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 2016  giugno 05 Domenica calendario

La legge di papa Francesco contro i vescovi che coprono gli abusi sessuali

«Non è grande chi comanda, ma chi serve». Ricorda queste parole Papa Francesco ai diaconi, ricevendoli nella Sala Clementina del Vaticano. E forse pronuncia la frase pensando a quando, poco prima, ha pubblicato un
Motu proprio con cui rafforza la protezione sui minori. Una misura che si abbatte sui vescovi eventualmente responsabili di coperture e omissioni. D’ora in poi, coloro che saranno giudicati come negligenti sugli abusi sessuali dei loro sacerdoti, saranno rimossi dal loro incarico.
È una lettera apostolica che rafforza l’impegno della Chiesa a tutela dei minori. Fra le «cause gravi», come si legge nel provvedimento – che il Diritto canonico già prevede per la rimozione dall’ufficio ecclesiastico – Francesco precisa che è compresa «la negligenza». Concetto che viene dunque sottolineato. Altra novità: il Papa sarà affiancato nel suo giudizio da un Collegio di giuristi. Che verrà composto, come spiegano in Vaticano, «da cardinali e vescovi», che aiuteranno dunque il Pontefice.
«Come una madre amorevole la Chiesa ama tutti i suoi figli, ma cura e protegge con un affetto particolarissimo quelli più piccoli e indifesi». Con queste parole di Jorge Bergoglio si apre il Motu proprio, dispiegato in 5 articoli. All’inizio il testo si diffonde sull’importanza della cura vigilante per la protezione dei minori e degli adulti vulnerabili, con la richiesta esplicita di una «particolare diligenza».
Poi si passa al punto nevralgico della «negligenza». Che può riguardare omissioni e coperture. Dice padre Federico Lombardi, portavoce della sala stampa della Santa Sede: «Si tratta di una legge che stabilisce una procedura da seguire per l’attuazione di un canone già presente nel Codice di Diritto canonico». E aggiunge: non siamo nel campo «del procedimento penale, perché non si tratta di un “delitto” compiuto, ma di casi di “negligenza” da parte di vescovi o superiori religiosi». L’istruttoria sui casi di negligenza spetta quindi alle Congregazioni competenti, che sono quattro: quella per i Vescovi, per l’Evangelizzazione dei Popoli, per le Chiese Orientali e per gli Istituti di Vita Consacrata. «Non è chiamata in causa la Congregazione per la Dottrina della Fede – spiega Lombardi riferendosi all’ex Sant’Uffizio – perché non si tratta di delitti di abuso, ma di negligenza nell’ufficio». Trattandosi infine di una normativa su procedure non si pone una questione di retroattività.
«Il compito di protezione e di cura spetta alla Chiesa tutta, ma è specialmente attraverso i suoi pastori che esso deve essere esercitato», scrive Francesco. E quello del Papa argentino è un passo volto, nel solco già affrontato da Giovanni Paolo II e da Benedetto XVI, definito qui come «mio amato predecessore», a rafforzare le norme vaticane sulla protezione dei minori. E deciso a sottolineare la responsabilità dei vescovi diocesani per «impiegare una particolare diligenza nel proteggere coloro che sono i più deboli tra le persone loro affidate».
L’attenzione di Bergoglio continua così a essere alta sui provvedimenti di riforma. Nei giorni scorsi Francesco ha nuovamente visitato di persona alcuni dicasteri, e si è poi riunito con il collegio dei 9 cardinali scelto per il processo di trasformazione interna del Vaticano. Ieri stesso il Pontefice ha approvato lo Statuto di un nuovo dicastero: quello per i Laici, la Famiglia e la Vita. Un ministero nel quale dunque confluiranno, a partire dal 1 settembre, gli attuali Pontifici Consigli dedicati a quelle tematiche. Un accorpamento, dunque. Anche questo teso a snellire la burocrazia vaticana.