la Repubblica, 6 giugno 2016
Il conflitto d’interessi della famiglia Lippi
La storia non insegna. Specialmente nel calcio. Così dieci anni dopo Calciopoli e le indagini sul cosidetto “scandalo Gea”, la Figc si ritrova esattamente al punto di partenza. E cioè in balia di un conflitto di interessi tra un agente di calciatori e un suo parente. Stiamo parlando di Davide Lippi (il procuratore) e di suo papà Marcello (in procinto di essere annunciato nuovo dt della Figc di Carlo Tavecchio).
Ancora loro, è il caso di dire. Già nel 2006, il giovane Davide era stato indagato dalla procura di Roma insieme ad altri “figli di” (Alessandro Moggi, Chiara Geronzi, Riccardo Calleri, Giuseppe De Mita, tra gli altri) per associazione a delinquere finalizzata ad illecita concorrenza mediante violenza e minacce. L’accusa nei loro confronti era, in sostanza, quella di aver fatto pesare il ruolo dei papà, al tempo quello di Davide era ct della nazionale, per procurarsi una posizione di vantaggio rispetto agli altri agenti.
Da quel processo (Lippi venne poi assolto in primo grado) nacque uno scandalo abbastnza rumoroso, in conseguenza del quale l’Antitrust, dopo una indagine conoscitiva, propose alla Figc di scrivere nuove norme per i procuratori. «Si è osservato – scrisse l’Antitrust – che la presenza di legami familiari tra l’agente e i soggetti che ricoprono cariche di rilievo nelle società di calcio e nelle federazioni attribuisca un vantaggio concorrenziale non riconducibile ad una maggiore efficienza dello stesso agente. L’Autorità ritiene che l’attività di agente debba essere preclusa ai soggetti i cui parenti ricoprano cariche sociali o incarichi dirigenziali e tecnici nelle società o nelle federazioni».
Una raccomandazione di tale buon senso, che persino la Figc ne aveva dovuto prendere atto. Così nell’aprile del 2015, la Federcalcio di Tavecchio ha emanato un «regolamento per i servizi di procuratore sportivo», in cui al punto 3.2 è scritto che «non possono svolgere l’attività di Procuratore Sportivo (...) tutti coloro che ricoprano cariche o abbiano rapporti professionali o di qualsiasi altro genere nell’ambito della Figc o delle società ad essa affiliate». Un mese dopo, per chiarire ulteriormente cosa si intendesse per «rapporti di qualsiasi altro genere» ha scritto un apposito commentario: «La restrizione si riferisce alle potenziali situazioni di incompatibilità derivanti dai rapporti di natura professionale, familiare o comunque di parentela con altri soggetti che svolgano funzioni nell’ambito della Figc».
Insomma, i Lippi sono in pieno conflitto di interessi, anche secondo la Federazione. Che però non se ne è accorta. Tanto che si appresta – forse martedì ad annunciare il prestigioso ingaggio di Marcello senza però essersi minimamente premurata di risolvere il nodo del figlio Davide il quale ancora ieri, sentito da Repubblica, elencava orgoglioso il suo portafoglio di clienti: dal monumento Chiellini alla rivelazione del Sassuolo, Politano. «Sono tutti miei ragazzi, anche Giorgio, li gestisco io, personalmente».