La Stampa, 6 giugno 2016
La rimonta delle materie prime
Torna l’attenzione sulle materie prime. Per alcuni analisti, l’era ribassista sarebbe arrivata alla fine. Da inizio anno almeno una decina di materie prime, soprattutto quelle agricole come soia e mais, sono in risalita. Alcune guadagnano oltre il 30% con picchi ben più alti per il petrolio che è aumentato di quasi il 100% in area 50 dollari. Per Geoff Blanning, a capo del comparto commodity della casa di investimenti Schroders, la fase attuale è la migliore per entrare nel mercato delle materie prime.
I motivi
L’esperto indica tre ragioni: «Il primo motivo per investire in commodity è per proteggersi dall’inflazione – dice -. Vista la continua stampa di moneta da parte delle banche centrali, l’inflazione è destinata ad accelerare. È vero che finora gli interventi non hanno generato inflazione, ma il rapido aumento dei prezzi delle materie prime da inizio anno è un segnale che forse è iniziata la fase inflazionistica». La seconda ragione è legata al dollaro. La maggior parte delle materie prime è prezzata in dollari, il che significa una risalita delle quotazioni quando il biglietto verde si apprezza. La moneta statunitense potrebbe tornare a salire, soprattutto se la Federal Reserve inizierà a normalizzare la politica monetaria in modo più aggressivo.
Il ruolo dell’India
Il terzo motivo sta nel crescente ruolo dell’India che acquista metalli e soprattutto petrolio. Anche se nell’immediato gli analisti dubitano che il greggio possa proseguire nel forte rally degli ultimi mesi legato anche a strozzature nella produzione. «Al nulla di fatto emerso dalla riunione Opec della scorsa settimana potrebbe seguire una fase ribassista» dice Vincenzo Longo di Ig. Concorda Ole Hansen, Head of Commodity Strategy di Saxo Bank, che vede un rischio di correzione all’orizzonte.