verdi e parte della sinistra). Nemmeno industriali e sindacati. Da Regione e governo non si ottenne nemmeno uno studio epidemiologico. “Niente, come se Vado non fosse esistita”, raccontavano ieri sera. “Poi la decisione di giocare di fantasia. Tutto è cambiato quando abbiamo scritto una lettera a Carlo De Benedetti che con il suo gruppo all’epoca controllava Tirreno Power. Quindi gli appelli firmati da intellettuali e gente di spettacolo, da Dario Fo a Gioele Dix e Dario Vergassola”.
Finché a Savona arriva un pm come Francantonio Granero. I comitati presentano un esposto e si apre un’inchiesta: oltre ottanta indagati, tra dirigenti della società e tutta la giunta di centrosinistra di Claudio Burlando, nonché Angelo Vaccarezza ex presidente della Provincia e oggi consigliere regionale di centrodestra con Toti. Dalle intercettazioni emergono colloqui tra dirigenti del ministero dell’Ambiente: “Cerchiamo di fare una porcata che sia almeno leggibile”.
Nelle carte dei Noe si dice: “Le registrazioni dimostrano come la pubblica amministrazione con particolare riferimento all’allora viceministro dello Sviluppo Economico, Claudio De Vincenti (non indagato, ndr), si adoperi per suggerire la strada a Tirreno Power per aggirare la prescrizione che impone la copertura del carbone”. Ora la società, controllata da Gaz de France, cambia strada. Con una stoccata all’inchiesta: “Il sequestro avvenuto nonostante il rispetto delle norme a tutela e dell’ambiente e della salute ha acutizzato la crisi dell’azienda”. Ora si cerca di salvare i 200 posti di lavoro. Tirreno Power vorrebbe riconvertire l’area. Niente inceneritori, niente termovalorizzatori. I comitati hanno vinto.